Alfredo Bonaccorsi (1887 – 1971), Barga, la cultura e la musicologia (seconda parte e fine)

-

Riprendiamo il nostro racconto su Alfredo Bonaccorsi cercando di comunicare ai lettori, prima, alcune note biografiche circa la sua famiglia con la sua ottocentesca nascita che avvenne il 15 novembre 1887, e infine sulla sua gioventù a Barga, improntata alla fede o ideale in una nuova cultura che porta con sé il diffondersi del nascente socialismo. Questa scelta di campo, ovviamente influenzerà il suo pensiero sino a portarlo a essere uno dei primi collaboratori al torinese giornale L’Ordine Nuovo di Antonio Gramsci sorto nel maggio 1919, un’esperienza breve ma molto intensa che vedremo.

Iniziando questo excursus vediamo che il padre di Alfredo, Cristofano Bonaccorsi, prima di sposarsi abitava nel castello di Barga, in vicolo Chiaro e la notizia la troviamo nello Stato delle Famiglie del Comune di Barga che copre le situazioni dei nuclei familiari dal 1861 al 1911. Non si dice quale sia stato l’anno dell’annotazione sul registro, comunque, vediamo che Cristofano Bonaccorsi parrebbe essere un figlio unico di un defunto Vincenzo nato l’anno 1851, lo stesso Cristofano vive con la madre Angelini Maria nata l’anno 1829 a Pieve Fosciana, che di professione fa la cucitrice mentre lui è sarto. (6)

Nel successivo censimento comunale che va dal 1911 al 1921 (7), vediamo che da qualche tempo la situazione di Cristofano è nettamente cambiata o evoluta, infatti, ora qui lo troviamo sposato con Emilia figlia di Luca Cordati che fa il muratore nell’impresa edile con il fratello Luigi, che sua volta ha per figlio Bruno Cordati, il futuro e rinomato pittore.

Cristofano ed Emilia si erano sposati il 22 gennaio 1887 e hanno avuto due figli, Alfredo e Giuseppina. La località dove ora abita Cristofano con la famiglia è cambiata, pressappoco hanno casa all’incrocio attuale tra la via del Giardino e quella Mordini, al cosiddetto “crociale”. L’attività ora è di droghiere che svolge in una sua importante bottega che sarà distrutta dai bombardamenti su Barga effettuati dai cacciabombardieri dell’Usaf nel corso della Linea Gotica, esattamente avvenuti nei giorni 27 e 28 dicembre 1944.

 

Nello Stato delle Anime della Parrocchia di Barga dell’anno 1912 Alfredo Bonaccorsi è segnato con la famiglia e si annota accanto che sia studente. Ha 26 anni e probabilmente sta per diplomarsi in pianoforte al Conservatorio Boccherini di Lucca che nei fatti avverrà nel successivo 1913; poi è saputo che, vinta una borsa di studio, frequenterà anche dei corsi di estetica musicale all’Università di Amburgo in Germania e sempre ad Amburgo di critica musicale presso il locale Conservatorio.

Intanto in Barga ha già iniziato da qualche tempo la sua presenza politica nei ranghi del Comitato Popolare che ha come nume tutelare il prof. Cesare Biondi, già luminare della medicina legale. Una formazione politica eterogenea che si contrappone all’altro partito detto della Crema. Il primo trae la sua linfa vitale nella Nuova Barga che stanno creando gli emigranti di ritorno dopo le loro campagne nell’America del Nord e del Sud, come in Europa e principalmente Gran Bretagna e ora che sono benestanti, vogliosi di contare in una società che li vede ancora i braccianti di ieri e dai castellani sono additati come “gli asini d’oro”. Il Comitato Popolare sin dal 1905 ha anche un “suo” giornale, La Gazzetta di Barga, di cui uno dei maggiori redattori è proprio Alfredo Bonaccorsi, specialmente ficcante con la sua rubrica “Fumando”, che fu talmente straordinaria nella sua vitalità da essere ricordata anche dopo la chiusura del giornale che avvenne l’anno 1921 e per molto tempo a seguire da quei giovani di allora che poi si trovarono vecchi nei decenni da poco passati.

