FORNACI – Si è svolta ieri sera presso l’auditourum di KME in viale Battisti a Fornaci, l’udienza generale relativa all’inchiesta pubblica sul progetto del gassificatore. Dopo quella preliminare di qualche giorno fa, ieri sera era il turno dell’azienda che doveva presentare le motivazioni che hanno portato KME a scegliere di realizzare una piattaforma energetica tramite un co-inceneritore che brucia prevalentemente pulper di cartiera; i benefici del progetto ed anche quelli, secondo l’azienda, di risparmio in termini di impatto ambientale e di consumi. Permettendo a KME di ridurre enormemente i costi energetici ed al contempo riducendo le emissioni attuali dello stabilimento.
Ovviamente la lunga illustrazione di tutte le parti del progetto da parte dei consulenti che hanno lavorato e lavorano a questa operazione, è stata mal sopportata ed in alcuni casi non è stata gradita da chi invece da due anni lotta contro questa possibilità. Ci sono stati anche alcuni momenti di interruzioni della illustrazione, a causa di alcuni reazioni accese, ma alla fine si è arrivati alla conclusione della lunga serata.
Tra gli interventi iniziali quello di introduzione, alla presenza del presidente dell’inchiesta e dei due commissari, nominati uno per parte, del direttore dello stabilimento di Fornaci Michele Manfredi.
Tra i passaggi del suo intervento anche quello relativo al futuro dello stabilimento: secondo Manfredi con l’attuale assetto non si possono impegnare tutti i 536 dipendenti dello stabilimento; 473 sono infatti in cassa integrazione in deroga garantita fino a settembre 2020 e di questi 51 sono alla massima cassa integrazione.
Lo ha ribadito anche il primo dei consulenti che ha preso la parola, Francesco Picozzi. L’attuale situazione, con l’approvvigionamento elettrico garantito dalla rete nazionale, non sostiene in alcun modo il progetto di rilancio dello stabilimento.
Per questo, ha detto ancora Manfredi, è necessaria quindi questa trasformazione con l’auto produzione energetica in grado di portare al massimo la produzione dello stabilimento e salvaguardare i posti di lavoro, anzi farli crescere..
Tre anni per realizzare il progetto se verrà autorizzato con circa 8 milioni di costi annui e 100 operai impiegati di media nella costruzione ogni anno.
Negli interventi successivi è stato illustrato per filo e per segno il progetto e soprattutto come verrebbe realizzato e costruito questo impianto che secondo gli esperti dell’azienda garantisce e il rispetto dei limiti emissivi e la sicurezza, non ha impatti anomali sul paesaggio, nonostante un camino dei fumi alto cinquanta metri, in quanto inserito in un contesto industriale e lungo un fiume, il Serchio, pieno zeppo di insediamenti industriali. Un progetto (la pensa come si sa diversamente il comune di Barga tanto è che è in corso il ricorso al Tar presentata dalla KME per l’invariante urbanistica e ambientale portata avanti dall’ente locale) che rispetta i vincoli del piano strutturale intercomunale, del regolamento urbanistico comunale, dove non sono presenti beni architettonici tutelati e nemmeno beni di rilevante archeologia industriale; un progetto non gravato insomma da qualsivoglia vincolo ambientale e urbanistico in linea di massima.
C’è voluto comunque una udienza oceanica per finire la presentazione del progetto, con la riunione, iniziata alle 18, che è finita solo alle 22.
Ora tocca alle altri parti prendere la parola; sia quelle che sostengono il progetto di KME e soprattutto quelle che non lo sostengono e che nelle prossime sezioni dell’udienza generale, peroreranno le ragioni del no al progetto, i punti di debolezza del gassificatore ed anche quelli dei pericoli connessi, i rischi di una realizzazione di tale portata per la Valle,. Insomma tutto quello che per chi lotta contro il gassificatore, non può permettere che la Regione arrivi alla approvazione di questa piattaforma energetica.
Se ne riparlerà a Barga, al teatro dei Differenti, il prossimo 28 febbraio alle ore 21.
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Tag: gassificatore, inchiesta pubblica, kme
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