Andando avanti nei secoli e venendo al Settecento ecco che siamo al 25 settembre 1713 e in Consiglio si deve trattare dei Deputati della Sanità, quindi risiamo a una peste e questa che raccontiamo forse è per la prima volta che si ricostruisce storicamente. Vedremo essere una peste bovina con gravissimi rischi per l’uomo ma che cosa diranno in seno al Consiglio di Barga? Andando a leggere vediamo che ne sono interessati i pastori lombardi che oltrepassando gli Appennini passano anche dal territorio di Barga e da qui, varcato il fiume Serchio, tramite la via di fondovalle conosciuta all’epoca come “La Via dei Lombardi” si apprestano a raggiungere la Maremma per lo svernamento dei greggi o i mercati.
Tra la Repubblica di Lucca e il nostro Granducato di Toscana era intervenuto un concordato per il passaggio nel territorio che da noi poi investiva il lucchese. Nel territorio di Barga si erano attrezzati due lazzaretti, con la pratica attenzione dettata dal Granduca di trattare bene quei pastori che arrivando con le loro greggi, gli dessero da mangiare, fossero profumati nelle vesti e nei bagagli e invitati a “guazzare” il Serchio verso Lucca, sino a che non intervennero dei problemi e vollero che se ne occupasse Castelnuovo modenese nel far transitare le greggi sul fiume, però con il solito e speciale trattamento di Barga.
I due lazzaretti fatti nel Comune di Barga erano uno a Sommocolonia in una casa sulla piazza di San Rocco, la principale del castello, attrezzato con sei sacconi per dormire; l’altro era al Capannone all’Arsenale e aveva 10 sacconi per dormire. Ambedue erano retti da due deputati del Comune di Barga per ognuno e con loro c’erano dei soldati della milizia di Barga che dovevano perlustrare le zone. Al lazzaretto di Sommocolonia c’erano 3 soldati che guardavano il Colle delle Bernia e quello di Serra, mentre al Capannone dell’Arsenale otto soldati dovevano perlustrare Selva Piana, la Grotta dei Conti e quella del Seccariccio.
Questa peste nel dicembre 1713 ebbe anche l’attenzione di Papa Clemente XI, che per il bisogno universale nella mortalità di bestiame vaccino, ordinò una processione che si fece anche a Barga. Nel gennaio 1714 si pensò di essere fuori dal pericolo ma ben presto ci si dovette ricredere perché nell’aprile arrivò a Barga la notizia da Firenze che era rinata con più virulenza a Friburgo, perciò si rimettano le guardie specialmente per guardare il passo sulla “ghiara” del fiume. Si dice che la peste, stesse muovendo verso la Svizzera, Milano e la Lombardia che per noi era l’Emilia e chi passasse da Sommocolonia, dove c’era anche la dogana del transito, i deputati costringessero alla “contumacia di quaranta giorni” tutte le persone, con esaminarli nei progressi fatti e circa le circostanze del male e che del tutto si tenesse informato il Cancelliere del Comune di Barga. Il centro contumaciale era posto al Giardino di Barga in casa di un deputato, il caporale Jacopo Talinucci.
Durante il 1714 ci fu un aumento dei deputati del Comune a controllare il territorio, perché ci fu bisogno di metterli a Ponte all’Ania, Tiglio e San Quirico, con la scritta mansione di non far passare il formaggio e il “butirro” lucchese, sia fosse portato da barghigiani come da forestieri, salvo solo il prodotto garfagnino che aveva il libero transito. Solo nel gennaio 1715 si risolse di togliere le guardie per l’effettivo cessato pericolo. Passato questo pericolo la peste si riebbe l’anno 1720. (continua)
Altro momento di particolare gravità fu nell’anno 1817, quando tra la fine dell’Inverno e l’inizio della Primavera iniziò a imperversare il tifo petecchiale in tutto il Comune di Barga, come nella Toscana e in Italia. Il tifo a Barga colse tantissime vite, al punto tale che molti giovani sotto i sedici anni erano rimasti orfani e allo sbando, circa cinquanta di ambo i sessi, con l’unica speranza che vivere di questua. Da Barga però si scrive al Granduca una lettera da parte dei maggiori possidenti per renderlo un poco più sereno circa le sorti della lontana e cara terra colpita duramente da questa calamità. Nei fatti gli si annunciò che ci sarebbe stata l’attenzione di questi possidenti intenzionati ad aprire un grandioso lavoro di filatura e “impannatura” di canape e lini, conce di pelli e altro, con il fine di dare lavoro agli indigenti, oltre a favorire sul momento 150 zuppe il giorno. Per fare fronte al tifo si era attrezzato un lazzaretto nel soppresso convento di San Francesco, voluto dal Comune che ne disponeva l’utilizzo con il ricercato concorso della Misericordia di Barga, che proprio per fare fronte all’evenienza era rinata dopo un periodo di stasi ed è ancora esistente alla Chiesa di San Felice, dove ha i suoi uffici.