 

L’altra posizione politica era la cisiddetta Crema che aveva la sua roccaforte nella cittadina murata dominata dal Duomo che aveva un “suo” solido giornale, La Corsonna. Come detto, la formazione Popolare invece aveva a cuore l’immediata periferia chiamata sin dall’antico il Giardino e che ora andava ampliandosi con le prime costruzioni degli emigranti; palazzi imponenti per un paese che par si voglia metterli in concorrenza in ampiezza con quelli medievali dell’antico Castello. Fu talmente aspra la lotta politica tanto da condurre gli aderenti all’una e all’altra parte, ad avere un proprio medico condotto e a servirsi in due distinte farmacie e quindi è pensabile che anche le botteghe in genere subissero la solita sorte.

Si è citato Cesare Biondi e va detto che Alfredo Bonaccorsi è in sintonia con lui, umanamente ma anche politicamente e chissà se anche per altro, allusione a quella bella figlioccia di Biondi che ora viene spesso anche a Barga, Margherita. Si narra, infatti, che Cesare Biondi avendo sposato a Firenze il 2 agosto 1900 Paolina Biondi, vedova di Arturo Bindi, da Sesto Fiorentino avesse condotto a Barga, nella sua villa in pozza la consorte con i due figli già avuti con il primo marito, ossia, Margherita detta Marga e Roberto. Paolina e Cesare avranno insieme il figlio Pompeo, nato nel 1902, destinato a divenire in Italia un importante giurista e accademico.

 

Margherita, nata il 6 luglio 1884, si sposerà nel 1906 a Firenze con il commerciante Paolo Paoli di Prato ma si dice che fu tutt’altro che un’unione felice. Roberto Bindi, come vedremo, certamente conosciuto da Bonaccorsi, nel 1911 partirà con i Granatieri di Sardegna quale volontario nella guerra di Libia e su quel fronte contrasse una malattia che lo condurrà alla morte all’ospedale di Taranto nel 1912. Pare allora che Roberto, forse prima della partenza, avesse consegnato ad Alfredo Bonaccorsi una lettera da recapitare alla sorella Margherita, in cui si raccomandava che lasciasse il marito perché con lei non si stava comportando bene. Margherita attuerà il consiglio del fratello, perché dopo non molti anni divorzierà dal marito per unirsi in matrimonio con il latore della lettera, Alfredo Bonaccorsi.

Alfredo è una persona che lei certamente già ben sapeva chi fosse, perché lui lo possiamo vedere bazzicare la villa di Pozza sin dal 1905 della fondazione de’ La Gazzetta di Barga. Questo, sia per motivi politici dettati dalla stessa e stretta comunione d’ideali con Cesare Biondi, maggiormente dopo il 1911, anno in cui il Professore sarà eletto sindaco di Barga, ma anche perché, essendo il nume tutelare del Partito del Popolo occorreva che lo stesso Biondi desse delle buone dritte per la redazione degli articoli da far uscire su La Gazzetta di Barga. Nell’immagine pubblicata nel precedente articolo, si può vedere il giovane Bonaccorsi e resta facile capire che lo stesso, un bell’uomo, non passasse inosservato quando arrivava in Pozza e chissà se Marga non ne fosse rimasta impressionata e per come finirà la storia, certamente sì.

