Su questo sito abbiamo parlato più e più volte di cosa volle dire la Grande Guerra e come investì il Comune di Barga, specialmente per l’insediamento a Fornaci di Barga di un nuovo stabilimento utile alla causa dell’Italia, voluto dal Ministero della Guerra e realizzato dall’Ing. Luigi Orlando: la SMI. Altre volte circa il contributo di sangue offerto alla Patria dai nostri giovani che in gran numero furono coinvolti in quel drammatico conflitto, che con la sofferta vittoria, portò alla definitiva realizzazione dell’unità nazionale.
Oggi intendiamo soffermarci su cosa fosse nel reale il Comune di Barga all’inizio di questa guerra, come fosse disposto amministrativamente, nei commerci e professioni. Per fare questo percorso di conoscenza ricorriamo a delle notizie ricavate da un Annuario che si pubblicò in Toscana nel 1916, circa un anno dopo l’inizio della guerra, da cui si traggono molte e interessanti notizie che confermano la variegata complessità della società barghigiana. Con spunti di estremo interesse per la presenza di alcune agenzie di viaggi, non per le odierne gite in luoghi, specialmente di villeggiatura, ben altro era il fine, seppur simile nei chilometri, ma con il ritorno che si dilungava nel tempo se poi c’era quel ritorno: si allude all’emigrazione. Nei primi trent’anni del ‘900 emigrarono dal Comune di Barga più di ottomila persone.
Circa l’Annuario, oggetto che ha sospinto il presente lavoro, perché non tutto il panorama è completo, nel senso che diverse attività e realtà, quelle a esso non interessanti, sono rimaste fuori da quel racconto statistico, noi, approfittando dell’utile occasione, lo amplieremo nella sua offerta visione storica circa il Comune di Barga in quel 1916. In altre parole, partendo da ciò che il citato Annuario offre di conoscenze, faremo un viaggio nella storia di Barga di cent’anni fa, man mano aggiungendo notizie, che pensiamo e speriamo si capiscano come aggiunte nello stendersi del nostro racconto.
Iniziamo allora il nostro racconto aggiuntivo con una panoramica sociale che inevitabilmente ha investito questo secondo decennio del nuovo secolo XX. Poniamo allora l’attenzione, uno sguardo rivolto a chi è venuto a mancare da quando è iniziato questo secolo. Sono diverse personalità di Barga, per dirla con la poetica di Mario Mazzoni (1898 – 1940), che avevano spento il loro focolare d’amore, interesse e attenzione alle sorti del Comune: “La Vecchia Barga ha i focolari spenti, la Vecchia Barga lentamente muore.”
Si allude agli autori di una straordinaria stagione che proveniva dall’Ottocento e che aveva visto o vissuto il passaggio del Vicariato, cioè il Comune, dal Granducato di Toscana, cui Barga aveva contribuito sin dal lontano 1341, alle insegne dei Savoia nella giovane Italia unita, che riservò molte e negative risposte tra il popolo, dando il via all’emigrazione in terre lontane, anche oltre l’oceano Atlantico. Chi adesso è scomparso furono delle personalità certamente forti e volitive per Barga, forgiate all’amore per la loro terra e che sempre cercarono di contribuire a mantenerla efficiente, adeguata secondo il suo importante passato e che ora, pian piano avevano lasciato il passo agli altri figli di questa stessa terra che maturati sui loro insegnamenti, come poterono e fecero molto, ora continueranno quell’impegno.
Di quei figli di Barga andati avanti carichi non solo di quella gloria paesana, se ne citerà alcuni e in primis il senatore Antonio Mordini (1819 – 1902), il notaio ed ex sindaco Salvo Salvi (1844 – 1903), il vescovo d’Arezzo Mons. Donnino Donnini (1832 – 1904), lo storico Canonico Pietro Magri (1839 – 1904), Pietro Groppi (1831 – 1908). Seguitando con lo scienziato della fotografia a colori, il fisico Michele Bertagna (1867 – 1908), cui uniamo quei reduci della prima emigrazione barghigiana che già avevano iniziato ad abbellire Barga dei loro villini e per tutti citiamo “l’Interprete” Giuseppe Brogi (1830 – 1908) che girò mezzo mondo seguendo famiglie di lingua inglese, organizzando per loro carovane di elefanti in India o cammellate nel deserto. Parlava in inglese, tedesco, giapponese e naturalmente in italiano. L’emigrazione, per quanto di bello nella sofferenza ci presenta, meriterebbe un ben più lungo elenco, solo pensando a quanto il loro sacrificio fece di bene al Comune di Barga, con nuove edificazioni e spirito rinnovato, temperato alla più che rovente forgia di un mondo sconosciuto.
