Lunedì 30 settembre a Lucca (alle 17,30 presso la Casa della Memoria e della Pace – castello di Porta San Donato), l’amico e grande esperto di storia militare della nostra provincia Col.( ris.) Vittorio Lino Biondi, terrà la conferenza “Lucca ricorda il tenente Giuseppe Martinelli”. Martinelli morì il 15 agosto del 1944 durante la Guerra di Liberazione dal nazi-fascismo.
Ecco in anteprima, il ricordo di Biondi.
Questa storia riguarda un cittadino lucchese, caduto nella Guerra di Liberazione del 1944, il Ten. Giuseppe Martinelli morto sul fronte di Ancona, il 15 agosto del 1944. Giuseppe Martinelli all’epoca era un Tenente del 184° Reggimento Paracadutisti “ NEMBO”.
Il reggimento “Nembo” prendeva nome da una delle tre Divisioni paracadutiste predisposte dal Regio Stato Maggiore Esercito per affrontare la tragica guerra che l’Italia aveva deciso di intraprendere con la Germania. La prima Grande Unità paracadutista era la “Folgore”, seguita dalla “Nembo” e l’organico definitivo prevedeva una terza divisione, la “Ciclone”, ma gli eventi bellici impedirono questo completamento.
Gli eventi seguenti l’8 settembre travolsero il paese in un disastro interno. Questo clima coinvolse, purtroppo, anche le unità militari, come è tragicamente ben illustrato nel bellissimo film di Luigi Comencini “Tutti a casa” con Alberto Sordi.
All’epoca le comunicazioni operative erano di fatto assai precarie, non esistevano i telefonini, la radio era ancora assai difficile da gestire e non tutti i reparti erano collegati. A tutto questo, si aggiunga la vergognosa figura della casa reale che scappa ( con un bel p di generali felloni e pavidi…) e si imbarca di notte ignominiosamente ad Ortona, sulla corvetta della Regia Marina Militare, la C 34 “Baionetta”, per poter scappare alla volta di Brindisi saldamente in mano agli Alleati; questa fuga non contribuì, anzi aggravò la situazione operativa e il destino dei militari sui vari fronti.
Le Forze Armate, a seconda delle circostanze, del momento, delle comunicazioni, e della situazione operativa si divisero in due. Migliaia di soldati, di marinai, di avieri, travolti degli eventi, subirono passivamente una situazione di incomandabilità e di sbandamento derivata dalla mancanza di una unitarietà di comando e controllo. In questa tragedia, i tedeschi, ex-alleati traditi, approfittarono immediatamente per prendere il controllo del paese, con una serie di attività operative sfociate a volte in drammatici episodi di scellerata rappresaglia. Tra di queste una particolare menzione va al fronte greco, con il ricordo di Cefalonia.
In questa tragedia alcuni reparti rimasero per fortuna coesi e i Comandanti seppero gestire la situazione.Da entrambe le parti e su entrambi i fronti. Alcuni passarono con il nascente C.I.L. Corpo Italiano di Liberazione, sotto controllo degli Alleati; il C.I.L. diventerà il nucleo embrionale del futuro Esercito italiano. Altri reparti passarono con il nascente Esercito della Repubblica Sociali Italiana, costituita da Mussolini dopo la sua liberazione sul Gran Sasso, avvenuta il 12 settembre del 1944. I paracadutisti si divisero anche loro. Una buona parte transitò verso Nord, per combattere a fianco dei tedeschi.
Una parte invece, tra i quali alcuni reparti organici della “Nembo” e della “Folgore”, confluirono nel Corpo Italiano di Liberazione, che sotto il controllo degli Alleati, dal marzo del 1944 iniziò la lunga marcia verso nord, sul fronte adriatico inquadrati nella VIII armata inglese. Tra questi il 184° Reggimento paracadutisti “ Nembo”, il cui motto è in questo caso assai evocativo: “ Non cedemmo”.
Il reggimento si era costituito in Pisa il 15 settembre 1942; quindi era stato, successivamente agli eventi bellici, riarmato con materiale inglese e inserito sotto controllo della VIII Armata Britannica, e sotto comando operativo del dipendente Corpo d’Armata Polacco al comando del gen. Władysław Anders nella parte orientale della penisola italiana.
Nel mese di agosto però questa spinta si era stoppata lungo il fiume Musone, nei pressi di Castelfidardo. I tedeschi avevano opposto una fortissima resistenza ai soldati polacchi, i quali, rinforzati dai paracadutisti italiani del 184° Reggimento Nembo, avevano ripetutamente provato a sfondare la parte finale-orientale della Linea d’arresto “Trasimeno”, posta come avanguardia della più famosa Linea Gotica, situata 60 km più a Nord.