In questi anni Bonaccorsi sarà anche assessore al Comune di Barga e quando si arriva al conflitto mondiale, seppur i socialisti fossero contrari alla guerra, tra loro in Barga prevalse la neutralità, ma quando videro che il dado ormai era tratto, ecco che il sindaco Cesare Biondi, senza indugi si rende disponibile come volontario medico sin dal 1915. Cosicché, in accordo con il Prefetto di Lucca, nel senso che gli fosse mantenuto l’incarico, accordata la temporanea sospensione, ecco che in sua vece la Giunta Comunale di Barga nominò Alfredo Bonaccorsi come F. F. di Sindaco, ossia prosindaco. Questo stato durò sino a che anche Bonaccorsi non fu richiamato alle armi nei Granatieri a Roma, questo circa gli ultimi giorni del novembre 1915. Così Cesare Biondi lo ringrazia tramite un telegramma inviato nei finali giorni di questo novembre 1915 a Emilio Garzoli del Comitato Popolare, chi sostituirà Bonaccorsi come prosindaco e questo sino alla fine della guerra:

Pregati odierna seduta rivolgere Alfredo Bonaccorsi mio affettuoso plaudente saluto. Egli resse il Comune con alta sapienza civile, con animo sereno ed imparziale e saprà nel suo dovere di soldato onorare anche il paese e se stesso. 

 

Emilio Garzoli da ora sarà il nuovo prosindaco di Barga e in questo incarico lo vediamo indirizzare il 17 dicembre 1915 una lettera al 1° Granatieri di Roma, chiedendo al Comandante se fosse stato possibile avere a Barga il granatiere Alfredo Bonaccorsi, ex prosindaco di Barga, prima del 31 dicembre per apporre la sua firma alla chiusura dell’Esercizio Finanziario del Comune che in pratica lo riguardava.

Per chiudere questa pagina vediamo che Cesare Biondi tornerà nel suo incarico l’anno 1919 ma sarà solo per non deludere quei pochi che ormai, dopo la guerra, sono rimasti fedeli agli ideali di rinnovamento politico che a Barga aveva espresso il Comitato Popolare. In pochi anni, sia per la terribile guerra, come per l’arrivo in Italia degli effetti della Rivoluzione Russa avvenuta nel febbraio 1917 che influenzerà le idee politiche, le cose non saranno più quelle di prima e Cesare Biondi lo fa capire in una lettera diretta sempre a Emilio Garzoli in cui chiaramente dice che ormai il Comitato Popolare si sia frantumato:

Nessuno è necessario al mondo, tanto meno lo sono io e lo è Alfredo Bonaccorsi. Noi eravamo l’ala sinistra del Comitato Popolare che ora si è scisso ed è in maggioranza quello dell’ala destra …”

Biondi e Bonaccorsi si dimetteranno uno da sindaco e l’altro da assessore. Il Consiglio Comunale di Barga prenderà atto delle dimissioni Bonaccorsi, lui assente, il 23 dicembre 1919.

In questo 1919 Bonaccorsi ha iniziato a collaborare alla rivista L’Ordine Nuovo di Gramsci e già per la prima uscita ha mandato un articolo dal titolo “Albina”, seguirà nel giugno l’altro dal titolo “Rosso e Nero”, dopodiché cessa gli invii e visto il percorso intrapreso dalla testata par di capire che si ritiri da un qualcosa che politicamente non gli stava più piacendo. I due articoli sono densi di significato, due cazzotti nello stomaco. Albina e un’orfana che ha causato la guerra. Inizia il breve racconto, illustrato da una xilografia di Adolfo Balduini, con queste parole, Il Babbo andò alla guerra e ci rimase: fu uno dei primi. La mamma, tisica finita, lo seguì poco dopo. Albina rimase sola, e andò per serva a una parente del babbo, una megera grassa che tiene l’“Osteria del 420”. (8)

Segue poi il racconto con i patimenti subiti da Albina, sguattera senza alcuna carezza e molte botte, ma non gli pesa molto perché ha sempre visto e avuto solo che quelle. Poi osserva entrare nell’osteria e serve dei soldati, con l’unica gioia o rivincita, di mordersi sempre un dito e lo fa anche, e lì finisce il racconto, quando udì che la parente megera si beava della guerra, Bene Bene guerra santa, che gli riempiva il cassetto.

