A favore del DDL Zan

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LUCCA – Due mesi fa, il vescovo di Lucca Paolo Giulietti ha pesantemente attaccato il Disegno di Legge De Zan contro le violenze fisiche e verbali ai danni di persone gay, lesbiche e trans e contro le donne.

Dagli schermi di una tv locale ha sostenuto: “una legge come questa rischia di togliere la necessaria libertà e serenità al confronto delle idee. Liberi non di offendere, ma di esprimere anche pareri che siano in contrasto con quelli dell’altro”.
Dichiarazioni non corrispondenti al vero e più volte smentite, dato che non esiste nella legge  alcun reato di propaganda o alcuna limitazione alla libertà di opinione.
A settembre, le stesse bufale sulla legge sono state ripetute in un convegno – patrocinato dalla curia – organizzato a Lucca da vari esponenti dell’integralismo cattolico.
Tra i relatori dell’iniziativa, il nome più noto è sicuramente quello di Massimo Gandolfini, organizzatore del Family day e del cosiddetto Congresso della famiglia, raduno di ortodossi e di esponenti dell’estrema destra europea, svoltosi a Verona l’anno scorso
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(…) Gandolfini sta facendo circolare da mesi notizie false sul contenuto del disegno di legge contro l’omotransfobia. La più gettonata e quella secondo cui il testo in questione limiterebbe la libertà di espressione.
In realtà basta reperire il testo del Ddl in rete per rendersi conto che non è così. Ci si limita a modificare due articoli del codice penale, il 604 bis e ter, e la legge Mancino (“Misure in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa“) su propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, aggiungendo quelli fondati sul genere, orientamento sessuale e identità di genere.
Cosa avverrà, dunque, se la legge entrerà in vigore? Che nel caso in cui una persona venga insultata o picchiata perché, lesbica, gay, bisessuale o trans, all’autore del reato verrà contestata l’aggravante dei motivi omotransfobici, così come gli verrebbe contestata l’aggravante della discriminazione religiosa se la vittima fosse un cattolico aggredito perché individuato come tale.
È tutto molto chiaro e semplice, basta leggere il testo.
Eppure, il vescovo di Lucca, oltre a patrocinare e ospitare un raduno di un’organizzazione che diffonde fake news e che ha rapporti con l’estrema destra nostrana ed europea, ha egli stesso contribuito a disinformare, affermando in tv che il testo del Ddl, oltre a limitare la libertà di opinione, mette  in discussione “l’idea di uomo, di famiglia, di persona, di identità sessuale” e che “su queste cose si gioca l’educazione dei figli, il nostro futuro, l’assetto della società”.
È del tutto evidente che l’alto prelato ha scelto di allinearsi su posizioni di ostilità verso le persone Lgbt, contrastando quella tutela minima e indispensabile che verrebbe loro riconosciuta con una legge già in vigore in molti paesi europei.
A questo punto sarebbe opportuno che il vescovo Giulietti spiegasse alla cittadinanza i motivi di questa sua decisione, e sarebbe il caso che lo facesse in un confronto pubblico e aperto, non blindato come il convegno al quale ha partecipato, intervenedo dal palco e seguendo i lavori in prima fila.
Nelle settimane scorse, si è verificato l’ultimo di una lunga serie di episodi di violenze contro le persone lgbt: una ragazza di 18 anni, Mariapaola, è stata uccisa dal fratello perché aveva una relazione con un ragazzo trans. Un caso di femminicidio e transfobia. L’omicida ha infatti dichiarato che voleva “dare una lezione” alla sorella, dato che era stata “infettata” (ha detto proprio così) dal compagno, Ciro.

Questa vicenda dimostra due cose: quanto ci sia bisogno di una legge contro l’omotransfobia e cosa producano nella società le campagne d’odio contro le persone Lgbt, portate avanti disinvoltamente e incessantemente, da anni.

Un gruppo di cittadini e cittadine lucchesi e della Valle del Serchio a sostegno del disegno di legge Zan contro omotransfobia e misoginia.

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Commenti

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  1. Non condivisibile il contenuto dell’articolo.
    Il ddl zan presta il fianco, eccome, al rischio di fungere da base legale per estromettere dalla vita pubblica e sociale alcune idee, non perché violente ma semplicemente perché invise a determinate ideologie.

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