In questi giorni, complice la Pasqua senza dubbio, mi sono trovato a riflettere su quello che vedo in giro con un’attenzione diversa.
Io non sono un religioso, sono tutto fuori che un religioso, nel senso che non ho un rapporto preciso con la religione; credo solo che ci sia un dio, minore o maggiore non so; e che in qualche modo ogni giorno ci troviamo a dialogare con questa entità. Ma le mie riflessioni si fermano qui. Superficiale? Senza dubbio, ma questa è un’altra storia.
In questi giorni, complice una Pasqua – che forse non vivo nel senso in cui la vive un cristiano – eppure mi son trovato a riflettere sul senso vero della pasqua cristiana, sul messaggio del Cristo che muore sulla croce e risorge.
Un mio mentore mi disse un giorno, quando ancora si passavano le nottate in tipografia a preparare il giornale, che Gesù Cristo era il più grande rivoluzionario di tutti i tempi. Non me ne vogliate voi che avete una fede, ma da allora l’ho sempre vista in questo modo la figura di Gesù Cristo, morto sulla croce per difendere soprattutto un ideale, quello della bontà e dell’amore verso il prossimo. Religione o non religione, come non si può voler bene ad un uomo (o a uno che si è fatto uomo) che per questi ideali è morto sulla croce?
Bene; bontà e amore. Al di là di quello che anche in questi giorni di coronavirus continuo a leggere su Facebook e sui social dove hanno più successo le invettive e i proclami che le riflessioni sul chi siamo e sul dove andiamo, mi pare che questa Pasqua straordinaria possa regalarci un prezioso tesoro…. Proprio quello del riflettere su chi siamo e sul dove andiamo.
Il coronavirus ci ha costretti in casa, ci ha costretti ad unirci sotto la nostra bandiera, intorno ad un obiettivo comune, a farci forza l’un l’altro (a parte i soliti di Facebook di cui sopra). Io ho la fortuna di fare un lavoro che mi porta anche in questa emergenza, ora più che mai forse, ad incontrare la poca gente in giro, a guardarla negli occhi, a condividere preoccupazioni ed ambizioni per il futuro. E quello che ci leggo non è brutto, anzi, è molto bello. Le piccole cose, i gesti di cortesia e di gentilezza reciproca sono veri e non legati a consuetudine; c’è in generale un agire che è molto più slow, vivere lento… guardarsi attorno. Ci si guarda in faccia, si sorride, si indugia nello scambiare una parola di conforto o di speranza…è molto bello tutto questo. Il meglio che si possa vivere nell’attesa del ritorno alla normalità (ma siamo poi sicuri che la normalità non sia questa?).
Bontà e amore. C’è chi è morto sulla croce per questo…
Io non so voi, ma in questa Pasqua mi sono trovato a ripensare a sensazioni, valori, emozioni che era da tanto che non provavo. Al gusto di assaporare tante piccole cose. L’ho detto, non sono religioso, ma ieri sera, mentre nel silenzio straordinario di Piazza San Pietro si svolgeva la via crucis davanti ad un Papa atterrito quanto tutti noi, sono ritornato indietro nel tempo. Agli anni in cui assistevo alla via crucis di Paolo VI, in una tv in bianco e nero, con la mamma; io lì, solo in compagnia della mamma che finiva di preparare le torte di riso per la Pasqua… Mi sono reso conto, allora bambino, che non capivo nemmeno tanto quello che era quel giorno, che vivevo quei momenti con la dovuta attesa, con il giusto phatos. Erano momenti di aspettativa, innocente e vera, per i giorni a venire.
In questo mondo di oggi, sempre di corsa, non avevo più vissuto questa sensazione fino a ieri sera. Insieme a me, a Valeria, ai mie tre gatti, è come se ci fosse stata anche mia madre accanto a me, ancora a preparare i dolci della Pasqua. E’ come se fossi tornato bambino e vivessi questo momento con la dovuta aspettativa e magia. E’ come se la mamma insieme a quel Papa atterrito con la fronte appoggiata a quella croce di legno dicesse anche a me che questi sono giorni difficili, diversi, straordinari, ma sono anche giorni di speranza perché ci aiutano ad essere di nuovo noi stessi.
La Pasqua al tempo del coronavirus, o il coronavirus al tempo della Pasqua, fate voi… Domani risorge quel grande rivoluzionario che è stato Gesù. Fermiamoci allora un momento, di tempo ora ne abbiamo, per goderci questo giorno immersi in noi stessi e nei nostri sentimenti. Nel rivivere il senso vero della nostra vita che, quasi a sorpresa, ci sta regalando proprio questa emergenza. Pensiamo a quel rivoluzionario morto sulla croce per insegnarci bontà ed amore.. lasciamo allora da parte Facebook e gli “amici dell’insulto” e dell’invettiva e godiamoci noi stessi, nel segno della bontà e dell’amore di quel giovane rivoluzionario morto per noi sulla croce duemila e passa anni fa.
Tag: pasqua, resurrezione, gesù cristo
Vincenzo Cardone
12 Aprile 2020 alle 10:48
Grazie Luca per questa bella riflessione. Buona pasqua laica!