CoronaClub, giorni belli e giorni tristi

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Giorno 6 dall’esito tampone (giorno di quarantena … ho deciso di lasciar perdere…)

 

Il giramento quotidiano

Non c’è giorno che d’improvviso non comincino a girarmi i cosiddetti… leggendo quelli che, pur di  sminuire il problema, riassumono tutto con il fatto  che altre malattie fanno più morti. Grazie, Graziella e grazie al …. Certo che sì, ma queste malattie, per fortuna, non si attaccano stando vicini per uno starnuto, per contatto con le mani e poi con la bocca, mentre il coronavirus sì.

Comunque sia bisognerebbe tutti noi morire come mosche così almeno non romperebbero più i cosiddetti di cui sopra. Non è infatti per loro abbastanza che questa malattia continui a mandare gente in ospedale, che ci siano persone che comunque ci muoiono, poche o tante che siano;  che ce ne siano altre che restano con problemi permanenti; che tutta la pandemia stia creando problemi di gestione e sociali enormi per il sistema e per ogni persona coinvolta…

Vorrei che questi simpatici commentatori del niente, tutti coloro che giornalmente sono impegnati nel dire che tutto questo è una fola e un non problema, non tanto si ammalassero di covid-19, quello non lo auguro a nessuno, ma che per venti, trenta giorni, forse anche di più, provassero a stare volontariamente in casa. Provassero ad isolarsi dal mondo, entrassero in questa bolla asfittica che ogni giorno si restringe sulla tua vita, in attesa che qualcuno dica loro come fare, quando poter uscire o entrare; in attesa di un tampone che non arriva, di un certificato di guarigione o di una qualsiasi comunicazione che possa cambiare la vita in cui ci si è d’improvviso trovati. Giusto per capire quello che anche nel comune di Barga stanno passando cento, duecento, forse trecento persone… la rilevanza sociale di quello che stanno vivendo gli appartenenti al club degli sfigati.

Chissà se dopo tutto questo, tante sicure sentenze e tante certezze verrebbero meno?!

 

Le truppe gatte e quelle del giornale

Oggi permettetemi di ringraziare le truppe del Giornale di Barga; del corpo delle volontarie  sorelle Caproni, le marescialle Maria Elena e Maria Elisa e del caporale Alessio Barsotti, ma anche il re della grafica e dell’impaginazione, l’obiettore di coscienza e pacifista Marco Tortelli oltre all’amico Angelo del Battaglione Meccanizzato della Tipografia San Marco. Una brigata fortissima che pur in assenza del condottiero contagioso, che li ha solo in qualche miserevole modo guidati per telefono e via telematica, sono riusciti a portare a termine la composizione e la spedizione del giornale di Barga del mese di ottobre. Da ieri è stato spedito ed in questi giorni  arriverà agli abbonati come tutti i mesi. Con un po’ di ritardo sui tempi di marcia che mi ero imposto prima di tutto questo, ma comunque arriverà. Grazie a tutti loro.

A proposito di truppe gatte, oggi mi hanno confermato che avrebbero provato a prenotarsi online per il tampone… chissà se ci riusciranno…?

 

Pensieri

In questo martedì, solo secondo giorno di una settimana uguale alle altre ed infinta, avrei voluto come sempre far nascere qualche sorriso in me ed in chi legge queste pagine ed invece oggi non sarà così.

C’è spazio per tutto nella giornata di un positivo al coronavirus. Anche alla tristezza e all’impotenza di non poter nemmeno prendere parte ad un funerale. Di non poter vedere nemmeno il tuo viso,  per l’ultima volta o accompagnarti alla tua ultima dimora, cara zia.

La malattia mi tiene qui, lontano da te e da tutto quel mondo che oggi se ne va definitivamente. Eri l’ultimo legame con gli anni belli e con gli affetti più importanti della mia giovinezza. Con te se ne vanno gli ultimi racconti di me bambino e adolescente; gli ultimi ricordi degli occhi belli di mia madre; della bontà infinita di mio zio; delle bestemmie colorite alla maremmana di una contadina, che solo  tu, zia, sapevi interpretare con assoluta leggerezza; della storia di mio padre e di mia madre. Con te se ne va un mondo antico e prezioso, lontano eppure così dolorosamente vicino nella consapevolezza che oggi anche tu non ci sei  più.

Eri l’ultima persona a me cara in questa vita che mi faceva sentire ancora quegli anni. Era un conforto infinito saperti ancora lì, nella piccola Montiano, arguta, ironica, scanzonata, profondamente toscanaccia in tutto il tuo essere, come sei sempre stata. Ti volevo bene anche se, come spesso ho fatto nella mia vita, non te l’ho mai dimostrato come avresti meritato. Con te se ne sono andati ancora una volta  mamma, babbo, tutti coloro che ora non ci sono più. Se n’è andato un pezzo di me.

Mi consola solo il saperti tra le braccia di zio che sono certo t’ha aspettata e t’ha accolta, senza tante parole, ma con quel suo dolce sorriso con il quale ti apriva  sempre il suo cuore. Ora anche tu sorridi, insieme a lui. Ciao, zia.

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