Renaio c’è

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RENAIO – Il Ristorante si chiama  dal 2004 “Il Mostrico”, da quando ha riaperto e rilanciato l’attività Franca Marchi, discendente della famiglia Marchi che da decenni e decenni ha sempre avuto la bottega di Renaio che un tempo fungeva da appalto, negozio di alimentari e punto ristoro ed era il cuore della vita di tutta la montagna barghigiana. Ancora oggi, grazie soprattutto ai piatti di Franca e della sua famiglia ed all’accoglienza che qui è schietta e sincera, è ancora il cuore del meglio che si trova nella montagna barghigiana.

Conosciuto anche come la Bottega dell’Eva, la vecchia proprietaria, o anche come la bottega del Righetto, (l’Enrico Marchi comunista e valdese, che era il figlio, da cui poi Franca ha avuto in eredità il tutto), questo è un luogo che solitamente, soprattutto durante i mesi estivi, viene preso d’assalto dal turisti e dai visitatori oltre che dalla gente della valle.  E’ ultimo avamposto barghigiano  prima che la strada, qualche chilometro più in su, diventi poco più che una trattorabile, permetta comunque in qualche modo di arrivare fino in Emilia; l’aria ed il panorama qui sono quelli della montagna in tutto e per tutto; ci sono castagni secolari che arrivano anche a 800 anni e proprio all’ombra di questi giganti verdi c’è la piazzetta su cui si affaccia il ristorante Il Mostrico che dà ristoro ogni estate a centinaia e centinaia di persone sia a pranzo che a cena: turisti, appassionati della montagna, cacciatori, cercatori di funghi, montanari.

In cucina c’è la Franca, aiutata dalla sua famiglia; prepara piatti semplici e impareggiabili ma che vi fanno innamorare e poi ci sono le pizze del figlio Luca ugualmente in grado di conquistarvi. Un piccolo, grande ristorante questo, dalle porzioni abbondanti, dai prezzi modici e dall’ospitalità proverbiale ed antica della gente di questa montagna: che in questi anni lo hanno reso un posto imperdibile.

Il locale, che solitamente chiude per tutto il mese di febbraio per ferie, aveva riaperto da pochi giorni quando ha dovuto di nuovo spegnere i fornelli; qui dunque è stato ancor più duro restare chiusi così:

“E’ stato triste e preoccupante stare chiusi – ci racconta la Franca – le spese sono rimaste mentre i guadagni sono cessati di colpo, ma anche rimanere così, con le mani in mano, senza la possibilità di poter reagire in qualche modo è stato duro. Non vedevamo l’ora di ricominciare… sabato e domenica abbiamo visto diversi clienti che sono tornati a trovarci ma di gente ce n’è meno in giro. Qui già da fine aprile, cominciavi a vedere anche tutti i turisti stranieri che ora non ci sono più e si sente la loro assenza.

“Le regole per riaprire? Ci si abitua a tutto – di dice Franca – e comunque abbiamo fatto quello che doveva essere fatto. Speriamo che dopo il 3 giugno qualcosa cambi ancora e che cominci a muoversi anche il turismo. Noi comunque siamo qui”.

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