Giuseppe era balzato in piedi e guardava furibondo verso la porta di cucina.
“Buonasera!”
Entrò un uomo alto quasi due metri, completamente calvo e vestito in modo decisamente strano, con un cappotto a quadretti blu e rossi, il papillon verde e un paio di pantaloni che gli arrivavano alla caviglia e lasciavano scoperti i calzini bianchi…ai piedi scarpe da ginnastica.
Giuseppe lo guardava con le fiamme negli occhi, non sapeva cosa pensare ma era pronto a sferrare un attacco.
L’uomo sorrideva con fare amichevole.
Adele, ferma immobile, guardava prima uno e poi l’altro.
Passarono lunghi secondi poi Giuseppe esplose:
“Chi è lei? Cosa vuole? Perché è entrato in casa mia, come ha fatto ad aprire la porta?”
L’uomo lo guardava sorridente e rispose che la porta era aperta ma non fece in tempo a finire la frase che Giuseppe continuò:
“Non è vero!!!Mente sapendo di mentire!!La porta era chiusa a chiave e lei è entrato, chi le ha dato la chiave di casa?” un’ombra improvvisa passò sul suo volto, gli occhi si iniettarono di sangue e si girò verso Adele: “Tu!!! Sei stata tu!! Hai dato le chiavi a questo qui, lo hai fatto venire in casa mia!!Come hai potuto??”
“Giuseppe calmati non ho dato le chiavi a nessuno”
“Bugiarda!! falsa bugiarda assassina mi hai tradito, hai violato la mia privacy!!! Come hai potuto???”
Adele e l’uomo si guardarono
“Non era pronto” disse lei
“Non sono mai pronti, fan tutti così all’inizio” rispose l’uomo
Giuseppe ascoltava come non aveva mai ascoltato in vita sua.
“Di cosa state parlando?? Cosa state dicendo?? Chi è questo qui? Cosa ci fa in casa mia, chiamo i carabinieri, lo faccio arrestare!!!”
Si lanciò verso il telefono di casa, poi si ricordò che lo aveva lasciato in sala la sera prima e sicuramente si era scaricato, si girò di scatto guardando i due con occhi furibondi per assicurarsi che non lo colpissero alle spalle e li vide nella stessa posizione di prima, sorridenti che lo guardavano.
Batté col piede sul pavimento sperando di sentire il vuoto e invece il pavimento rispose al colpo, questa volta non era rassicurante…avrebbe sperato di trovarsi in un sogno, era stanco e gli veniva da piangere.
“Perché mi guardate? Chi siete? Cosa volete?”
“Giuseppe calmati bevi un goccio d’acqua” Adele fece per passargli il bicchiere ma Giuseppe con un balzo repentino lo prese e lo scaraventò a terra.
“Cosa hai messo dentro quell’acqua? Era droga? Che cosa mi hai fatto bere? Cosa sta succedendo? Dove sono? Chi siete? Chi è questo qui?”
Adele guardava l’uomo preoccupata, l’uomo sorrideva tranquillo e pacifico, stava fermo nella stessa posizione in cui era entrato, non muoveva un dito, sembrava finto.
Disse:
“Adesso si calma, tranquilla”.
Giuseppe iniziò a respirare affannosamente, in effetti si stava calmando, cominciò a sentire un calore scendergli giù per le gambe e temette di essersela fatta addosso. Si toccò i pantaloni del pigiama davanti, poi dietro, erano asciutti, si sentì felice. Battè col piede sul pavimento e quello rispose, questa volta rassicurante. Si sedette sulla sedia stanco e mise la testa tra le mani.
Passarono lunghi secondi poi Giuseppe alzò la testa e guardò Adele e il suo amico con espressione pacificata.
“Chi è?” riuscì a dire solo questa cosa.
“Buonasera e grazie di avermi accolto in casa tua, è molto carino qua”
Giuseppe non ci credeva. Lo guardò come si guarda uno scemo, aprì la bocca per dire qualcosa ma di nuovo uscì un rantolo gutturale muto. Deglutì.
“Non ti devi preoccupare” continuò sorridente l’uomo che adesso si era messo a sedere e sorrideva con la bocca, ma gli occhi erano seri e lo fissavano intensamente.
