La scomparsa (Nona puntata)

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La Scomparsa

(Nona puntata)

Dormire, desiderava dormire Giuseppe, ma quello che più bramava era un sonno senza sogni e invece, non appena chiudeva gli occhi, entrava in nuove avventure che sembravano reali, così reali che non riusciva più a distinguere il sogno dalla realtà.

In effetti, pensandoci, tutto questo potrebbe essere solo un grande sogno, Giuseppe che batte il piede, Adele che scompare, il maresciallo che perde il sonno, il dottor Giannini che cerca una spiegazione logico-razionale, la povera Ermelinda, che non si dà più pace, Benito Roncalli e Tiziano, Lucrezia e poi lui: Sirino…tu che stai leggendo ed io che sto scrivendo.

Un gran sogno verosimile.

La vita in fondo, non è tutta un sogno?

Lo sapeva bene Calderon De La Barca, che ci scrisse una delle più belle commedie che siano mai state pensate, lo sapeva Luigi Pirandello, che sul confine tra realtà e sogno, tra sanità e follia ci ha creato capolavori intramontabili…lo sapevano tutti i grandi, lo sanno i mistici che da sempre cercano il modo migliore per poter risvegliare l’essere umano dal sonno nel quale vive.

Ma allora, se tutto questo è solo un sogno, a cosa giova darsi tanto affanno?

Dice Calderon De La Barca, nel finale dell’opera poc’anzi citata dal titolo “La vita è sogno”:

“Ma sia questa realtà o sogno una sola cosa importa: agire bene. Se è realtà perché lo è, e se no, per acquistare amici nel momento del risveglio”.

Questa frase dovrebbe far riflettere profondamente tutti noi, qui sta racchiuso tutto il senso maieutico della Letteratura, che serve appunto a questo, a far riflettere su noi stessi, sulle nostre fragilità e difficoltà che sono quelle dell’essere umano e la cosa divertente, che poi tanto divertente non è, sta nel fatto che la storia ci dice che le difficoltà, gli affanni, le dinamiche interiori, sono sempre le stesse. Cambiano i secoli, cambia il panorama, ma la sostanza resta immutata.

In tempi come quello che stiamo vivendo, la necessità di risvegliarsi a una vita più umana si fa drammatica e urgente. Sembra retorica parlarne ma non lo è. Pare che la famosa linea di non ritorno sia stata superata, la nostra era si avvia verso un futuro incerto e oscuro, un futuro in cui essere ottimisti è sinonimo di cecità. Ma allora cosa ci resta da fare? Se non abbiamo capito finora che il mondo è tondo e che siamo tutti sulla stessa barca, lo capiremo presto. Lo aveva capito Pasolini che gli estremi si toccano, lo capiremo tutti volenti o nolenti.Ma allora cosa ci resta? Ci restano i valori umani, primo tra tutti l’Amicizia, che è una forma di Amore. Amicizia, Solidarietà e Accettazione.

E Adele?

La storia di Adele proseguirà, per chi vorrà leggerne ancora, ma diventerà un racconto cartaceo. L’esperimento del romanzo di appendice finisce qui, con un finale aperto, che lascia ognuno di noi libero di decidere come vuole far finire la vicenda.Quanto a me, il finale l’ho deciso e lo metterò nero su bianco in tempi brevi.

Dedico quest’opera che ricordo essere completamente frutto della mia fantasia e quindi ogni riferimento e fatti e persone è puramente casuale, alla poetessa Angela Guadalupe, prematuramente scomparsa quest’anno.Con lei e non solo, avevo partecipato a un progetto dal titolo “Zarpamos”, salpiamo, che si riferiva proprio al fatto che la vita è un viaggio. Angela è salpata per il viaggio vero e noi tutti dobbiamo continuare a seguirla nel concetto di viaggio luminoso, perché se la vita è un sogno come credo fortemente, Angela è sempre tra di noi, solo in altra forma.

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