Valentino Moriconi, l’organo di Loppia e il suo: “ingegnosamente costrutto” (terza e ultima parte)

-

Dopo che abbiamo riferito alcune notizie circa gli organi di Loppia tra il precedente del Micheli e quello attuale di Pucci che risale alla metà del secolo XIX, eccoci allora al punto in cui inseriamo in questa magnifica storia anche quella di come a Valentino Moriconi, dopo aver partecipato alla rinascita dello smontato organo della Pieve di Loppia, sorse l’idea di costruirsene uno tutto suo, da suonare ogni qualvolta il desiderio lo richiedesse.

Abbiamo anche ricordato, che quando alla metà dell’Ottocento nacque a Loppia l’idea di un nuovo organo, c’era in loco un personaggio straordinario, il prof. Giuseppe Bonaccorsi (Barga 1780-1858), un musicista che aveva suonato quale primo fagotto nell’Orchestra Reale di Maria Luisa di Lucca e prima anche l’organo del Duomo di Barga, quindi organista e poi anche organaro, avendo costruito quello presente alla chiesa di santa Maria Assunta alla Fornacetta di Barga, che un intendente ha definito “una Ferrari degli organi”, voluto per il Duomo di Barga ma poi costretto a sistemarlo alla “sua” chiesa, appunto, alla Fornacetta.

Quanto detto per far capire che anche in epoche più lontane rispetto a questa di Valentino Moriconi, come lui ha fatto, non mancavano nei nostri luoghi persone di eccellente ingegno che si fossero cimentati nella costruzione di uno o più organi. Ecco allora giunto il momento di sentire Valentino Moriconi che ci racconta come fu che il suo sogno si realizzò. Lo scrivente desidera solo aggiungere, si era alla meta degli anni ’80 del Novecento, tempo in cui si stava lavorando all’installazione dell’organo del Duomo di Barga, che ascoltando una chiacchierata tra gli interessati, con loro c’era anche Valentino Moriconi, il maestro Gualtiero Pia, grande sostenitore dell’idea, rivolgendosi a me disse: sai che Moriconi ha fatto un organo che tiene in casa sua?

 

IL MIO ORGANO A CANNE.

SOGNO REALIZZATO DA VALENTINO MORICONI.

Dopo la coinvolgente esperienza vissuta seguendo il recupero dell’organo di Loppia, mi convinsi (io, Valentino) che era possibile costruirmi un organo a canne in casa.

Filippo Marin (ndr –della Ditta Marin di Genova che aveva recuperato l’organo del Pucci) mi regalò due tastiere tolte da un organo a trasmissione pneumatica che suo padre aveva costruito alla fine dell’Ottocento: era un inizio bene augurante.

Glauco Ghilardi, giovane organaro di Lucca, mi diede l’elenco delle misure di tutte le canne di legno dell’antico organo Silberne Kapelle di Insbruck, costruito da un organaro italiano in epoca rinascimentale.

La mia idea era di produrre da me tutte le canne di legno e quell’elenco era per me preziosissimo. Acquistai un buon numero di tavole di faggio evaporato e provai a costruire le prime canne: la delusione fu notevole perché non riuscivo a farle suonare, ma pian pianino le cose s’imparano e le canne cominciarono a funzionare. Ne costruì circa 400.

Le cannine della parte alta della tastiera e quelle dei ripieni possono essere lunghe anche solo un centimetro con diametro di otto millimetri; fatte di legno avrebbero occupato troppo spazio: in un’abitazione non c’è lo spazio come in una chiesa, perciò non potevo copiare la struttura dell’organo di Loppia.

Filippo Marin m’indirizzò a una fabbrica di canne d’organo, dove acquistai le piccole canne necessarie, in lega di piombo e stagno. Anche il somiere non poteva essere grande come negli organi di chiesa.

Dopo molti disegni e idee varie, arrivai a una soluzione soddisfacente, produrre quattro piccoli somieri così strutturati: una tavola di legno di noce d’Africa di circa cinque centimetri di spessore, larga 20/25 cm., forata sulla larghezza con 5 o 6 fori, uno per registro, alla distanza di centimetri 3,5 circa, poi questa serie di fori ripetuta sulla lunghezza ogni 4 cm. Circa, una serie per ogni tasto.

La parte inferiore della tavola non ha canali ma un ventilabro sufficientemente grande, collegato al tasto, che tappa contemporaneamente tutti i fori di una serie. Come nei somieri a tiro, una stecca di alluminio, opportunamente forata, scorrendo, libera o chiude i fori del somierino nel senso della lunghezza, una stecca per ogni registro. Per impedire filtrazioni d’aria, sopra la stecca d’alluminio è posto un listello di legno, anch’esso forato, che per mezzo di molle regolabili, tiene premuta la stecca di alluminio.

Il comando dei registri è costituito da una levetta, come nei cambi delle biciclette: spostando la leva verso sinistra, la stecca d’alluminio si pone per far passare l’aria se il ventilabro è aperto; riportandola a destra chiude i fori di tutto il registro.

Sul listello di legno c’è un foro ogni cm. 4, corrispondente con il foro del somiere e i listelli sono distanti uno dall’altro di cm. 3,5.

Ogni foro manda l’aria a una canna: in quel piccolo spazio la canna, specialmente le mie assai generose di legno, non c’entra.

