La presunta storia delle due tavole robbiane: una a Londra, Il Cenacolo, l’altra al Louvre di Parigi, Gesù nell’orto degli Ulivi o dei Getsemani, a Barga e con noi anche buona parte degli studiosi, essenzialmente, è un soggetto culturale imparato da quanto racconta lo storico locale Pietro Groppi nelle sue guide di Barga e dalla saggistica sull’argomento. L’autore però è stato avaro di notizie e quelle fornite sono da prendersi con molta attenzione.
Così è per la pala oggi esposta al Louvre, soggetto del presente articolo, della cui storia Groppi cita una famiglia Donati che cedette un terreno adatto a Luca Della Robbia per impiantare una fornace in un luogo vicino al castello fiorentino di Barga uscendo dalle Porte di Macchiaia. In cambio di ciò ricevette in regalo una pala: Gesù nell’Orto degli Ulivi o dei Getsemani.
Dove lesse o da chi imparò Pietro Groppi la storia della famiglia Donati che ebbe in cambio del concesso terreno la Pala di Gesù nell’orto degli Ulivi o dei Getsemani? Lui ci dice unicamente da un certo Bongi, ma chi era costui? Poteva aggiungere il nome? Io pensando a Salvatore Bongi ottocentesco direttore dell’Archivio di Stato di Lucca, validissimo storico, ho un poco ricercato tra le sue pubblicazioni proprio a Lucca e allo stesso Archivio di Stato, ma non ho trovato niente sull’argomento. Può darsi che mi sia sfuggito qualcosa, magari studi che lì non c’erano, comunque, non uscirono pubblicazioni circa l’argomento. Eventualmente chi volesse può continuare la ricerca tra le pubblicazioni di Bongi.
Di là da quest’annotazione, va detto ancora: ma a Barga le fornaci dei Della Robbia ci furono veramente? Chi fu a supporlo? Questo è un enigma sollevato da Emanuele Repetti nel suo Dizionario geografico e fisico della Toscana edito nel 1845. Anzi, fu proprio lui che per primo lanciò l’idea di una possibile o probabile presenza a Barga, terra fiorentina, di una fornace robbiana, perché a suo dire nella Valle del Serchio, per la presenza di molte opere “robbiane”, ciò poteva essere credibile.
Certo è che sino a oggi nessun documento può avvalorare tale presenza a Barga di una fornace dei Della Robbia e, seppur resti ancora valida la supposizione lanciata dall’autorevole Repetti, la sua provocazione culturale, per chi volesse affermarla per vera, avrebbe bisogno di una sia pur minima documentazione. Comunque sia, fu un’idea che allora infiammò gli storici locali.
Infatti, dopo la provocazione culturale di Repetti, a Barga prese avvio tutta una letteratura sull’argomento, essenzialmente curata dai cugini Groppi e Magri, due valenti storici di cose barghigiane, che si affaticarono a dimostrare la presenza in loco dei Della Robbia: Luca della Robbia è stato a Barga! No!: c’è stato il nipote Andrea, ecc.
Per il Gesù nell’orto dei Getsemani il dono ai Donati della pala potrebbe risalire alla fine del sec. XV, e da allora, in tutto il tempo sino all’Ottocento del suo ignoto viaggio concluso al Louvre di Parigi, dove era stata? Così per Il Cenacolo che giunse a Londra. Si può pensare al convento di San Francesco, alle Clarisse di Santa Elisabetta o altri luoghi. In sintesi voglio dire che il Groppi o il Magri avrebbero dovuto dirci di più o forse, sarebbe stato meglio: di meno. Questo perché sul campo si è lasciato delle grandi incertezze, tra l’altro Groppi, se è vero che la pala di Parigi, Gesù nell’Orto dei Getsemani, proviene da Barga, avrebbe dovuto dirci di più, con ciò riflettendo: se partita da Barga nel suo secolo, è possibile non avesse saputo di più della sua storia? Ciò vale anche per quella di Londra. E’ possibile che l’avessero tolta dal presunto luogo, il Convento di San Francesco o altri, allora dato in comodato alla Propositura, senza che nessuno sapesse? Tra l’altro lo smurare un’opera simile non è cosa da furto con scaltrezza, ci vuole del tempo e del lavoro. Tutto è possibile ma solo con volontà precise. Salvo tenesse il signor Donati in una sua casa il Gesù nell’Orto dei Getsemani, eventualità mai conosciuta come tale. E Il Cenacolo finito a Londra?
Se si pensasse a furti, intanto bisognerebbe indagare gli atti criminali conservati presso l’Archivio Storico del Comune di Barga, e vedere se in essi comparisse una tale denuncia di sottrazione indebita di opere d’arte avvenuta al convento di San Francesco o altri luoghi. In assenza di denunce, qual è la successiva storia? Conoscerla oggi per noi è certamente più difficile. Sì! Possiamo indagare, certo gli storici locali poc’anzi ricordati e che vissero l’epoca, avrebbero dovuto sapere e più che altro scrivere.
Chiaro che il tutto si avvolge in una nebulosa, contribuendo a far di Barga la città … dei misteri irrisolti, seppur e ormai, delegati altrove.
Tag: barga, delal robbia
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