Impossibile perdere proprio adesso

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Per il secondo anno di fila, io che non mi ero più soffermato ad assistere a questo momento da quando ero bambino, così lontano dalla chiesa e forse anche un po’ dalla retta via, mi sono trovato venerdì sera a vivere il momento della via crucis del Papa con una particolare e personale partecipazione.

Non avrei mai pensato che dopo lo scorso anno, da quella via crucis greve, in una piazza San Pietro deserta e desolata, saremmo stati qui ancora una volta a vivere il momento del Gesù crocifisso con la solita sensazione di smarrimento; di preoccupazione; di incertezza per un futuro che ormai sta mettendo tutti alla prova con tante difficoltà, tanta incertezza, tanta pesantezza sulle nostre spalle. Tanta stanchezza che ormai tutti avvertiamo. La cosa mi ha davvero smarrito.

In quel Cristo crocifisso ci abbiamo visto le croci che tutti noi stiamo portando ed alla quale siamo ancora una volta inchiodati. In quella serata abbiamo sentito e ci siamo sentiti anche noi tanti Gesù crocifissi.

Abbiamo sentito le nostre croci assieme a quelle dei bambini che nella notte del venerdì santo hanno raccontato le loro, chiedendo al signore di illuminarci in questa notte buia che non finisce più.

Le parole di una bambina, mi hanno particolarmente colpito e sono state per me di conforto nella solita misura di quel papa che con tenerezza, al termine ha accarezzato ed abbracciato i bimbi presenti: “Impossibile perdere adesso”.

Vero. Impossibile… abbiamo penato tanto, vissuto tanti momenti bui; altri ne stiamo vivendo adesso… Eppure è così… impossibile perdere proprio adesso. Non ce lo possiamo e non ce lo dobbiamo permettere

Il futuro è incerto e per certi versi indecifrabile, ma i vaccini, pur tra le mille difficoltà, pasticci e delusioni per quelle dosi che arrivano con il contagocce, rappresentano la principale via di uscita per combattere e vincere; altre strade, soprattutto scappatoie, non ce ne sono e non possiamo che aspettare che arrivi il nostro turno e che con ogni iniezione nuova che si fa si compia un piccolo, ma importante passo verso la vittoria in una guerra che non si fa con le armi e con le bombe, ma che ha lasciato morte, dolore, disperazione e povertà, proprio come una guerra vera; una guerra diversa che alla fine rimarrà nella storia e le cui conseguenze ci accompagneranno forse a lungo.

Dopo un anno, dopo questo nuovo venerdì santo di riflessione, di stanchezza, di emozione ed anche di commozione, che mi resta di questo anno con il covid-19? Mi restano ovviamente tante cose negative, il vedere la preoccupazione negli occhi di chi ha una attività, una palestra, un ristorante, un salone di parrucchieri; il vedere che la situazione di povertà del paese, è davvero peggiorata e peggiorerà ancora. C’è tanta gente che non sa come fare ad arrivare a fine mese… Mi resta il dolore che ho letto negli occhi di chi ha perso un proprio caro; il terrore di chi non ce l’ha fatta e prima di morire è stato anche chiamato a prove dolorose e solitarie in un letto di ospedale. Mi resta l’incertezza di fondo che accompagna ogni atto quotidiano della nostra vita; tutto alla fine si rifà a questo casino e tutto alla fine condiziona il nostro modo di essere. Mi resta, purtroppo, l’aver anche visto che la paura, la sofferenza, la preoccupazione, l’incertezza, possono essere terreno fertile anche per mettere in evidenza il nostro peggio. La forza della disperazione nel suo lato oscuro…

Mi resta la consapevolezza di quanto siamo cambiati in un anno; di quanto la nostra vita “normale”, quella che abbiamo vissuto fino al febbraio 2020, sia stata stravolta. Quanto ci mancano tante cose di quei giorni che ora ci sembrano quasi impensabili?! il solo toccarsi, abbracciarsi, baciarci; scambiarci amicizia e calore a tavola, in un locale o al bar; quando ci manca il non dover guardare se tutti attorno a noi hanno la mascherina o stanno a debita distanza, il non dover scansare quasi come un appestato chi incontriamo sul marciapiede. Quanto ci manca entrare in un teatro insieme a centinaia di persone, andare al cinema, finalmente riaperto, senza dovere guardare se intorno a noi sono tutti a distanza… andare in palestra, in piscina, a vedere un museo, prendere un aereo ed andare dove ci pare in tutto il mondo senza che nessuno ci dica che non si può entrare o che poi non si potrà più uscire…

Come sembra lontano quel mondo che abbiamo d’improvviso lasciato solo un anno fa. Ci torneremo? Sarà prima o poi di nuovo tutto così? Non sappiamo di preciso come sarà il nostro futuro; se sarà meglio o peggio del nostro recente passato. Lo scopriremo solo vivendo (cit. Battisti).

Da parte mia e di questo giornale, in questa Pasqua che sarà di nuovo Pasqua diversa, Pasqua di distanziamento, meno festosa e vacanziera, ma spero vissuta da tutti noi con nel cuore il senso vero del significato di Resurrezione, mi preme augurarvi, con tutto il cuore, di ritrovare in questo anno vissuto non tutto il negativo che ognuno di noi ha dovuto affrontare, i tesori più preziosi che ci sono venuti dalla difficoltà: la capacità di saper resistere e reagire ai momenti difficili. La forza che abbiamo sviluppato.

Non possiamo che continuare a viverla questa storia ed a fare, nel nostro piccolo, la nostra parte, confidando anche nella buona sorte. Perché, come ci ha detto quella bambina da Piazza San Pietro venerdì sera: è impossibile perdere proprio adesso.

Buona Pasqua dunque e buona Resurrezione.

 

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