Chiudiamo questo nostro excursus sulle epidemie che interessarono il nostro territorio con il ricordo del colera che imperversò a Barga l’anno 1855. L’inizio si ebbe l’anno 1854 quando si sparse per ogni contrada che il colera stava imperversando in tutta l’Italia. Si narra in una memoria dell’avv. Gaetano Tallinucci che in questi 1854 da Livorno molti si erano trasferiti a Barga, ancora immune dal contagio. Nel successivo anno, era il settembre 1855, ci fu il contagio dei barghigiani. Nel paese in una ventina di giorni ci furono ben trentaquattro vittime e nel complesso gli attaccati furono ottantaquattro.
Grande fu lo spavento, talmente tale che nessuno aveva il coraggio di toccare i morti e narra Gaetano Tallinucci che per togliere questa paura nella gente, lui e i fratelli dott. Pietro e il perito Luigi, furono i primi a soccorrere i colpiti e a portare i morti al seppellimento, oltre al soccorso al lazzaretto eretto all’Ospizio di Barga e al neo ospedale di Barga.
L’avv. Gaetano era impegnato anche per il Comune di Barga, mentre per l’Arciconfraternita di Misericordia di Barga svolgeva la funzione d’infermiere a domicilio e capoguardia dei soccorsi. Altro importante ruolo lo svolse il governatore dell’Arciconfraternita di Misericordia Enrico Bertacchi, il cappellano curato don Castiglioni. Ci dice Gaetano Tallinucci che in Firenze morirono circa trentamila persone.
Per dire dell’impegno profuso dall’Arciconfraternita di Misericordia di Barga ecco alcuni biglietti che si conservano nel suo archivio storico.
Al Sig. Governatore della Compagnia di Misericordia. Il Presidente della Congregazione, Avv.to Gio. Domenico Pistoia. Il Sig. Maestro di Casa del Miserabile Ospizio, potrà ricevere nel medesimo Felice Rossi per essere assistita e curata, giacché il certificato esibito dal Medico Curante Sig. Dottore Antonio Bargiacchi, la dà attaccata da morbo colerico. Barga lì 28 settembre 1855.
Dare a Francesco Colognori la Confraternita di Misericordia di Barga. Lavori fatti nel mese di settembre 1855 di commissione del Nobile Uomo Sig. Enrico Bertacchi, nella sua qualità di Governatore della suddetta Confraternita. Per legno e fattura di un cataletto da portare ammalati, con due cerchi di ferro ed armatura £ 13. Cigne, bollette e coloritura a olio £ 3 -6. Per coperchio per lo strapunto e fattura del medesimo £ 4. Per pelle e bullette per imbellire le stanghe £ 2. Per due stanghe messe ad una poltrona £ 1. Totale 23 -6. Saldato il presente conto. Tommaso Colognori.
Conto della farmacia Scatena di Barga. Barga dicembre 1855 L’Ill.mo Sig. Governatore della Venerabile Arciconfraternita di Misericordia. Per le appresso disinfettazioni eseguite da Antonio Tonini e per i seguenti generi somministrati dalla Farmacia Scatena. Dare. 1855 dal 18 al 23 settembre: per 10 disinfettazioni £ 3 -15. Cloruro di Calce n. 10 soldi 9. Giorno 24: Miscugli diversi soldi 10. Acido (….) soldi 12. Totale: lucchesi £ 5 -6.
24 ottobre 1855. Dal Ill.mo Sig. Enrico Bertacchi ricevo Paoli dieci per saldo del suddetto conto, di cui Paoli 5 per la valuta dei generi somministrati alla Venerabile Arciconfraternita di Misericordia e d’altri cinque per somministrarli ad Antonio Tonini per sua mercede.
