Il maresciallo dette all’appuntato il compito di trascrivere la testimonianza mentre cercava il numero di telefono del Dottor Giannini. Iniziava a pensare di aver bisogno lui stesso di una cura ricostituente e di qualcosa che lo aiutasse a dormire e a gestire gli sbalzi d’umore. Si perchè a volte, quando era solo, gli veniva da ridere a ripensare a certe scene, che se le avesse viste in un film non ci avrebbe creduto, figuriamoci a doverle mettere a verbale…Adesso la vicenda si colorava della testimonianza di due ragazzi giovani, che sostenevano entrambi di aver visto gli occhi dell’uomo seduto al bar cambiar colore. Lo dicevano entrambi, non poteva essere suggestione.I due non si conoscevano tra l’altro, ed era mattina presto quando avevano visto…”Insomma” diceva tra sé e sé “se fosse stato di sera, magari in discoteca, si sarebbe potuta intraprendere la pista della sostanza psicotropa..ma così, di mattina”. Non era possibile niente, nessuna ipotesi risultava credibile ormai. Il giorno prima lo aveva passato ad ascoltare i due ragazzi, prima uno, poi l’altro, poi insieme. La versione era sempre la stessa. Quando Tiziano si era recato fuori dal bar per prendere l’ordinazione, l’uomo dalla voce flautata gli aveva chiesto due succhi di agave e di fronte al suo restare interdetto si era stupito del fatto che non lo avessero.Aveva poi iniziato una lunghissima spiegazione sugli effetti benefici del succo di agave, sul modo in cui doveva essere assunto e precisamente al mattino a digiuno e sulla zona di produzione, l’America centro-settentrionale anche se alcune specie si erano acclimatate nel bacino del Mediterraneo.La donna che sedeva accanto a lui (Adele?..boh, sembrava di si) pare lo guardasse come sotto ipnosi, non batteva gli occhi, non aveva alcuna espressione sul volto, era serenamente seduta e lo fissava, ma sembrava da un’altra parte.
“Ah, se le sembra strana non si preoccupi, le stiamo solo facendo un riassestamento dei punti energetici, era completamente disconnessa”
Queste parole se le ricordava benissimo Tiziano perché le aveva pronunciate proprio mentre lui aveva dato un’occhiata alla donna e non aveva fatto in tempo a pensare niente, che il tipo gli aveva già risposto.Tiziano era andato in confusione e l’uomo a quel punto gli aveva detto che era normale sentirsi un po’ frastornati, che era l’effetto della risonanza ma che gli sarebbe passato in una settimanetta. Aveva detto così. Gli aveva detto che i giorni seguenti si sarebbe sentito stanco e gli aveva consigliato di non mettersi alla guida e anzi, di cercare di dormire il più possibile. Gli aveva anche detto che se avesse sentito uno strano rumore nelle orecchie, tipo un rombo sordo, di non preoccuparsi, che era il rumore dei motori e ancora non erano riusciti a eliminarlo.Aveva detto così e Tiziano era rimasto bloccato, con lo sguardo attonito a fissare quell’uomo e aveva visto gli occhi diventargli gialli. L’altra testimone stava uscendo in quel momento dal bar e passando accanto a loro giurava di aver sentito un rumore come di motori e nel momento in cui aveva girato la testa stragiurava di aver visto una luce strana intorno ai tre e le era sembrato che gli occhi dell’uomo seduto fossero luminosi, come se dentro ci fossero due lampadine accese…Poi le due testimonianze si interrompevano, nessuno dei due si ricordava più niente, a parte lei che aveva sentito una voce dire: “Questa la prendiamo”. Poi il niente…si erano ritrovati seduti al tavolino, i due erano scomparsi, nessuno aveva visto niente, nessuno si ricordava di niente. Tiziano era entrato e la proprietaria del bar gli aveva chiesto, con fare malizioso, se avesse finito di amoreggiare con la sua fidanzata, che c’era da fare le colazioni. Quando lui aveva provato a dire che non la conosceva,lo aveva guardato con un’espressione talmente di sufficienza che si era quasi vergognato di aver detto una bugia… e infatti non l’aveva detta!!!! Lui quella ragazza non la conosceva per davvero, non si erano mai visti prima! A quel punto Tiziano aveva detto che stava servendo due persone al tavolino ma pare che nessuno avesse visto nessuno…tutti ciechi?Tiziano iniziava ad agitarsi.Erano due ore che stava seduto in caserma, il maresciallo gli aveva anche dato il permesso di fumare. Aveva le gambe che tremavano ed era rosso in viso.
“Maresciallo, possibile che nessuno abbia visto niente a parte la Lucrezia?”