L’altro racconto breve è Rosso e Nero, impreziosito ancora da una xilografia di Adolfo Balduini, fatta proprio su misura per il racconto, con due vecchi che stanno come due santi nella nicchia ma loro sono dentro al caminetto a scaldarsi e, vicendevolmente,  si dicono poche parole che sentono scavargli dentro: Come è andata oggi? Sei tanto stanco oggi? Chiede la vecchia. … Prima s’era in due ora son solo. (9)

Sulla sedia è la nuora con il bimbo che gioca a terra con il cane. I grandi aspettano qualcosa mentre il bimbo gioca. Aspettano che torni il figlio gli uni e il marito l’altra, però si chiedono:

ma gli avranno chiuso gli occhi? E così finisce Bonaccorsi il suo racconto: Sulla tavola arde una lucernetta e la cucina è tutta nera. Intorno intorno alla casa romita mugghiano gli oliveti come le onde del mare.

Chiaro che entrambi gli articoli sono contro la recente guerra ma anche a tutte le altre, che rimpinzando i profittatori, generano solo lutti indicibili.

 

Dopo quest’esperienza si ha il ritorno a ciò che si è solo accennato di Margherita Bindi figlia di Paolina Biondi e figlioccia di Cesare Biondi, che aveva sposato Paolo Paoli di Prato ma, dando esecuzione ai consigli del fratello morto nel 1912, ora che siamo al 7 dicembre 1920, quel legame è stato sciolto nella terra italiana redenta di Fiume. Era il 2 agosto 1921 quando la bella Margherita “Marga” Bindi si unirà nuovamente in matrimonio con Alfredo Bonaccorsi, proprio a Fiume, perché lì in terra redenta era valido lo scioglimento mentre in Italia dovette passare qualche anno. (10) I due si erano trovati o ritrovati certamente su più vie oltre all’amore, come l’idealità politica di sinistra e la musica, essendo che Margherita Bindi avesse una bella voce educata da soprano e amasse certamente quel mondo che il neo marito gli raccontava nei suoi più profondi segreti.

A Barga, finché l’ormai suocero Cesare Biondi fu consigliere al Comune, usciranno saltuariamente le pubblicazioni de’ La Gazzetta di Barga curate da Alfredo Bonaccorsi che cesseranno con il 1921 quando erano divenute espressamente di area socialista.

 

Par di capire che solo dopo l’unione con Margherita prenda avvio in maniera consistente la carriera di Alfredo Bonaccorsi quale critico e studioso della musica, anche perché i primi studi recano la data successiva a questi anni. Vivono entrambi in costante simbiosi culturale, che aumenta per la mancanza di figli. Vissero tra Firenze, Roma e Barga nei periodi estivi a Villa Biondi in Pozza. Al tempo del fascismo, per le sue idee politiche (non ebbe mai in tasca la tessera del P.N.F.) ebbe delle serie difficoltà e pare che gli fu addirittura vietato d’insegnare nelle scuole pubbliche; particolare non indifferente. Esiste però una lettera datata 20 settembre 1929, che partita dal R. Conservatorio di Musica S. Cecilia in Roma e scritta dal suo direttore Giuseppe Mulè, s’invita Alfredo Bonaccorsi a prendere servizio in quello stesso Conservatorio. Inviata a: Sig. Alfredo Bonaccorsi Via Paolo Emilio, 32 ROMA, poi, cancellato si scrisse: Barga (Lucca).  Di questo particolare argomento nient’altro si è in grado di aggiungere.