Un altro “barghigiano”, quattro anni prima di questo 1916, era mancato. Personaggio noto e celebre in tutta l’Italia: Giovanni Pascoli (1855 – 1912), che tra queste lande e monti aveva sperimentato con largo successo un nuovo linguaggio lirico, che trasfuse in poesie dense di un significato umano che ancora oggi è in parte da indagare nel suo vero. Durante la sua vita tra noi riuscì con grande passione a dare visibilità nazionale anche alla nostra emigrazione, solo pensando al poemetto sacro all’Italia raminga: “Italy”, incentrato su una vera vicenda locale, letta e trasposta poeticamente con rara sensibilità e dolce amara realtà d’amore. Pascoli, però, compì tra noi anche un’opera sociale straordinariamente importante, riuscendo con la sua poesia a dare un valore a tutto quanto ci circonda, dallo scroscio di un ruscello, al fiorire di un castagno, a un cielo dei giorni che si annuvola lieve come un velo, al suono delle ore, tanto da poter ancora dire che ogni cosa di tutti noi, da Lui fu illuminata e così resta. Abbiamo usato quel noi, quel “noi latino” di celebre memoria, ora parola pascoliana non facile nella sua coniugazione sociale, che poi è il senso scolpito nella pietra posta sulla porta del campanile del Duomo di Barga: “Piccolo il mio, grande il nostro”.
Tornando sul nostro cammino, ora siamo al 1916, l’Italia da un anno è in guerra, e in loco molti giovani sono lassù sul fronte, forse, carichi d’ideali ma certamente anche di tanta paura e pena per essi stessi e chi a casa aspetterà il loro ritorno. Sul locale giornale La Corsonna è iniziato il primo elenco dei Caduti, siamo a settembre ed ecco che se ne aggiunge un altro: Leo Giuliani di Leopoldo e Da Prato Assunta, che la sua vita aveva sacrificato, sull’aspro e per lui, il “volontario” Leo, dolce Carso. Figlio di facoltosi emigranti, fervente interventista che aveva dato alle stampe, finanziandolo, un suo giornale toscano “La Fiamma” poi divenuto “Il Volere d’Italia”, di piccola statura e scartato alla visita militare, aveva fatto di tutto per partecipare attivamente a quella guerra e ora, che di sangue ha velato il suo sguardo, vede e mira alta la gloria nel cielo con quella di Dio.
Dopo di questa specie d’introduzione, tornando all’argomento di come fosse disposto socialmente il Comune di Barga, intanto, l’Annuario rileva che in quel tempo Barga era il capoluogo del suo Mandamento in Provincia di Lucca, che comprendeva anche il Comune di Coreglia Antelminelli, complessivamente assommando 13.386 abitanti, mentre il solo Comune di Barga ne contava 8.228. Per quanto attiene al Collegio Elettorale, Barga era compresa in quello di Borgo a Mozzano, mentre per la Diocesi, e questo sin dal 1789 del Granducato di Toscana, era rimasta, come ancora oggi, in quella di Pisa.
In Barga c’è l’ufficio postale con unito quello telegrafico. Aggiungiamo, anche la stazione dei Reali Carabinieri, che in quest’anno s’inizia a pensare che sia il caso di istituirne una anche a Fornaci di Barga per l’incremento demografico e sociale dovuto alla nuova fabbrica di munizioni, che ha iniziato a funzionare, circa sul finire del 1915; inoltre c’è il carcere mandamentale all’antico Palazzo Pretorio.
Per quanto riguarda la ferrovia, dice l’Annuario, ci sono tre stazioni nel Comune: Fornaci di Barga, Barga Gallicano e Barga Campia, ovviamente sulla futura linea Lucca Aulla che arriva per ora solo a Castelnuovo Garfagnana. Il capoluogo Barga si serve della stazione Barga Gallicano, che da poco è raggiungibile tramite la nuova via del Piangrande voluta dal Popolo con, alla testa il “Pitone”, al secolo Pietro Funai.
È questa persona un’emigrante di ritorno che si fece valere come consigliere comunale per la sua straordinaria intraprendenza politica e, nel caso, anche manuale quale “capo cantiere” di un folto gruppo di “marretti” domenicali. L’apertura del tratto di strada che intersecando la via detta Nazionale dava accesso alla stazione Barga Gallicano, era stato aperto dal sindaco Biondi nel 1914. La questione del collegamento di Barga con la stazione ferroviaria aveva coinvolto molto i cittadini e così il Consiglio Comunale, dove c’erano i consiglieri fornacini che avrebbero voluto il capoluogo collegato a quella del loro paese, Fornaci di Barga, altri sia pure alla Barga Gallicano, però lungo la via di San Pietro in Campo. La spuntò il “Pitone” e si scendeva alla stazione Barga Gallicano lungo il Piangrande, però, Fornaci di Barga rimase per la posta del comune come vedremo più sotto.
Oltre alla ferrovia è censito anche un servizio di postale detto omnibus, cioè per tutti, che attua una corsa giornaliera a prelevare certa posta a Lucca e, chi vuole, sulle scomode panche di tavole, può usufruirne per raggiungere la Città o i paesi che sono sul percorso. Per Lucca ci vogliono diverse ore all’andata e altrettante al ritorno, viaggio condotto dall’autista Ferdinando Pieraccini, detto “Nando”. Si è detto di certa posta da prelevare a Lucca, perché sappiamo che sin dal 1913, il Consiglio Comunale, aveva stanziato £ 400 per ampliare a tre corse giornaliere il prelievo della posta alla stazione di Fornaci di Barga, sempre tramite la corriera del “Nando” che era anche per tutti.
Qui ci fermiamo fissandoci l’appuntamento al prossimo articolo.
( fine primo articolo e continua)
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