BARGA – Domenica 13 settembre alle 17,30 presso la chiesa del Sacro Cuore di Barga, in occasione del sessantesimo anniversario della morte del canonico Enrico Marcucci, “il Santo di Barga”, ci sarà una solenne cerimonia con la santa messa presieduta dal Vescovo della Diocvesi di Pisa mons. Giovanni Paolo Benotto.
Nei giorni scorsi infatti le spoglie mortali di don Marcucci, che si trovavano in un loculo messo a disposizione dall’Arciconfraternita di Misericordia presso il cimitero di Sigliari, sono state traslate proprio all’interno della chiesa del Sacro Cuore, luogo di fede che fu fortemente voluto proprio dal canonico barghigiano.
Ci sarà dunque la scopertura della lapide posta nel luogo dove ora si trovano i sui resti.
L’operazione è stata fortemente voluta e realizzata dall’Arciconfraternita di Misericordia di Barga, dalla propositura di Barga e dalla Diocesi di Pisa.
(da un testo di Myrna Magrini pubblicato sul Giornale di Barga online il 15 settembre 2010)
Il Canonico Marcucci, morto il 14 settembre 1960 all’età di ottantanove anni, è “un’anima francescana, un apostolo della chiesa dei poveri, un servo delle beatitudini, un samaritano amato e amabile – con la sorella Marianna – verso ogni sofferenza materiale e spirituale, l’amico degli umili, il ministro di Dio….”.
Così lo delineava l’Arcivescovo Benvenuto Matteucci nel 1973 durante una commemorazione in suo ricordo, svoltasi alla chiesa del Sacro Cuore.
Chiesa e Oratorio che Don Enrico, agli inizi del Novecento, fortemente vuole e crea, anche con l’opera delle sue mani, portando sassi dalla Corsonna con tanti giovani, donne, ragazzi e anziani mentre, nello stesso periodo, l’emigrante Pietro Funai (il Pitone) dà il via ai lavori per la costruzione della strada del Piangrande.La vita di Don Enrico è un luminoso esempio di vera carità cristiana. Amore e servizio. Alla preghiera Don Enrico alterna il lavoro per le opere di misericordia. Ciò che possiede lo dona ai poveri, spesso anche il suo frugalissimo pasto. Ha una sola fede, l’amore a Dio e al prossimo; una sola bandiera, la croce; un solo libro, il Vangelo; un unico desiderio: essere povero in mezzo ai poveri, preoccupato sempre di non avere mai fatto abbastanza per alleviare una sofferenza.
Dagli abitanti del territorio barghigiano è percepito come uomo e prete santo; è il simbolo di ogni virtù, della bontà, dell’integrità morale. Quando Don Enrico muore, il giorno di Santa Croce alle 10,45, il campanone del Duomo suona a distesa e a quel suono non c’è persona, a qualunque ceto sociale o credo politico appartenga, che non sia colta da un senso di profonda tristezza. – E’ morto il “Santo di Barga”- titolarono i giornali dell’epoca…
Oggi, a sessant’anni dalla sua dipartita, Barga gli rende ancora memoria ed omaggio con questo gesto di rispetto che lo avvicina a quel luogo di fede che lo vide protagonista.
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