CoronaClub, la fine dell’inizio

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Giorno 14 dall’esito del (primo) tampone (quarantena… fate voi…)

Dai cantate insieme a me
viola, viola,
dai cantate insieme a me
forza viola alè.
e viola alè
e viola alè.
saltellando insieme a me
viola, viola
saltellando insieme a me
forza viola alè.
e viola alè
e viola alè.
con le mani insieme a me
viola, viola
con le mani insieme a me
forza viola alè.
e viola alè
e viola alè.
dondolando insieme a me
viola, viola
dondolando insieme a me,
dai cantate insieme a me….

Valeria questa canzone (ovviamente dei tifosi viola) la canta sempre quando incontriamo la piccola Viola, che ci ride di gusto… Viola è una dolce bambina, biondissima e simpaticissima, di Carpinecchio, che nonostante il babbo Michele e lo zio Manu siano interisti fino al midollo (ma la mamma Elena Meoli è della viola di sicuro…),  porta un nome bellissimo…  che spero un giorno la convinca che il viola è il colore più bello che c’è…

Viola è già da un po’ che non la vediamo mentre magari viene al Mostrico a mangiare con i suoi genitori o perché siamo passati a fare una visita all’amico Emanuele. Non la vediamo da quando siamo rinchiusi in casa nostra per tutto quello che sapete, ma anche perché pure lei è rinchiusa a casa per i soliti motivi. E come non la possiamo vedere noi, non la può vedere anche la nonna Maria Grazia alla quale si strugge il cuore…

“Io Viola la posso vedere come sai di là dal cancello – racconta a Valeria Maria Grazia, in uno dei messaggi che ogni giorno tanta gente scambia con noi in questo diario a doppio senso di circolazione – e ogni volta si studia insieme qualcosa di nuovo per poter giocare a distanza di sicurezza. A volte le tiro le castagne e lei si diverte a prenderle prima del gatto Celestino o del cane Gimmi; a volte ci tiriamo i bacini da lontano … E’ unica Viola anche quando racconta dei tati che le hanno fatto il tampone; dice che sono proprio buffi e con il becco bianco.

C’è solo da vedere, come dice Luca, le cose che piano, piano  i risolvono. Vi seguo sempre e vi sento tanto vicini. Un abbraccio”.

Cuore di nonna… Viola è indubbiamente un raggio di sole che illumina questo autunno così diverso per tutti noi e presto, ne siamo certi,  tornerà a risplendere in giro per il mondo.

Pensare alla piccola Viola mi apre il cuore questa mattina e però mi riporta anche all’amara realtà che prontamente, visti i miei occhi a forma di giglio, mi ha ricordato da buon gobbo il gatto Leo (non il Leo dell’Agraria che gobbo è lo stesso). Oggi pomeriggio gioca la Fiorentina con il Padova:

“Lo sai – mi ha detto con voce gatta piccata e supponente  – che perdete 2-0 e vi fa gol l’ex viola Fazzi che è anche di Borgo a Mozzano? Poi non scordatevi che a centrocampo hanno uno che si chiama Ronaldo… miao.”.

Non ce l’ho fatta a replicare anche perché so, come il buon Marco Tortelli mi ha ricordato solo ieri, che se c’è un ex in una squadra che gioca contro di noi, fosse anche il Pontecosi, il Barga o l’Akuna Matata (mitica formazione locale che qualcuno ricorderà di certo), quello il gol in saccoccia te lo mette… E poi c’è, appunto, Ronaldo, che solo per fatto che porta quel cognome e che si ti fa gol gli juventini di prendono per il culo fino a Natale, il gol te lo fa di certo…

Per consolarmi un po’ allora penso che oggi per me è un altro grandissimo giorno. Ieri ho ricevuto, da un numero privato che quasi, quasi non volevo rispondere, una inattesa telefonata: sono stato convocato, dalla squillante voce di una signorina, a Castelnuovo di Garfagnana per essere sottoposto a nuovo piacevolissimo tampone. L’unico problema è che ho quasi finito la benzina alla macchina e non posso certo andare al distributore… vedrò di prosciugare frullino e tosaerba e di chiedere un po’ di gasolio agricolo del trattore del Vinicio… (consiglio a tutti, se vi viene il dubbio anche lontano di essere positivi, di fare subito il pieno alla vostra auto)

Alle 15,06 in punto mi devo presentare alla tensostruttura di Castelnuovo con la mia auto, pronto a togliermi la mascherina ed a dire: aaaaaaaaaaaaaaaaa con la lingua di fuori che per me è quasi impossibile senza occludere completamente gola, polmoni, arteria carotidea e femorale. La speranza è che il tampone stavolta non fuoriesca dalla nuca facendomi anche una rasatura della mia testa pelata che nemmeno la lametta Gilette ci riesce.