Si chiamava così l’altra testimone, Lucrezia Palmieri e faceva la commessa in un negozio di ferramenta.Era andata a far colazione in quel bar per caso, quella mattina si sentiva stanca, stufa, annoiata. Era un po’ annoiata di tutto ed ultimamente stava riflettendo molto, le sembrava che niente avesse senso. Da quando aveva trovato quel lavoro le pareva che la vita si fosse fermata. Certo, aveva un posto fisso, uno stipendio fisso e si trovava anche bene in quel negozio. Il proprietario era un tipo alla mano, gentile e simpatico e la pagava regolarmente e bene. Doveva sentirsi una ragazza fortunata, di questi tempi trovare un lavoro sicuro, tranquillo, onesto, era una specie di benedizione. Per questo non osava far trapelare niente, ma dentro era inquieta.Una strana insoddisfazione la coglieva ovunque. Guardava le persone e le parevano senza senso. “Adesso finalmente metterai su famiglia!” le aveva detto sua cugina zitella, che parlava per voce di sua nonna che riportava i discorsi di sua zia, la sorella di sua madre, la quale invece faceva finta di niente, ma la controllava costantemente e stava aspettando un nipotino da tanto tempo, che se non glielo faceva avrebbe avuto il peso della delusione di tutta la famiglia.Lucrezia queste cose le vedeva e stava zitta, sorrideva, diceva sempre di si, ma dentro si sentiva morire. Il futuro che le si prospettava non le piaceva, era già tutto deciso
“Possibile?” Si chiedeva. “Possibile che sia già tutto stabilito? E se io volessi andarmene via? E se io non volessi fare un figlio? Se non mi volessi trovare un marito?”
Era qualche tempo che quando andava a letto la sera, che chiudeva la porta,che si toglieva i vestiti, che si scioglieva i capelli e si pettinava, era qualche tempo che le si affacciava un pensiero, quasi una voce che le diceva che lei non apparteneva a nessuno, che era libera, che nessuno le avrebbe potuto mettere le mani addosso perché era sacra.Questa cosa di essere sacra la faceva sentire diversa, speciale, importante. Passava le giornate così, lavorava e poi, tornata a casa, guardava fuori dalla finestra. Le piaceva tanto, poteva restarci ore a fissare il paesaggio, sempre uguale eppure sempre diverso, così tranquillizzante. Stava così, senza fare niente, senza nemmeno pensare a niente, semplicemente stava a fissare il profilo delle montagne ed ascoltare i rumori, gli animali, le macchine, gli uccelli, le voci dei passanti, i cani del vicino che quando iniziavano ad abbaiare non smettevano mai. Più di tutto però le piaceva guardare il Cielo, le era sempre piaciuto fin da piccola, era l’unica cosa che la rendeva felice, alzare gli occhi e guardare il Cielo. Si ricordava quando di notte vedeva le stelle e provava uno strano entusiasmo. Crescendo quella gioia si era trasformata impercettibilmente in malinconia, un senso di tristezza le prendeva a volte, come se le mancasse qualcosa, una nostalgia strana, come se si fosse persa e volesse tornare indietro. Si perché lei non si era sentita veramente a suo agio mai, con nessuno.Quel giorno mentre usciva dal bar, Lucrezia era immersa in queste riflessioni, stava pensando che forse, lei, su questo pianeta non c’entrava nulla e a quel punto aveva visto la scena.
“Ma è proprio sicura di aver visto gli occhi di quell’uomo illuminarsi?”
“Si maresciallo gliel’ho detto, sembrava si fossero accese dentro due lampadine e c’era tutta una luce strana intorno e Tiziano era come ipnotizzato…è stato un attimo poi non so cosa sia successo, eravamo seduti al tavolino, io e Tiziano….è difficile da spiegare maresciallo, a dirla tutta adesso sembra un sogno”
“Ma lei…cioè tu, non ti ricordi se c’era una donna seduta al tavolo con loro?”
“Si maresciallo gliel’ho detto, c’era una persona seduta accanto all’uomo con gli occhi… diciamo accesi ecco…ma non ricordo se era una donna…insomma è stato un attimo, come un flash..io non so cosa dire più di così”
In realtà una cosa da dire ce l’aveva e cioè che dal giorno dell’episodio si sentiva in fibrillazione come quando sai che devi partire per una vacanza e ormai mancano pochi giorni. Non avrebbe saputo spiegarlo e sapeva che il maresciallo non avrebbe capito, era visibilmente scosso quindi non le sembrava il caso di turbarlo ulteriormente dicendogli che improvvisamente le era venuta una forza addosso incredibile e in quel momento si era sentita felice come non lo era da anni. No, non era proprio il caso di dire una cosa del genere, oltretutto si stava parlando di una persona scomparsa, forse addirittura morta e alcune voci in paese cominciavano a parlare di “occultamento di cadavere”. Lucrezia però si sentiva felice solo al ricordo di quell’esperienza e le dispiaceva vedere il maresciallo sconvolto, con le occhiaie blu e i capelli arruffati.In effetti il maresciallo aveva perso completamente il sonno, non riusciva più a dormire di notte e di giorno andava avanti a caffè e ultimamente aveva iniziato anche a farsi un cordialino a metà pomeriggio, quando non era in servizio ovviamente.
Il Dottor Giannini era un uomo sulla sessantina, capelli brizzolati, aspetto serio, composto, ufficiale, come si addice ad ogni psichiatra che si rispetti. Era una persona seria il Dottor Giannini, uno di quelli che i matti li ha visti per davvero….
(continua)
Tag: la scomparsa
glauco ballantini
20 Gennaio 2020 alle 8:57
Comincia ad intrigare, per ora quasi fattibile in teatro. Aspettiamo gli sviluppi.