Con vivo piacere desidero far conoscere a tutti la buona accoglienza che la gente di Barga ha riservato al libro Il Canonico, Enrico Marcucci “Il Dorme” riposa nella sua chiesa, preparato a sessanta anni dalla sua morte dall’Arciconfraternita di Misericordia di Barga per l’occasione dell’arrivo delle sue spoglie alla chiesa che lui aveva fondato nel lontano 1905, quella del Sacro Cuore, cerimonia avvenuta il 13 settembre 2020.
Dicevamo della buona accoglienza che ha sospinto diverse persone a ridire i suoi ricordi che avevano del Canonico ma anche a far conoscere cose che ancora oggi a tutti parlano di lui. Per esempio i “rosari” che lui stesso costruiva e che la gente desiderava possedere per recitare le preghiere, li ricercavano proprio perché erano stati fatti da lui stesso, con quelle mani che tutti ritenevano quelle di un Santo.
Dopo la morte del Canonico avvenuta il 14 settembre 1960, ogni oggetto che in qualche misura parlava di lui, da ogni persona che ne possedeva uno, che mai più avrebbe avuto un suo simile, questi furono riposti nel cantuccio più caro della sua casa, poi ereditati da figli e parenti. Magari tenuti dentro un cassettino, in un piccolo scrigno e per ogni bisogno di speranza, forse anche sfiorati con il pensiero rivolto a quel pretino secco come un uscio, così come di lui ricordava la mamma dello scrittore Giosuè Borsi (1888-1915) figlio di Averardo, la cui famiglia agli inizi del Novecento e così per anni, saliva da Livorno nelle estati a villeggiare a Barga.
Giosuè morì giovane nella Prima Guerra Mondiale e di lui la sua mamma serbava dolci ricordi, ridetti e pubblicati in libri, come in “Giosuè Borsi” di Bracaloni del 1941. In questi affettuosi racconti ecco che con le parole della sua mamma lo rivediamo qui a Barga a seguire “Il Dorme” su per le ripide carraie, tra l’altro aveva imparato anche servirgli la Messa restando profondamente impressionato dal suo essere sempre assorto in una mistica riflessione. Soggiungeva la mamma di Giosuè come “Il Dorme” vivesse in una povera casina, che mangiasse pochissimo per quell’ardente desiderio di donare ai poveri e così dicendo e ripetendo le confidenze che le faceva il figlio: se un domani diventassi un sacerdote, vorrei essere proprio come lui.
Tornando ai ricordi che del Canonico Marcucci, “Il Dorme”, soprannome proveniente dalla sua famiglia storica, ecco che siamo stati attratti da quello che ci ha posto davanti la barghigiana dottoressa Lia figlia degli indimenticati dott. Lorenzo Verzani (1911-1978) e della dott.ssa Alfreda Rossi Verzani (1933-1994). Lei per anni insegnante elementare e poi dirigente scolastica, fu anche dagli inizi del 1980 fino alla fine un’ottima presidente de la Pro Loco Barga e storica locale di non comune spessore. Lui fu medico direttore sanitario dell’ospedale di Barga, soprattutto importante fu la sua opera quando la Seconda Guerra Mondiale arrivò tra noi e all’ospedale, con i Tedeschi ancora qui stanziati, si curavano partigiani, prigionieri inglesi, bisognosi anche di radiografie, altrettanti i fatti quando qui si stanziò il fronte di guerra, la Linea Gotica, dall’ottobre 1944 sino al 18 aprile 1945. Un’opera veramente straordinaria e che mai ha avuto il dovuto riconoscimento e il suo libro è sempre lì aperto che attende la firma dei suoi concittadini.
Il Dottore seguì anche tutti della famiglia dei Marcucci del Dorme e in particolare curando il Canonico sino al trapasso. Questa sua assidua, attenta e devota presenza professionale e umana intese gratificarla la sorella Suor Marianna con un singolare dono, che presentò al Dottore con una dedica e una lettera. Siamo al 19 ottobre 1960; il Canonico è morto da un mese, esattamente il giorno 14 settembre per Santa Croce e Suor Marianna, la devota sorella, nella ricorrenza del trigesimo della sua sepoltura al cimitero di Barga, desidera fare un dono al Dott. Verzani che con tanta devozione aveva curato e assistito anche spiritualmente il caro fratello.
Chissà a cosa avesse pensato per ricompensare il Dottore del suo attento e gratuito servizio alla sua famiglia, finché non gli venne alla mano quel libro che tanto era caro al fratello, il suo evangelario; quel libro liturgico, contenente i brani del Vangelo da leggersi durante l’anno nella messa della domenica. La data del libro è il 1905 e il suo formato è molto adatto per essere portato appresso da chiunque. Il Canonico lo teneva sempre con sé e lo leggeva assiduamente sia per essere pronto all’omelia della messa che andava a celebrare, sia per il suo immenso desiderio di ripetere ogni istante il suo voto di fedeltà a Dio.
