Fino a due mesi fa la data del 4 marzo evocava, nell’immaginario collettivo, la canzone di Lucio Dalla: era un bell’uomo e veniva dal mare…
Nessuno poteva pensare che quella data sarebbe diventata una linea di demarcazione epocale tra un prima e un dopo.
La scuola ne ha viste di linee così: il 1974 con i Decreti Delegati, il 2000 con l’acquisizione della personalità giuridica dell’Istituzione e la conseguente qualifica del capo di Istituto in Dirigente , solo per citarne alcune. Cambiamenti epocali certamente, le cui conseguenze ricadevano solo successivamente sul sistema scuola dopo una fase di progettazione a carico di chi dentro la scuola ci lavorava. I più vivevano queste novità come imposte dall’alto, regole cui attenersi e a cui adeguarsi.
Diverso il discorso ora: siamo stati catapultati dentro a un nuovo modo di fare scuola , subito operativi e, nella stragrande maggioranza delle realtà, senza testare preventivamente , progettare e pianificare, valutarne punti di forza e criticità.
Ma ci siamo entrati e, come una nave dobbiamo navigare dentro e saperla indirizzare verso la nostra meta che poi, fuor di metafora, altro non è se non la nostra mission.“ Fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza”, recitava la piccola orazione di quel prode navigatore dell’antichità che guidava appunto una nave oltre le colonne di Ercole.
Ecco, forse anche noi oggi abbiamo varcato le nostre “colonne di Ercole” e ci siamo avventurati in acque poco conosciute ma non per questo meno interessanti.
Accostare l’istituzione scolastica a un transatlantico che affronta il mare non è un paragone così estremo: un comandante che dirige una nave, un viaggio da compiere con la consapevolezza che l’impegno di tutti è fondamentale per far andare verso la meta; ognuno con il proprio ruolo, docenti, alunni, genitori, personale Ata, comunità di riferimento ecc.
E’ il Sistema che dirige e indirizza e questo nostro Sistema non è la semplice somma degli addendi, non è un sistema complicato, con molte pieghe che basta spiegarlo, come si fa con un foglio di carta, per capirlo e guidarlo. E’ un sistema complesso: sono le interrelazioni che si creano tra tutti i protagonisti che rendono verità alla rotta e conducono la nave al porto.
Quel 4 marzo il sistema di cui stiamo parlano sì è interrotto nei suoi meccanismi di funzionamento standard. All’inizio l’interruzione è passata come una pausa tra due momenti, 15 giorni o forse 20 ; dal nostro punto di vista dovevamo colmare un gap relativamente breve.
Nessun trauma, quindi, anche perché dall’inizio di gennaio tutto all’Isi Barga era pronto.
La piattaforma Gsuite era già attiva dal mese di dicembre, le app già operative e tutti accreditati in tempi non sospetti.
Tutto questo rientrava in un processo di innovazione che dura ormai da diversi anni, per adeguare il sistema scuola alla società della comunicazione ,per creare rete oltre la presenza; ancora non appartenevano al nostro vocabolario i termini di smart working, lavoro agile o DAD.
Era un metodo complementare alla didattica tradizionale, una integrazione ad essa , un corollario che guardava oltre la scuola e , a dir la verità, accolto non sempre con entusiasmo.
Tutte le rivoluzioni, anche silenziose, incontrano ostacoli: il nuovo che entra prepotentemente e quasi vuole sostituire il vecchio, la percezione che tutto ciò che è nuovo è migliore di ciò che prima c’era ecc ecc. Pietro Giordani e la signora De Steil discutevano su questo seppur in diverso ambito, i Futuristi e molti altri con loro. Storie passate! Che si studiano a scuola, appunto. Ma che testimoniano che la storia è fatta di corsi e ricorsi.
Da quel 4 marzo la scuola, tendenzialmente conservativa e tradizionalista , non ha avuto scelta: quel nuovo, non ben conosciuto , è diventato l’orizzonte unico in cui è stato possibile muoversi per continuare la nostra missione e supportare i ragazzi e le famiglie in questo difficile momento. Continuamente la vita ci mette di fronte a cambiamenti e non sempre dai cambiamenti nasce il Progresso.
Il progresso non è automatico, il cambiamento sì, il progresso non accade a caso, va costruito passo dopo passo e dipende da noi tutti.
Con tale spirito proattivo tutti noi , coinvolti nel cambiamento, ci siamo approcciati ad utilizzare questa nuova modalità didattica. Quel moderato entusiasmo iniziale di dicembre per l’attivazione della piattaforma Gsuite, offuscato qua e là da un po’ di diffidenza , si è trasformato in un’ancora di salvezza da afferrare a piene mani e nel miglior modo possibile.
Il cambiamento è diventato Progresso allora!