Al di là di questi aspetti di costume e folklore del coronavirus,  ovviamente la speranza vera è che tra uno, due, tre… facciamo anche quatto giorni, via… prima o poi arrivi il tanto agognato “N O N    R I L E V A T OOOOOOOOOOOOOOO”.

Per dirla alla Winston Churchill:

“Ora questa non è la fine. Non è nemmeno l’inizio della fine. Ma è, forse, la fine dell’inizio.”

Qualcosa sarà… e sicuramente sarà sempre meglio di una nuova conferma della positività che insieme al fatto che…:

“Sai, sei diabetico”, “Hai già un piede nella fossa, bisogna andarci cauti nei casi come il tuo”, “Ma che pretendi, sei già messo male di tuo…”

e via dicendo, rischia di rimandare il tuo fine pena alla fine del 2021 quando avranno trovato, si spera, il vaccino contro il coronavirus e contro la sfiga di antieroe moderno. Altro che immunodepresso, depresso per tutta la vita….

Chiudo, prometto, ma non prima di raccontarvi un altro aspetto del positivo che resta positivo e che si domanda come finirà con la storia del ventunesimo giorno. Le telefonate più ricorrenti tra noi del club degli sfigati, con i colleghi soci Bruno, Massimiliano, Michele e tanti altri, in questi giorni sono tutte lì, ad interrogarsi  su chi ti chiamerà, quando ti chiamerà, che cosa ti dirà. Con le variazioni sul tema: “Ma a te i sintomi quando sono cominciati?” “Io sono a casa da così tanto tempo che non me lo ricordo nemmeno”, “Sì, ma come fanno a dirti che sei positivo ma non infetti?!”, “Ma chi se la prende la briga?” “Io voglio prima il tampone sennò mi incateno al termosifone senza mascherina e mi devono portare fuori con il TSO”.

Poi ci sono invece le telefonate della sicurezza e della improvvisa e inattesa bellezza; di chi ce l’ha fatta senza essere rimandato, come noi, a settembre. La Franca Marchi da ieri l’altro ha già riassaggiato la vita dopo la negatività del tampone; ha riassaporato il mondo, il profumo del muschio bagnato dei boschi di Renaio, il suono dolce delle foglie dei castagni che cadono, mosse dal vento; il rumore costante e rassicurante del Corsonna laggiù sotto Valdivaiana. Che come dice l’amico e grandissimo scrittore Vincenzo Pardini, sono musica.

E domenica la Frencky, come la chiamo io, sarà al pezzo con il ristorante che torna ad aprire per il pranzo. Voglio essere il primo ad ordinare una inimitabile e carichissima pizza mascarpone e prosciutto cotto del Luca (non posso andare a prenderla ma vista la distanza la Giada ha detto me la lancia dalla piazza). Una pizza così,  che poi mi ci vogliono cinque giorni per riportare la glicemia a livelli da non ricovero d’urgenza…

Sarà soprattutto bellissimo risentire la piazza di Renaio che si rianima di voci degli abitanti della montagna e di chi la montagna la ama e non vi può mancare. Sentire gli scambi di battute tra il Venanzio e il Generale, la voce del Daniele di Betaio, quella del Tasso, quella dell’amico Bebbio che viene a fare l’aperitivo dal Luca, o quella del Burrasca, o meglio, il Burasca, che quando ci parli di qualsiasi cosa, ti lascia sempre la consapevolezza, di avertela detta meglio e più precisa  di come la potevi raccontare se avessi avuto tre lauree alla Bocconi. Sarà comunque, prigionia o non prigionia che continua, un bel sentire…

 

PS

Ultimo pensiero per il  buon doc Aristide, che non passa giorno che non ti chiami… Stamani ci ha chiamato apposta per dirci di prendere una medicina, la Lattoferrina, per aumentare le difese immunitarie, altre volte solo per dirti come stai…

E poi per gli amici Elisa Rocco e Luca Grilli, che, approfittando della “libertà” concessa da questo assurdo nuovo DPCM e quindi lontani lor malgrado  dai propri lavori, hanno fatto un salto fino al cancello di casa per regalarci un nuovo sorriso, due birrette fresche  ed un po’ di calore delle persone a cui vuoi bene.

Dispiace solo per il Luca che, dopo aver affrontato, al rientro, la salita di casa nostra con pendenza al 48%, che se non hai il 4×4 anche alle gambe non la fai, sia dovuto tornare a casa per schiantarsi sul divano e dormire fino al giorno dopo…

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