Nella vita ci sono momenti in cui il caso ti fa incontrare delle persone che da subito vivi come fossero vecchie conoscenze perse di vista in un giorno mai esistito ma che reputi possibile sia accaduto e senti di essere stato fortunato a rivederle, così, magicamente riallacciando quel mai iniziato discorso che però è sempre presente in chi vive con amore la sua valle e che gli porta la storia, soprattutto della gente. Questa fu la mia impressione quando per la prima volta in vita mia scambiai due parole con Pietro Ciambelli, che nel modo di presentarsi, dalla parola “calda” e calma, capì subito che di fronte a me stava un maestro di scuola e di vita.
Si era a Castiglione Garfagnana per una di quelle occasioni del gran rispolvero storico di Domenico Cecchi, quello sfortunato figlio della nostra terra, un cartografo dei migliori. Lui aveva letto qualcosa del personaggio scritto da me, forse sul Giornale di Castelnuovo di Andrea Giannasi, come io avevo letto qualcosa sempre sul solito giornale circa le sue rievocazioni storiche del tempo che fu. Scambievolmente ci s’interessò agli impegni futuri e ricordo che lo incoraggiavo ad andare avanti nel suo lavoro di recupero della memoria. Perché, leggendo i suoi articoli percepivo avessero un valore che andava ben di là dal mero scritto di ricordi d’ambiente valligiano. Cioè, erano cose per noi ma che rendevano a tutti e benissimo un mondo tutto particolare che ancora non riesco a definire come particolarità di una diversa Toscana ma più ampiamente come una parte d’Italia scarsamente conosciuta e che ora andava recuperandosi in maniera molto efficace, con parole di una semplicità esaustiva e mai fuorviante dal preciso recupero mnemonico.
In altre parole, per me, stava creando pian piano una sorta di dizionario, così come lo è il libro che offre e pone nelle mani di tutti, dati e precise nozioni sui vecchi mestieri, le tradizioni, le usanze, di un mondo reale nel suo giornaliero svolgimento che ora, nel ricordo, mostra tutta la sua autentica, disperata ma salvifica forza sociale.
Oggi, appunto, tutto quel piacevole racconto letterario è raccolto nel libro “Garfagnana: l’altra Toscana” pubblicato nell’ottobre 2018 da La Garfagnana Editrice, che la moglie del Maestro Ciambelli, Carla, ha voluto farmi avere in questi giorni in ricordo della nostra conoscenza. Un gesto molto apprezzato e che mi ha sospinto a questo scritto che in qualche modo lo ricordi.
Passato più di un anno, in un mondo che macina tutto in quattro e quattr’otto, parrebbe di parlare di una cosa ormai vecchia come i ricordi che sono lì, dentro ma non è così e questo va detto con forza. Perché questo è un libro che non concede niente alla fantasia, alla poesia di un racconto romanzato, al descrivere se stessi per poi porlo agli altri, a voler ricordare con pesantezza di dati che hanno sempre la forza di allontanare la gente dai libri: niente di tutto questo e ciò che è di personale dell’Autore è solo sfiorato o toccato con una leggerezza che non fa uscire l’opera da canoni ben precisi. Sono racconti che curano con l’utilissima semplicità di scrittura i dati e le nozioni a comporre un libro di memorie tra tecnico e il didattico, tanto chiaro nelle descrizioni da farsi pronto alla consultazione, quindi quasi un dizionario che sfogliato risponde a tante curiosità, come e cosa sia stato quel mestiere oggi scomparso, cosa e come fosse la vita nel passato, più che altro come fosse qui in valle.
Il maestro Ciambelli lo incontravo anche a Castelnuovo e così riprendeva quel feeling e lo rivedo con quel suo sorriso invitante al dialogo e lo vedevo, seppur mai visto, seduto alla sua cattedra a invogliare gli scolari nello studio e magari a renderli edotti sul nostro passato abbastanza recente. Un mondo che il Maestro aveva visto spegnersi giorno dopo giorno, in un’Italia che si stava incamminando verso un miglioramento economico che si lasciava dietro tutta una socialità più piccola ma certamente più umana. Erano gli anni in cui si andava a letto la sera e si diceva: oggi è così ma domani sarà un poco meglio. Oggi, rispetto a quello ieri è tutto diverso e come ci fa capire il maestro Ciambelli nei suoi racconti, tutto è cambiato anche socialmente, con attività sorpassate dal progresso e che qui si ritrovano nella loro precisa verità.
Desidero chiudere queste note in ricordo di una persona che ho stimato con alcuni incipit dai suoi racconti che chiariscono quale sia il punto forte: l’asciutto e incisivo modo di scrivere. Titolo I negozi del nostro passato e leggiamo:
Amara constatazione ma reale. Nei piccoli paesi di montagna non esistono più botteghe. Le cause sono molteplici, ma quella più calzante che poi racchiude tutte le altre, è la mancanza di popolazione. Non è possibile mantenere in vita esercizi commerciali improduttivi dove le vendite sono esigue, per non dire nulle, e dove il fisco è notoriamente presente falcidiando gli scarsi profitti. …
Altro incipit molto forte si trova in La scuola del passato si parla della Garfagnana ma ciò vale per tutti:
Visitando i paesi della Garfagnana ma il fenomeno è ben visibile anche altrove, una cosa si nota subito: la mancanza di bambini e ragazzi in età scolare.
Le aie, le piazze, i vicoli sono pressoché deserti e silenziosi. Le grida e i frastuoni dei garruli fanciulli di poetica memoria non esistono più. I giochi come la campana, i quattro cantoni, le palline, il filetto che hanno reso felici tanti ragazzi delle nostre aree montane e collinari, sono ormai un ricordo del tempo andato.
Si vedono solo anziani e vecchi che si trascinano lentamente sotto il peso dei loro anni. Che tristezza!
La maggiore parte delle abitazioni è abbandonata e quelle abitate contengono per lo più una o due persone. …
Ma vediamo ora come tratteggia Ciambelli un mestiere che si è fatto raro come Il mugnaio:
Camminando lungo un corso d’acqua di ruscelli o torrenti, che scorrono verso il basso, si incontrano strutture murarie ormai fatiscenti, abbandonate, vicine al crollo definitivo, coperte di piante spontanee e sterpaglie che quasi ne nascondono la loro presenza.
Sono i resti di vecchi mulini, una volta molto attivi nella loro opera di molinatura di vari cereali come grano, segale, granturco e naturalmente le castagne secche. Ora l’agricoltura è pressoché scomparsa dai nostri monti e colline e pertanto non sussistono più i requisiti per la loro presenza e funzionalità e di conseguenza quelle degli operatori del settore, ossia i mugnai. …
Credo che questo libro, ribattezzabile Come si era, se da un lato ben ricordi e descriva nel suo intelligente essere il maestro Pietro Ciambelli, dall’altro, per la sua natura, dovrebbe essere preso a testo in tutte le scuole elementari e di quando in quando esser letto e commentato, con l’intento di riuscire a mantenere vive le nostre radici, quel nostro passato che sta dietro al nostro presente.
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