Citata or ora la sua permanenza estiva a Barga alla villa Biondi di Pozza, certamente con Marga, del suo avvicinarsi agli amici, abbiamo sentito narrare di aneddoti che la dicevano lunga circa le sue idee tutt’altro che cattoliche. Un giorno pose una domanda a un suo conoscente, un’importante persona del luogo: sa qual è stata la più grande invenzione al mondo?  Mah! Non saprei e iniziò tutto un elenco di cose ma a tutte riceveva il diniego. Alla fine riprese la parola Bonaccorsi, adducendo: l’Inferno.

Vasto fu il suo interesse nello studio della musica, divenendo un ricercato esperto di etnologia musicale e di musica in genere, trascrivendo e pubblicando canti popolari antichi e moderni, collaborando a varie riviste e giornali come la Rivista Musicale Italiana, Il Pianoforte, Lares, Musica d’Oggi, Rivista Nazionale di Musica, ecc. Quale critico musicale ha collaborato a Il Mondo, L’Avanti e la Voce Repubblicana. La Casa Editrice Ricordi per certe pubblicazioni musicali di difficile compenetrazione critica si rivolgeva ad Alfredo Bonaccorsi: Egregio Signor Prof. Alfredo Bonaccorsi … come d’accordo, le inviamo … il manoscritto del volume Sonate di Giovanni Benedetto Platti di Fausto Torrefranca. Ci affidiamo a Lei per il controllo definitivo del testo … Era l’aprile 1956.

 Nel secondo dopo guerra ha insegnato ancora Storia della Musica al Conservatorio di Pesaro, dove ha diretto sino al 1969 il Bollettino del Centro Rossiniano di Studi e i Quaderni Rossiniani, lo stesso Centro di Studi lo volle proprio Alfredo Bonaccorsi, definito studioso di grandissimo valore. Ha dato il suo contributo a dizionari e varie enciclopedie come la Treccani, ecc. Diresse la collana “I Classici della Musica” dove curò le voci Boccherini, Brunetti e Vivaldi; Nuovo dizionario musicale Curci, 1954; ecc.

 

Molto proficuo fu il suo impegno nello studio delle forme musicali sviluppatesi a Lucca, come in varie parti della Toscana che poi confluirono nel libro Il folklore musicale in Toscana – Olschki 1956 oppure in altre pubblicazioni: Canti in Lucchesia, in «Musica oggi», VII, 1925. Canti toscani, in Comoedia, anno XVI, 15 aprile-15 maggio 1929. Il teatro nelle campagne toscane: il Maggio, in «Rivista musicale italiana», XXXVII, I, 1930; ecc. Spettacoli musicali lucchesi: ‘Le tasche’; Torino, 1933.  Le musiche sacre dei Puccini – 1934. Alfredo Catalani. Torino, 1942. Elementi di forme musicali; Milano, 1946. L’insegnamento della musica a Lucca e l’istituto musicale Pacini. Lucca, Scuola Tipografica Artigianelli, 1938. Il Mottettone della S. Croce nella Cattedrale di Lucca. «Note d’Archivio per la storia musicale», 1940, n. 1-2. Il nuovo Codice dell’Ars Nova – il Codice lucchese. Accademia Nazionale dei Lincei, 1948.  E molte altre cose pubblicate su svariate riviste. Catalogo con notizie bibliografiche delle musiche dei maestri lucchesi esistenti nelle biblioteche di Lucca, Firenze, Olschki, 1956.

 

Tra i libri spiccano ancora: La musica popolare – Libretto di musica a stampa Monsalvato 1943. Tip. F.lli Stianti; Sancasciano, Pesa. Giocamo Puccini – i suoi antenati musicali – Edizioni Curci, Milano, 1950, che fu molto utile a Mosco Carner per il suo libro su Puccini. Il folclore musicale in Toscana. Firenze, Olschki, 1956. Maestri di Lucca: i Guami e gli altri musicisti – Olschki, 1961. Curò ancora la pubblicazione di un importante libro che parla di Gioachino Rossini, edito da Olschki nel 1968, dove, oltre a un suo studio, sono pubblicati ottimi lavori di valentissimi  musicologi come Roman Vlad e Massimo Mila.

