LUCCA – Nella Terapia intensiva del “San Luca” ci sono al momento tre pazienti Covid, di cui due in via di negativizzazione, anche se ancora con problemi rilevanti dal punto di vista clinico. Per questo la Rianimazione è adesso divisa in due parti: una per i ricoverati Covid e l’altra per i No Covid. Questa rapida riorganizzazione degli spazi è stata resa possibile dall’estrema flessibilità della struttura lucchese.
Intanto nei reparti Covid dell’ospedale di Lucca già da alcuni giorni non c’è necessità di ricoverare alcun paziente, per cui le strutture sono state messe in “stand by”, come avvenuto anche per i reparti realizzati nel pieno della pandemia nella Cittadella della Salute “Campo di Marte”.
Il notevole miglioramento della gestione terapeutica dei malati ha portato ad un progressivo e costante aumento delle guarigioni cliniche e virali ed il comportamento corretto della cittadinanza lucchese durante il lockdown ha permesso di ridurre il numero dei positivi e la pressione sull’ospedale.
Con la dimissione nei giorni scorsi dalla “bolla” Covid degli ultimi pazienti, si è chiuso quindi anche a Lucca un periodo complesso iniziato nei primi giorni di marzo, con i primi accessi di pazienti affetti da Coronavirus. Da quel momento e fino al mese di maggio all’interno dell’ospedale sono stati gestiti 199 pazienti Covid, il più giovane di 2 anni ed il più anziano di 105, mentre sono stati 134 (49 i guariti clinici e 75 quelli virali) i dimessi dal “San Luca”.
Tra i guariti la persona più anziana è di 92 anni, quella più giovane sempre di 2 anni.
I decessi avvenuti nella struttura ospedaliera lucchese sono stati complessivamente 45, tutti di persone che avevano già patologie concomitanti (spetterà all’Istituto superiore di sanità attribuire in maniera definitiva le morti al Coronavirus).
“L’ospedale di Lucca – evidenzia la direttrice sanitaria del “San Luca” e coordinatrice della rete ospedaliera Michela Maielli – è stato tra quelli più interessati dall’emergenza Coronavirus ma, grazie ad un grande lavoro di squadra di vari settori e professionisti, è stato possibile rispondere in maniera adeguata alle necessità dei cittadini.
Fondamentale in questo senso l’attività del Pronto Soccorso, con la distinzione tra i due percorsi (Covid e No-Covid): gli operatori del PS hanno valutato tutti i pazienti sospetti, hanno effettuato le diagnosi del caso, si sono occupati della stabilizzazione e della definizione del livello di intensità di cure necessario: ricovero in Terapia intensiva, trasferimento nell’area Covid di degenza, rientro al proprio domicilio (continuando le cure a casa) nei casi in cui la permanenza in Pronto Soccorso abbia fatto registrare un miglioramento delle condizioni cliniche.
Straordinario anche il lavoro che è stato fatto in Terapia intensiva, da dove sono passati i pazienti più gravi, nelle Malattie infettive, che ha rappresentato il fulcro gestionale, e nei reparti utilizzati per il ricovero – in tutta l’area medica, nell’area chirurgica, nel Day Hospital – in cui il personale si è impegnato quotidianamente senza mai risparmiarsi.
Questo senza dimenticare tutti i settori che hanno supportato la degenza Covid o hanno portato avanti le consuete attività nonostante il periodo d’emergenza (ad esempio radiologia, radioterapia, centro trasfusionale, farmaceutica etc).
Da ringraziare per il lavoro svolto anche gli operatori degli ospedali della Valle del Serchio, che hanno contribuito con impegno e professionalità alla gestione dell’emergenza.
Per i reparti Covid, come sta avvenendo in molti ospedali dell’Azienda, si parla di sospensione e non di chiusura perché le strutture, come anche quelle realizzate nella Cittadella della Salute Campo di Marte, restano a disposizione, nel caso – non auspicabile ma possibile – in cui si verifichi una ripresa dei contagi conseguente alla riapertura delle attività. Ringrazio quindi tutti gli operatori che in questo periodo hanno lavorato con professionalità e dedizione, dimostrando di essere una vera squadra. Vorrei sottolineare l’importanza dell’interdisciplinarietà: le nostre cure hanno funzionato anche grazie alla collaborazione ed alla condivisione tra le diverse figure professionali e tra i diversi settori, ospedalieri e territoriali, sempre disponibili anche ad effettuare consulenze specifiche. Questo è stato il valore aggiunto nella gestione dell’emergenza”.
“Sicuramente è stato un periodo complesso – aggiunge la dottoressa Maielli – ma l’ospedale con tutti i suoi operatori si è confermato all’altezza della situazione. Adesso siamo concentrati sulla fase 2, per cercare di tornare gradualmente alla normalità, pur nella consapevolezza che dobbiamo, in qualsiasi momento, essere pronti ad accogliere nuovamente eventuali pazienti positivi. Per questo conserveremo percorsi separati, dal Pronto Soccorso fino alla Terapia Intensiva, passando anche per i livelli intermedi di intensità di cura.
Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta la comunità lucchese, che ci è stata vicina tramite donazioni di tutti i tipi, dai prodotti alimentari ai dispositivi di protezione, dai tablet e smartphone che ci hanno permesso di facilitare la comunicazione tra pazienti e familiari fino ad attrezzature all’avanguardia che ci consentiranno di riavviare alcuni servizi con strumentazioni ancora più moderne.
Necessaria però, in questa fase delicata, anche una raccomandazione alla cittadinanza: il personale sanitario dell’ospedale c’è, insieme a quello del territorio, ma è fondamentale continuare a seguire le regole di igiene e di distanziamento sociale, perché il virus non è scomparso ed un ritorno indietro sarebbe disastroso“.
Tag: san luca, rianimazione, covid-19, terapia intensiva, ospedale covid
Lascia un commento