Procedevamo in una sorta di navigazione strumentale, ancora convinti che fosse una pausa tra due momenti: una pausa di 15 giorni, di 20 giorni , di 30 giorni……
Ed è così che abbiamo cominciato timidamente a mettere in pratica lo strumento della DAD , la didattica a distanza, dapprima con atteggiamenti anche diffidenti, guardinghi poi, via via, , in modo più intenzionale, pianificato e organizzato. Abbiamo proceduto tra tentativi e errori come succede all’inizio di nuove strade da percorrere tra difficoltà di connessione, tra voci che arrivavano strappate o file che non si riusciva a condividere. Un giorno assai delusi convinti che il problema non sarebbe stato risolto, un giorno soddisfatti e con la convinzione che, sì, avremmo potuto farcela.
E’ stata una progressiva maturazione per docenti , alunni e famiglie .Una reciproca fiducia cresceva nello strumento a disposizione.
All’inizio anche i social registravano questa diffidenza: così proliferavano post in cui si diceva che i prof. erano a riposo e che la scuola era finita. Solo dopo qualche giorno o settimana si è cominciato a capire che era solo cambiata la modalità ma il lavoro poteva procedere seppur con una diversa organizzazione. I ragazzi si sentivano impegnati, accompagnati e supportati . La progressiva pianificazione degli interventi diventava una sorta di normalità cadenzata che aiutava a differenziare i giorni feriali dai festivi. I compiti pomeridiani distinguevano le mattine dai pomeriggi e le interrogazioni e valutazioni concorrevano, con la fisiologica tensione preventiva, a ricordarci che la vita continuava a scorrere anche dentro le mura di casa.
E’ andato allora tutto bene?
Certo che no: lo strumento non era lì pronto e disponibile per tutti; molti alunni non avevano tablet o pc o linee assai forti da consentire la didattica a distanza.
E’ un po’ come se, nella nave di cui sopra, non ci fossero state assai scialuppe di salvataggio: diritto/dovere allo studio sono valori costituzionali imprescindibili. Le scialuppe, nel nostro caso c’erano e siamo riusciti a mettere in condizioni tutti gli studenti di potersi “salvare”: abbiamo consegnato più di 50 tra tablet e pc e , con il supporto dei tecnici informatici, cercato di risolvere anche problemi di connessione. Altri finanziamenti stanno per arrivare dal Ministero e dai progetti PON, ambienti per l’apprendimento per acquistare altri dispositivi.
Così, tra noi dell’Isi di Barga, ha preso piede definitivamente la DAD, didattica a distanza. Il termine è freddo e asettico, rientra tra i numerosi acronimi diffusi nel linguaggio specifico, spesso impronunciabili negli incontri consonantici difficili, maneggiati dagli addetti ai lavori. Forse abbiamo fretta anche nel pronunciare i suoni delle parole e per questo li usiamo così frequentemente.
Il nostro tentativo, come quello di tante altre scuole, è stato quello di dare a questo termine un’anima, fatta di empatia e relazione perché NOI lavoriamo con le persone e le persone non sono dei numeri o delle entità astratte.
E allora abbiamo piano, piano imparato a cogliere la presenza dietro lo schermo, a sentire la partecipazione dell’altro nascosto dietro una telecamera, a ascoltarci nel rimbombo della voce che non riconosciamo, a parlare senza timidezza, a interagire a fare interrogazioni e interventi che simulano la scuola vera.
In questi due mesi il viaggio è proseguito con una risposta buona dei nostri studenti che, come noi e con noi, sono maturati nell’interiorizzazione dello strumento.
Lo strumento si è via, via perfezionato: riunioni di staff per garantire il coordinamento e il monitoraggio delle attività, consigli di classe , consigli di istituto e webinar di formazione per i docenti, rimodulazione degli interventi e dei progetti posti in essere dalla scuola.
A livello ministeriale stiamo passando dalla pratica alla teoria: prima si parlava di DAD, ora si comincia a parlare di DADT ( didattica a distanza totale) e di linee guida Dad. In altre parole la navigazione strumentale del primo periodo, le buone pratiche messe in campo stanno per diventare il codice di navigazione.
I codici nella scuola sono importanti certo ma sono avulsi dalla realtà: il vero merito si ha quando i codici incontrano e rispondono ai bisogni realmente emersi nella Comunità educante.
Il percorso che si sta delineando è senz’altro interessante e foriero di risvolti positivi se non perdiamo mai di vista il concetto di Nuovo Umanesimo e le realtà dove viviamo, soprattutto ora che abbiamo capito che la pausa sarà molto più lunga di quella inizialmente ipotizzata: 15-20-30 giorni ora sono diventati 2-3 mesi e forse più.
Ma non basta: perché il cambiamento diventi il Progresso di cui sopra, dobbiamo continuamente riflettere sull’agito e operare le doverose rimodulazioni: la nostra nave trasporta le persone!
E se il nostro lavoro è ora smart working ( lavoro intelligente) , ecco dobbiamo interpretare quell’intelligenza nel senso che Goleman le ha dato: intelligenza emotiva!
E’ nel momento della mancanza che ci rendiamo conto di quanto ciò che prima era normale e scontato sia strutturale nella nostra esistenza. Normalità e eccezione non sono concetti fissi e immutabili ma cangianti e flessibili che si e CI arricchiscono reciprocamente.