Oggi questo libro è nelle mani, appunto, della dottoressa Lia Verzani (vedi la foto in apertura dell’articolo) che lavora alla farmacia del Dott. Enzo Simonini, e conservato, così come fecero i suoi genitori, come fosse una reliquia di un Santo e … così lo è! Per cinquantacinque anni accompagnò i giorni religiosi del Canonico e per altri 60 è stato accudito e carezzato come fonte di grande conforto dalla famiglia Verzani. Con le parole che seguono, da parte della sorella del Canonico, suor Marianna, il libro fu posto nelle mani del Dott. Verzani; una frase scritta sulla parte bianca, dietro all’iniziale copertina:
- M. I. – Barga 19 ottobre 1960. Povero ricordo ma pieno di devoto affetto e somma gratitudine in nome del Sacerdote Enrico Marcucci.
La consegna del libro, però, fu accompagnata anche da uno scritto stilato il giorno precedente. Una lettera molto semplice come carta, cioè scritta su di un foglio di quaderno a righe, che a Suor Marianna non mancavano essendo maestra elementare mentre, anche lei, come il Canonico, per la sua predisposizione a donare ai poveri, certamente mancava di carta diremo bella e bianca con busta. Questa lettera dice:
- M. I. – Barga 18 ottobre 1960. Carissimo signor Dottore. Fra i vecchi libri di mio fratello ho trovato questo dei Vangeli Domenicali. Conta la bellezza di cinquantacinque anni e ha servito alle sue quotidiane meditazioni. Glielo mando così com’è vecchio e sgualcito.
Le parli di Lui che tanta venerazione e devoto affetto aveva per il Dottor Verzani. Siccome l’affetto e la riconoscenza non muoiono con la morte, così, dal cielo, sono sicura, che pregherà per lei e per la sua diletta famiglia.
Io non dico nulla perché vorrei dire, tanto ed è legge non so se fisica o morale che il troppo rumore porta il silenzio! Ma ci sono silenzi più eloquenti delle parole. Grazie Dottore di quello che ha fatto, per noi, e di quanto era disposto a fare. Tutto è presente al nostro spirito come si presenta il passato e l’avvenire!
I miei nipoti si uniscono a me e Don Enrico, e che tutti tanto amava, renda consolanti anche le lacrime, con la bella speranza del Paradiso.
Affezionatissima, obbligatissima, Marianna Marcucci.
Il Canonico ora è morto da un anno ed ecco un’altra lettera fatta giungere al Dott. Lorenzo Verzani, per la sua festa del 10 agosto, celebre giorno per tutti grazie anche a Pascoli, in cui ricorre San Lorenzo, scritta da parte di Suor Marianna e firmata anche da Lisetta Ghiloni, moglie del nipote della stessa Marianna, Adelmo Corrieri:
Barga 10 agosto 1961. Egregio Dottore. L’anno scorso eravamo in tre a inviare gli auguri per la sua festa; quest’anno, siamo solo in due, ma, non per questo, gli auguri sono meno sinceri, meno grati, meno affettuosi. La terza firma che manca, per mezzo della “Comunione dei Santi” è scritta anch’essa, qui, a caratteri d’oro. Il Suo Santo protettore che bruciava di carità e per la carità fu bruciato, continui a proteggerla, caro Dottore nella sua delicata missione di bene a sollievo dei sofferenti.
Ecco due dolcetti, per la sua lieta nidiata! La parte maggiore, però, e pel fratellino, prezioso vertice del prezioso triangolo! A babbo e a mamma, solo la gioia di veder contenti i cari piccini. Qual gioia maggiore per i genitori, che quella della felicità dei figlioli?
Che questa gioia sempre possano gustarla, è fra gli auguri nostri il più sentito. Affettuosamente Marianna e Lisetta.
Chiudiamo questo nostro ricordo con una riflessione che ci sorge spontanea dal cuore: ma quanta grazia e bontà traspariscono dalle righe di Suor Marianna, che altro non fu con il fratello un unisono di carità. Or già che siamo qui a scrivere qualcosa soprattutto che ancora ricordi a noi il Canonico, il Santo di Barga, credo non sia esercizio vano e vuoto di senso ricordare anche le altre due sorelle, altre due suore, Agnese e l’altra Maria Cristina, delle quali fu mirabile la loro vita, specialmente la seconda, tanto da essere anch’essa venerata tra le consorelle della Visitazione come una santa. Di lei così scrissero le consorelle, di cui era superiora, al momento del trapasso il 17 settembre 1935:
Vero Angelo di soavi virtù, che era il luminare della Comunità, il conforto e l’appoggio di tante anime che a Lei fiduciose ricorrevano. Il suo corpo è sepolto al Santuario di San Pancrazio di Lucca.
Il Canonico don Enrico Marcucci
detto Il Dorme.
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