“Siamo amici, non devi temere, non ti sta accadendo niente di brutto Giuseppe, nessuno ha violato la tua privacy perché nessuno ha intenzione di fare niente che sia contro la tua volontà. Il libero arbitrio è Sacro e noi lo rispettiamo. Se sono venuto in casa tua stasera è perché la tua compagna ti ama veramente e desiderava da tempo mettersi in contatto con te, mi chiamo Sirino”
Sirino? Che nome è? Giuseppe lo guardava stranito. Non aveva mai sentito un nome tanto ridicolo…Sirino…ma che nome è? Non riusciva a formulare altro pensiero mentre lo osservava, seduto sulla sedia della sua cucina, sulla sua sedia della sua cucina della sua casa…Sirino…che nome è?
“Ti starai chiedendo che nome è Sirino!”
Disse sorridente e felice l’uomo pelato col paillon e le scarpe da ginnastica che si era seduto nella cucina di Giuseppe con fare amichevole entrando dalla porta di casa sua, chiusa a chiave. Giuseppe era certo di averla richiusa, non poteva sbagliare, la porta e il pavimento erano le uniche due certezze che aveva in quel momento.
Batté col piede, il pavimento rispose…era certo, se c’era il pavimento aveva anche chiuso la porta a chiave.
“Non preoccuparti se non riesci a parlare, io ti capisco lo stesso e sono qui per rispondere a tutte le domande che vorrai farmi. Sirino è il nome di un massiccio montuoso della Basilicata che comprende alcune delle maggiori cime dell’Appennino meridionale tra cui: Monte Papa (2005 m), Cima de Lorenzo (2004m), Timpa Scazzariddo (1930m) e Monte Sirino (1907 m)”
Giuseppe aveva sgranato gli occhi per guardarlo meglio… L’uomo sembrava leggere in un gobbo invisibile, la sua voce aveva assunto un tono metallico e mentre la bocca continuava a sorridere gli occhi erano seri e lo guardavano oltrepassandolo mentre continuava a parlare così:
“La denominazione del massiccio prende il nome dalla vetta principale che è superata in altezza dal monte Papa, di cui non è pervenuta la cifra numerica che indica l’esatta altitudine. Sirino deriva a sua volta il nome dal fiume che vi nasce, Siris, l’attuale Sinni, la cui radice sanscrita sar significa scorrere, fluire. Alla foce del fiume anticamente era situata la città di Siris”
Ci furono lunghi secondi di pausa in cui Giuseppe aveva perso tutto, non riusciva più a parlare, non riusciva più a pensare, l’unica cosa che faceva era battere ossessivamente col piede sul pavimento.
“Non stai sognando Giuseppe, è inutile che continui a battere col piede, non è un sogno, se vuoi ti tocco così ti faccio sentire che esisto in carne ed ossa, sono fatto proprio come te!”
Sirino allungò un braccio ma Giuseppe fece un balzo indietro e cadde giù dalla sedia.
“Oh scusa non volevo farti cadere”
Giuseppe a terra lo guardava terrorizzato.
“Chi…chi sei? “
“Te l’ho detto, mi chiamo Sirino!”
Giuseppe si ricordò che c’era anche Adele e girò gli occhi verso di lei. La vide sorridente, tranquilla, con lo sguardo profondo che lo fissava piena di compassione e amore. Si sentì un pochino rassicurato, ma non troppo, si alzò e si rimise seduto sulla sedia.
“Che ore sono?” riuscì a dire.
“Ma non saprei, il tempo è relativo, che ora preferiresti che fosse?”
Sirino sorridente e zelante, sembrava un cameriere alla sua prima prova nella sala di un grande albergo, la sua gentilezza, era bilanciata dallo sguardo serio e profondo che contrastava col sorriso della bocca e con l’abbigliamento improbabile. Sembrava qualcuno o qualcosa travestito male o forse appositamente studiato per spiazzare l’osservatore.
Giuseppe non sapeva cosa pensare, non sapeva cosa fare e non sapeva dove guardare. Si sentiva sotto osservazione, un’osservazione però diversa da quella che subiva ogni volta che entrava in un locale pubblico.
Ci sono vari tipi di sguardo infatti. C’è quello sospettoso, ostile e beffardo, tipico degli ambienti chiusi, dove il nuovo fatica ad entrare e forse non è nemmeno il caso che ci provi. Ci sono gli sguardi curiosi, che forse son peggio di quelli ostili perché celano reazioni imprevedibili delle quali nulla o quasi possiamo anticipare. Poi ci sono gli sguardi di chi finge di non guardarti, quelli che celano la paura dell’altro, del diverso, del nuovo.
E’ raro trovare uno sguardo limpido, diretto, pulito, onesto e franco.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima e Giuseppe in quel momento aveva di fronte due anime che lo osservavano…
(continua)
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