 

Certamente Alfredo Bonaccorsi è stato una personalità di studioso che oggi merita di essere ricordato, per noi solo pensando alla Ninna Nanna armonizzata sul suono delle campane di Barga, senza dimenticare il suo apporto a una pubblicazione tutta barghigiana come il libro Giovanni Pascoli che fu curato dall’Istituto Magistrale di Barga e pubblicato negli anni 1955-56 per i tipi Gasperetti. Un omaggio al Poeta nel suo primo Centenario dalla nascita, un doveroso omaggio di Barga e della scuola che con altri indirizzi ancora oggi porta il suo nome, al grande della Poesia Italiana che di Barga fu un figlio adottivo. Al libro che riporta delle belle firme: Augusto Mancini, Carlo Pellegrini, Augusto Vicinelli, Franco Flora, Luigi Russo, Manara Valgimigli e tra essi non poteva mancare Alfredo Bonaccorsi, che secondo il suo magistero, trattò l’argomento dei Musicisti Pascoliani.

 

Alfredo Bonaccorsi si spense a Firenze il 21 maggio 1971, cinquant’anni fa, ed è per questa importante scadenza che noi lo abbiamo ricordato qui e non solo parleremo di lui nel prossimo mese alla Fondazione Ricci qui a Barga. Il suo fu un percorso di vita molto intenso nella musicologia tanto da essere ricordato all’annuncio del suo decesso, su La Nazione, tramite il suo critico musicale, con queste parole “Egli ha lasciato l’impronta di una delle figure più singolari che il mondo culturale italiano abbia avuto negli anni dalla prima guerra mondiale a oggi.” Chissà poi se nell’ultimo sogno gli siano apparse le aule del Boccherini di Lucca da dove partì tutta questa straordinaria avventura, comunque e certamente l’Istituto rimase sempre nel suo cuore fino al punto di lasciar detto a sua moglie, Margherita Bindi, che alla morte la sua biblioteca personale, più di quattromila cose, andasse al luogo dove ebbe origine la sua fortuna.

Anche Barga non ha mai dimenticato Alfredo Bonaccorsi, complici le sue campane che gli ispirarono la magnifica Ninna Nanna che ognora lo ricorda e che lui, oltre ai suoi compaesani, volle dedicare nella seconda edizione a una grande anima di Barga volata via in assai giovane età. Una persona che tanto aveva dato al suo paese tramite il suo giornale La Corsonna, un poeta che non lasciò traccia umana ma, per chi si accosta a lui, ancora ha la forza di scrivergli nel cuore il suo messaggio d’amore per la Bella Signora Senza Tempo e così dice la dedica di Bonaccorsi: Alla dolce memoria di Alfredo Stefani.  Poi, complice anche il sottoscritto, dal 1995, al nome di Alfredo Bonaccorsi è intitolata una via nella sua Città.

Pier Giuliano Cecchi

———————–

(6) Archivio del Comune di Barga. Registro della popolazione, n. 1. Dal 1866 al 1911. Barga, vol. 1. Fogli di Famiglia dal n. 1 al n. 311.
(7) Archivio del Comune di Barga. Registro della popolazione. Dal 1911 al 1921. Barga, vol. 1. Fogli di Famiglia dal n. 1 al n. 199
(8) L’Ordine Nuovo -, n. 1, 1° maggio 1919.
(9) L’ordine Nuovo – Rassegna settimanale di cultura socialista. A. 1, n. 6, 14 giugno 1919.
(10) Milleottocentosessantanove. Bollettino a cura della Società per la Biblioteca Circolante di Sesto Fiorentino. N. 33, dicembre 2004.
Il Fondo Margherita Bindi Bonaccorsi. Biblioteca Pubblica Ernesto Ragionieri; Sesto Fiorentino 2003.

 

 

 

 

 

Tag:

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.