Abbiamo tutti capito che la scuola è molto altro: è presenza, è scambio, è fisicità, divertimento, è guardare fuori dalla finestra.
La scuola è spensieratezza e ansia: ossimori che mimano la vita che sta là fuori, oltre le mura di casa.
Abbiamo capito che l’ansia e lo stress scolastico scompaiono con il passare degli anni, che i ricordi legati alla scuola si liberano degli elementi negativi e si rivestono solo degli elementi positivi. Anche questo periodo deve rientrare in questo meccanismo . E’ per questo che, a due mesi dalla chiusura e, forse a metà del nostro viaggio per mare, era necessario chiamare sulla nave esperti che potessero in qualche modo aiutare i ragazzi anche nella gestione della componente emotiva . E’ così che, rimodulando un progetto della Provincia di Lucca, abbiamo accolto tra di noi una figura specializzata nella gestione di questa emergenza per fare coaching insieme ai ragazzi, per aiutarli ad affrontare lo stress di un esame di stato particolare e per supportare tutti a realizzare quel Progresso dal cambiamento che, abbiamo detto, è stata la nostra rotta da seguire.
Perché anche questo periodo sia vissuto nel migliore dei modi.
Abbiamo capito che lo studio a casa a casa, la riflessione su ciò che ci viene spiegato , è una fonte inesauribile di arricchimento , cibo per l’anima senza il quale tutto appare più arido e effimero. Possiamo sopravvivere e dobbiamo guardare oltre con positività.
Nello stesso tempo stiamo già assaporando la gioia di rivederci, ognuno nel proprio ruolo anche codificato: il docente che sollecita all’impegno, lo studente che talvolta svicola, la famiglia che collabora ecc
Ognuno nel suo ruolo perché la scuola è un sistema complesso e funziona solo se TUTTI fanno la propria parte: chi sul ponte di comando, chi in sala macchine, chi a poppa , chi a prua . Tutti ugualmente importanti se consapevoli di essere parte di un ingranaggio che dovrebbe traghettare le nuove generazioni verso lidi migliori. Siamo stati Bravi? Ai posteri l’ardua sentenza!
Noi ci abbiamo messo il nostro impegno, la nostra passione.
Senza la passione non si va lontano, i nostri ragazzi lo sanno bene; loro che hanno risposto cosi sollecitamente agli stimoli dettati dal nuovo e inaspettato scenario della pandemia. La cultura salverà il mondo è il nostro motto, lo salverà se riusciremo a far passare alle nuove generazioni quel concetto di Mutazione e Riscontro che Machiavelli racconta nel cap. 25 del Principe.
Ci abbiamo messo il nostro impegno, l’impegno nel riscontrarci con il contesto , abbiamo imparato a mutare e a mutarci: diposizione al cambiamento e resilienza.
E’ quello che abbiamo cercato di fare tutti insieme per condurre la nostra nave in acque migliori . Se stiamo procedendo bene è perché Tutti stanno facendo la loro parte.
E il viaggio continua, quel viaggio iniziato il 4 marzo! “Non era un bell’uomo ma veniva dal mare…”
I docenti dell’ISI Barga
LA VOCE DEI RAGAZZI
E’ strano vivere questa situazione della didattica a distanza perché tutto d’un tratto ci siamo trovati a vivere un’esperienza totalmente nuova, sia per noi che per i professori e abbiamo iniziato a comunicare attraverso uno schermo.
Apprezziamo lo sforzo dei professori che da subito si sono attivati con lezioni online per riuscire a portare avanti i programmi di studio anche quando si pensava che lo stop sarebbe durato due settimane o forse un mese. Purtroppo questa situazione si è protratta e durerà ancora per un po’; quindi, nel bene o nel male, abbiamo dovuto accettare tutto ciò. La didattica a distanza consente a noi ragazzi di continuare il nostro percorso di studi e , per chi deve affrontare la maturità, arrivare in fondo al percorso.
Dalla scuola abbiamo avuto la possibilità di avere dispositivi elettronici, così tutti possono partecipare alle lezioni a distanza. Le piattaforme funzionano ma non possiamo non sottolineare che seguire attraverso uno schermo non sarà mai come assistere a una lezione faccia a faccia con i nostri professori: mantenere l’attenzione è più difficile, l’uso prolungato di dispositivi elettronici causa stanchezza e qualche problema di connessione può complicare ulteriormente l’efficacia del collegamento.
Il momento storico che stiamo vivendo ci ha segnato tutti e questa nuova esperienza didattica di certo non la dimenticheremo.
Prima ci capitava di sottovalutare la didattica tradizionale , adesso non vediamo l’ora di tornare sui banchi, nelle nostre aule, nella nostra scuola.
Un gruppo di ragazzi dell’Isi di Barga
Tag: riflessioni, ISI Barga, ragazzi, studenti, docenti, didatticva a distanza
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