Tornare alla normalità? 

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La crisi pandemica ha portato un cambiamento profondo nella nostra vita personale, sociale ed economica: moltissime attività bloccate per lunghi periodi e in grave sofferenza, telelavoro, didattica a distanza, cinque milioni di persone in Italia scivolate nella povertà…

Rispetto a questa recessione molti auspicano un ritorno indietro verso la cosiddetta normalità ma altri sostengono invece che non è affatto il caso di tornare alla “normalità” perché – dicono – proprio quella era il problema.

Che ci fosse un problema è stato sottolineato dalla recente pubblicazione del Pandemic Report da parte dell’IPBES, la più autorevole organizzazione mondiale di ricerca sulla biodiversità, nella quale si dice a chiare lettere che se non la smetteremo di aggredire le foreste per alimentare la nostra voracità di risorse, dovremo aspettarci nuove pandemie per il futuro. Ma già nel 2012 il noto scrittore David Quammen, col suo libro Spillover, ci aveva spiegato come sia il contatto ravvicinato fra animali selvatici, animali domestici e specie umana a rendere il possibile il salto di specie dei virus.

E’ da considerare poi che nell’epoca pre-covid, oltre alla “normalità” dell’aggressione agli ecosistemi c’era un’altra “normalità” che ci ha danneggiato e cioè quella della massa di persone in viaggio da un capo all’altro del mondo che ha provocato la diffusione rapidissima del virus su tutto il pianeta. E’ inoltre confermato che è stata la “normalità” dell’inquinamento dell’aria (pensiamo alla pianura Padana che è una delle zone più inquinate d’Europa) a favorire la diffusione del virus.

Insomma, è decisamente meglio non tornare indietro ma è il caso invece di andare avanti, il più rapidamente possibile, verso quella transizione che è necessaria oltre che per prevenire nuove pandemie, anche per affrontare l’emergenza climatica ed ecologica in corso. L’auspicio dunque è che sappiamo cogliere l’attuale crisi come un’opportunità di cambiamento verso modelli sociali e lavorativi più lenti, più rispettosi del pianeta che ci ospita e, possibilmente, anche più umani.

 

Maria Elena Bertoli

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