Al Sig. Governatore della Compagnia di Misericordia. Il Presidente della Congregazione, Avv.to Gio. Domenico Pistoia. Lucia Perpoli del Giardino, con l’opportuno certificato del Medico, ha ottenuto di potere essere ricevuta nell’Ospizio ossia Lazzeretto. Oggi il di lei padrone Salvatore Equi indicherà quando debba farsi il trasporto della suddetta ammalata, come si dichiara dal Medico, di colera. Barga lì 25 settembre 1855.
Nel 23, 24, 25 Novembre (1855), a ringraziamento per la cessazione del colera fu esposto il SS. Crocifisso nella Chiesa dei Bianchi e il 25 fu portato processionalmente a Barga l’immagine miracolosa di detto Crocifisso che era più di 180 anni che non era stato levato dal suo posto.
L’impegno fu veramente importante, tantoché nell’adunanza magistrale dell’Arciconfraternita di Misericordia di Barga del 31 gennaio 1869 si deliberò di attuare la decisione già deliberata nel 1856, ossia di fare l’elenco dei confratelli che si distinsero nel soccorso dei colpiti dal colera nel 1855, per poi esporlo nella chiesa di San Felice a perpetua memoria e ringraziamento e quei nomi, come vedremo, sono veramente tanti.
Nell’Adunanza Magistrale del 31 gennaio 1869 si delibera il sottostante elenco dei confratelli che si distinsero con l’evidente pericolo di vita, al soccorso e trasporto dei colerosi nei luttuosi mesi di agosto e settembre, benemeriti del Paese e dell’Arciconfratrnita di Misericordia. L’idea di questo elenco fu del consigliere per l’anno 1856 avv. Gaetano Tallinucci, accettata con tutti voti favorevoli nella seduta Magistrale del 26 dicembre 1856 ma realmente eseguita, appunto, nel 1869. Ecco l’elenco dei settanta benemeriti al tempo del colera 1855, dove qualcuno magari potrà trovarci un suo ascendente.
Aguzzi dott. Michele – Aguzzi Giuseppe – Aguzzi Simone – Agostini Cesare – Arrighi Lorenzo – Bertacchi Enrico – Brogiotti Vincenzo – Bertagna Jacopo – Baldacci Giuseppe – Brogi Luigi – Bonaccorsi Raffaello – Corsi Vincenzo – Corsi Raffaello – Corsi Luigi – Corsi Pietro – Cardosi Mazzolini Pietro – Corsi Giuseppe – Corsi Cristoforo – Colognori Tommaso – Castelvecchi Raffaello – Colognori Francesco – Cardosi Dionisio – Capretz Pietro – Chiappa Giovanni – Catignani Enrico – Diversi Francesco – Della Bona Serafino – Equi Michele – Fiesoli Pietro – Fiesoli Giuseppe – Fiesoli Michele – Focacci canonico Pietro – Gazzarroni Ermolao – Giannetti Luigi – Giannini Raffaello – Giannini Eugenio – Gonnella Ottavio – Gonnella Fabio – Guidi Francesco – Guidi Jacopo – Gherardi Gherardo – Jaccheri Aurelio – Jaccheri Ferdinando – Jaccheri Cammillo – Lucchesi Massimo – Marchi Giovanni – Marchetti Enrico – Marchetti Niccola – Moscardini Antonio – Marchi Raffaello – Majorani Giuseppe – Moscardini Angelo – Nardini Giovanni – Nardini Ercole – Piacentini Luigi – Poli Raffaello – Rossi Carlo – Sammartini Temistocle – Santi Ferdinando – Santi Davino – Salvioni Florindo – Stanghrllini Vincenzo – Tallinucci dott. Pietro – Tallinucci avv. Gaetano – Tallinucci Luigi – Talò Raffaello – Tonini Antonio – Tulipani Gaetano.
Dall’Uffizio della Misericordia in Barga. Lì gennaio 1869.
Il Segretario Giovanni Rocchiccioli – Il Governatore Antonio Carrara
Qui si pone la parola “fine” a questo lavoro di parziale ricostruzione delle epidemie che nei secoli hanno colpito il Comune di Barga, quando più pesantemente quando meno, osservando, per quanto accade oggi, che di là dalla scienza medica che maggiormente ci aiuta e come ieri, i modi di combattere queste epidemie siano sempre improntati alla grandissima cautela nei rapporti interpersonali.
Tag: san rocco, la peste a barga, peste
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