Dal foro del listello di legno parte un tubicino che porta l’aria alla sua canna che così può essere sistemata in qualsiasi posizione. Con questo sistema nella mia cassa, che è grande un terzo della cassa dell’organo di Loppia, ho sistemato il solito numero di canne, 800 circa.

Le tastiere di Marin, una volta ripulite e adattate alla trasmissione meccanica del mio organo, erano pronte; c’era da costruire la pedaliera. Con listelli di legno in noce d’ Africa composi una pedaliera concava radiale di 30 note, Do1 – Fa30. Quando fu pronta i miei figli, piccoletti, dissero: Sembra di quelle vere!, fu un bel complimento.

 

L’organo è costituito da:

 

1) Un somiere di 30 note e 5 registri per la pedaliera che non ha alcun collegamento con le tastiere.

I registri sono: Tromba, Principale 8, Ottava, Ripienino 2 file, Subbasso 16 p. acustico. (Per ottenere il suono basso di 16 piedi, senza canne lunghe fino a 5 metri che sarebbero spuntate dal letto, sono necessarie due canne che suonano contemporaneamente. Per esempio Do1 di 8 p. che suona con la frequenza di 131 vibrazioni e un Sol8 con una frequenza di 196 vibrazioni. La differenza tra le due frequenze è di 65 vibrazioni, esattamente la frequenza del Do1 di 16 piedi. Questo suono si percepisce distintamente quando le due canne sono accordate in modo esatto.

2) Prima tastiera con due somieri: Do1 – D025 e Do#26 – Fa54.

Ha sei registri, tutti divisi in Basso e Soprano: Principale 8, Ottava, Decima quinta, Decima nona, Vigesima seconda, Aesquialtera per prolungamento (suona le canne della XXII).

3) Seconda tastiera con un somiere a cinque registri: Bordone 8, Flauto ottava, Duodecima, Flautino 2, Solo Soprano e Tromba.

4) Le due tastiere possono essere unite in modo diviso: Bassi e Soprani.

La cassa ha una lunghezza di cm. 233, un’altezza di cm. 280 e una profondità di cm. 150.

La facciata è composta di due campi laterali di cm. 50 nei quali sono poste tre canne di legno per campo, che occupano tutto lo spazio dalla base alla sommità: sono le prime sei canne del Principale.

Al centro, sopra la pedaliera, le tastiere, i registri e il leggio, c’è la Mostra.

La Mostra è alta circa cm. 120; in primo piano le canne di metallo della Decima quinta, sistemate a cuspide con la canna più alta Do1, al centro e degradante verso le ali.

In secondo piano, in contrasto con la prima fila, la XXII con le canne più lunghe alle ali degradante verso il centro. Analogamente, in terzo piano, le canne della XIX.

Fa da sfondo al prospetto una fila di canne di legno: il Bordone.

Un tocco d’arte gliel’ha messo mia moglie Fosca che ha intagliato un fregio su legno raffigurante quattro angioletti che suonano la chiarina. L’ho sistemato sotto la Mostra. Ha poi intagliato quattro cartigli nel legno per abbellire la sommità delle aste divisorie della facciata.

L’aria è fornita da un ventilatore centrifugo che gonfia un primo polmone con la pressione regolata da pesi, di millimetri 170 d’acqua. Attraverso una cateratta automatica a rullo, l’aria entra in un secondo polmone con 50 millimetri di pressione, cioè un duecentesimo di atmosfera. Le canne suonano tutte con questa piccola pressione.

Nel 1986, dopo circa quattro anni di lavoro, come si dice, a “scappatempo”, l’organo era funzionante.

Ora, dopo 35 anni, avrebbe bisogno di una revisione: ci penserò!

Filecchio, gennaio 2021.

 

Qui si chiude quest’interessante excursus circa l’attuale organo di Loppia, storia costruttiva e poi della sua rinascita a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 del Novecento dopo che era stato smontato nei ‘50 e abbandonato qua e là tra chiesa e dintorni. Poi, con questo terzo articolo siamo arrivati a conoscere l’organo che Valentino Moriconi si è costruito nella sua casa e che suona per il suo piacere.

Se qualcuno passasse da Filecchio e udisse come in un sogno ad occhi aperti un dolce suono d’organo, non dovrà più girarsi intorno o guardare in alto, come se quell’armonia fosse scesa dal cielo, perché ora sa che in qualche casa c’è un organista che si diletta a roteare le mani sulla tastiera e a far ballare i piedi su una pedaliera, immaginariamente abbracciando la sua lei che nel caso e un lui veramente armonioso.

Corre l’obbligo a questo punto di ringraziare Valentino Moriconi per aver voluto fornirci queste sue note e per il permesso della loro pubblicazione.

Torneremo a Loppia e si penserebbe di venirci la prossima estate, covid permettendo, per assistere alla presentazione dell’interessante libro che parla della chiesa: La Pieve di Loppia –Oltre Mille anni di storia, scritto dalla giovane Viola Colombini. Libro che la Fondazione Ricci di Barga e Istituto Storico Lucchese, ha decretato vincente quale omaggio alla memoria dello storico locale Antonio Nardini, che un anno fa ci ha lasciati. Sarà quella l’occasione per risentire suonare anche il prezioso organo di Domenico Pucci? Lo speriamo ardentemente e se così sarà per dire ancora una volta: grazie e bravo Valentino!

 

 

 

 

 

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.