In questa situazione operativa il S. Ten. Giuseppe Martinelli, nato a Lucca il 25 giugno del 1921 e residente in Via San Donnino, inquadrato nel 184° Reggimento paracadutisti “ Nembo” era al comando di un plotone di paracadutisti. Nei primi giorni di agosto il S. Ten. Martinelli ( nominato Tenente “post mortem”), si trovò impegnato in combattimento diretto contro truppe tedesche nei pressi di Castellone di Suasa, un comune in provincia di Ancona.
Trascrivo integralmente dal giornaletto da campo “Folgore”, che riporta il fatto d’armi.
“ A tu per tu su quota 211”.
Dalla destra comincia ad avanzare la prima squadra, la granitica. Io sbalzo dal centro, sbalzano quelli della seconda, sbalzano quelli della terza. Serriamo a quindici metri dalla casa mentre la musica dalla destra, con un crescente furente e terribile, protegge il nostro movimento. I tedeschi son li. Lì pure, asserragliati nella casa, c’è il S.Ten. Martinelli e il S.Ten. Luccarini e qualche mitragliere…. Mentre corro alla casa vedo il S.Ten Martinelli e dietro la sua faccia pallida e schizzata di sangue, un gruppo di tedeschi che scappa. “ No ragazzi, non pensate a me! Caricate quei cani”!
Queste furono le ultime parole che udimmo dal caro Beppe squarciato in una gamba e in una mano e coperto di schegge….GIL
Al di la della roboante prosa, tipica dell’epoca e del momento particolare, la descrizione del “fatto d’armi” è precisa e inequivocabile.
Il S.Ten. Giuseppe Martinelli ha anteposto il soccorso e le cure per se stesso, ancorché ferito gravemente, per il raggiungimento del successo della operazione militare. Ha incitato i commilitoni a proseguire l’azione senza curarsi della gravità delle proprie ferite che determineranno la morte successiva, il 15 agosto presso l’Ospedale di Iesi, dove verrà tumulato nel locale cimitero.
Comportamento assolutamente meritorio e valoroso.
Il D. Lgs. 15 marzo 2010, n. 66. che riordina la normativa relativa alla concessione delle Medaglie al valor Militare recita testualmente:
Art. 1412 Concessione
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Le decorazioni al valor militare sono concesse a coloro i quali, per compiere un atto di ardimento che avrebbe potuto omettersi senza mancare al dovere e all’onore, hanno affrontato scientemente, con insigne coraggio e con felice iniziativa, un grave e manifesto rischio personale in imprese belliche.
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La concessione di dette decorazioni ha luogo solo se l’atto compiuto è tale da poter costituire, sotto ogni aspetto, un esempio degno di essere imitato.
In tal senso appare decisamente opportuna la proposta di conferimento, fatta a suo tempo della Medaglia d’Argento al Valor Militare, “Alla memoria” relativa al Ten. Giuseppe Martinelli.
Ma la proposta arrivata a Roma, al Ministero, non trovò stranamente…un opportuno seguito…
Queste cose van così, …quando si vogliono ( !) far andare così’.. “il fascicolo, non si trova… manca la marca da bollo … non c’è quel tal foglio…. manca la firma in fondo a sinistra… non si legge la data… è incompleta… qui non si capisce bene… non si evince la circostanza… manca un allegato…va restituita al mittente!
La pratica era andata … misteriosamente dispersa.
E quindi la valorosa Memoria militare del Ten. Giuseppe Martinelli venne oscurata.
A Roma. Ma non nel resto del paese, per fortuna. Ad esempio a Firenze, dove la facoltà di Economia e Commercio alla quale Giuseppe era iscritto, gli tributò la laurea “Honoris Causa”.
E neanche a Lucca, civile e sincera cittadina, dove i paracadutisti lucchesi della locale Sezione A.N.P.di.I, di concerto con le Amministrazioni, continuamente e indefessamente hanno riproposto la perpetrazione della Memoria, anche con attività aviolancistiche a lui dedicate, manifestazioni e giornate di ricordo.
La intensa e decisa attività della sezione ANPdI ha anche evitato, con una mozione diretta al Comune di Iesi, la esumazione della salma da loculo, che è stato definitivamente donato per la conservazione delle spoglie del Martinelli.
In queste giornate della Memoria, dedicate alla Liberazione di Lucca e del Paese, appare opportuna e meritoria la decisione della Amministrazione attuale di Lucca di voler intitolare una Opera Pubblica di prossima inaugurazione alla memoria del “Ten. Giuseppe Martinelli, da Lucca.”
E, mentre lo ringrazio per questa attenzione che fa onore alla Amministrazione, contestualmente propongo al Signor Sindaco di valutare la possibilità di re inoltrare una proposta, opportunamente istruita, per la rivisitazione della pratica relativa alla concessione di una Medaglia al Valor Militare alla memoria del Ten. Giuseppe Martinelli.
Uno di Lucca.
Tag: vittorio lino biondi, nembo, giuseppe martinelli, lucca ricorda giuseppe martinelli, guerra di liberazione, folgore
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