BARGA – La scultura progettata da Keane e realizzata da Francioni e Mastromarino di Pietrasanta per la mostra Pennati curata da Oxocurators e che trovate ancora oggi in piazza Salvo Salvi raffigura un “ghilone”: così lo si chiama dalle nostre parti, mentre in Garfagnana è conosciuto come uncino ed a livello nazionale semplicemente come gancio e gancio porta roncola.
La sua funzione è proprio quella; è il gancio che si porta alla cintura e che permette di trasportare comodamente un pennato. Uno strumento antico come il pennato stesso che nella forma che Francioni e Mastromarino hanno realizzato in vetro-resina e ricoperto a foglia d’oro, veniva regolarmente realizzata da abili mani artigiane per l’utilizzo quotidiano.
In particolare quello a cui si è ispirato l’artista è il ghilone, l’uncino, il gancio di Giocondo Fontana, barghigiano indimenticato, di cui una lapide ricorda ancora la memoria in quello che un tempo era il ristorante La Mocchia, alle pendici delle montagne barghigiane. Giocondo era il padre di Tiziana, moglie di Keane e nella sua opera c’è dunque anche il suo ricordo, reso ancora più tangibile dall’utilizzo del suo pennato, utilizzato per oltre quarant’anni, con il quale l’artista ha leggermente intaccato una parte della sua opera.
C’è dunque tanta memoria personale, ma anche tanta memoria collettiva nell’opera che ieri è stata “inaugurata” per una seconda volta; nel senso che nonostante la mostra si sia conclusa il 15 agosto, ieri è stato annunciato che la scultura resterà per tutta l’estate in piazza del Comune e poi, dono alla comunità, come spiegato da Keane e dai rappresentanti di Oxogallery, rimarrà dopo in qualche luogo di Barga. A ricordare per Keane anche e soprattutto il Giocondo; a ricordare anche una memoria contadina e artigiana che affonda nella notte dei tempi; a testimoniare, come simbolo, l’unione delle genti delle montagne, di qua e di là dal fiume Serchio, le Apuane e gli Appennini; dove il pennato, insieme a tanti altri attrezzi oggi forse ormai dimenticati, ha segnato la storia di persone, lo scorrere delle stagioni, le ore di lavoro nei boschi.
Insomma, dopo i pennati, anche nella scoperta di questo piccolo oggetto Keane ci guida nella conoscenza del bello e del buono che sta in tante piccole, grandi cose della nostra storia… è che noi che si vive in questi luoghi ce ne siamo forse dimenticati o ne siamo talmente assuefatti da non riconoscerne la bellezza, il significato, il simbolismo, l’importanza…
Solo grazie alla strada che ci mostrano artisti di grande sensibilità come Keane, ne riscopriamo oggi d’improvviso il fascino e la storia… e di questi gli siamo grati
Ripensate, e non dimenticate dunque grazie a Keane i pennati, i ghiloni, le frullane, le vanghe… il nostro passato contadino… e se da oggi in poi vi imbatterete in chi ancora, nelle nostre montagne, li usa, siamo certi che anche voi, come anche noi, non sarete immuni alla bellezza ed al fascino di questi attrezzi; ed ancor più alla bellezza intrinseca che ci trasmette chi, con gesti semplici ed insieme artistici, li usa ancora con grande perizia. Trasmettendoci, riportandoci, in un passato che era di tutti noi.
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