FORNACI – La Fiom chiede un incontro a KME e valuta necessario proclamare iniziative sindacali a tutela delle garanzie occupazionali ed in difesa dei siti produttivi. Così Massimo Braccini, coordinatore nazionale Fiom gruppo Kme dopo il coordinamento sindacale nazionale Fiom Cgil del gruppo Kme per esaminare lo stato della situazione degli stabilimenti dove permane un quadro di instabilità economica ed un calo degli ordinativi, accompagnato da un aumento dell’utilizzo della cassa integrazione.
“Le lavoratrici ed i lavoratori del gruppo Kme vivono nell’incertezza lavorativa da troppi anni e serve un chiaro piano di prospettiva che lasci intravedere un percorso volto al ritorno ad una condizione di stabilità – dichiara Braccini – c’è bisogno di ulteriori impegni finanziari ed investimenti da parte della proprietà in Italia e chiarezza sul mantenimento di tutti gli stabilimenti.”.
Per quanto riguarda lo stabilimento di Fornaci di Barga Braccini ricorda che 35 lavoratori, a causa dell’impossibilità dovuta all’emergenza sanitaria di portare avanti l’accordo che prevedeva almeno 8 giorni di attività lavorativa minima mensile per il loro impiego per lavori in parchi e giardini dei comuni, sono collocati a zero ore in cassa integrazione.
“Nel settore delle Lingottiere inoltre – continua – si registra un calo drastico degli ordinativi e vorremmo comprendere meglio i livelli di produzione complessivi specifici di questa lavorazione anche negli altri stabilimenti del gruppo Kme. Abbiamo ben chiaro che la crisi dovuta all’emergenza sanitaria ha rallentato le produzioni in tutti i settori e che la metallurgia ne stia risentendo, ma per quanto riguarda Kme erano anni che si registravano flessioni produttive e utilizzo di ammortizzatori sociali. Altresì, la ciclica stagionalità riguardo il settore del rame per quest’anno non sembra stia decollando”.
“Riteniamo – conclude – che il settore metallurgico debba risentire della massima attenzione da parte del Governo come quello siderurgico, e che non vadano esclusi possibili interventi pubblici, ben sapendo che senza un piano industriale di prospettiva nessun intervento di sostegno sarebbe possibile”
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