Con un comunicato stampa arrivato stamani è stata chiarita la posizione di Confindustria Toscana e Confindustria Toscana Nord sullo stabilimento di Fornaci di Barga di KME
“Il progetto per lo stabilimento di Fornaci di Barga di KME Italia, attualmente in attesa della valutazione di impatto ambientale, non è solo interessante sul piano strategico e attendibile sul piano tecnico: può essere considerato anche emblematico della capacità del manifatturiero toscano di cercare strade innovative per reinventarsi, potenziare la propria competitività e porsi in condizione di affrontare il futuro.
Una capacità fondamentale per l’economia perché – non dobbiamo mai dimenticarlo – il manifatturiero non è un settore come gli altri, ma è un formidabile generatore di crescita sia per altre produzioni sempre manifatturiere sia per i servizi. Un euro generato dal manifatturiero realizza un effetto moltiplicatorequasi doppio (1,83 euro) sul complesso dell’economia; solo le costruzioni (1,76 euro) si avvicinano a questo livello (stime Centro Studi Confindustria). All’effetto moltiplicatore il manifatturiero somma poi l’impatto, particolarmente rilevante, degli investimenti in ricerca, innovazione e produttività e – fondamentale – l’esportabilità dei prodotti. Commercio, turismo, cultura, servizi sono settori importanti e degni della massima attenzione ma non hanno queste potenzialità; senza manifatturiero non sono sufficienti – mai e in nessun luogo, eccetto contesti dimensionalmente minimi e con caratteristiche del tutto particolari – a garantire un livello di sviluppo all’altezza delle aspettative del mondo attuale. Questi settori integrano e stimolano la manifattura e ne sono a loro volta integrati e stimolati, ma non possono sostituirla.
A tutti i livelli, dall’Italia alla dimensione locale della Media Valle del Serchio, la manifattura è una risorsa imprescindibile, che va sostenuta e non osteggiata se si ha a cuore il futuro del territorio. Attualmente (censimento Istat 2011) nei comuni della Media Valle del Serchio gli addetti a manifatturiero e trasporti rappresentano il 34% del totale, 4-5 punti percentuali in più rispetto al territorio lucchese, alla Toscana e all’Italia: un valore alto che testimonia la forte vocazione manifatturiera di un territorio non facile dal punto di vista della geografia fisica. Una vocazione che sarebbe suicida affossare per tentare di sostituirla con settori che non possono oggettivamente dare le stesse prestazioni.
Per capire le ragioni di questa affermazione basta dare uno sguardo ai dati INPS sul personale dipendente nel territorio lucchese (anno 2017, gli ultimi disponibili): nel manifatturiero i contratti a tempo indeterminato sono l’87,4% del totale, negli altri settori il 65,6%; la retribuzione media annua nel manifatturiero è di 29.048 euro, negli altri settori 16.634 euro. Coloro che osteggiano il manifatturiero nella Media Valle del Serchio sono proprio certi che gli altri settori siano l’Eldorado? Sono proprio convinti che un territorio a rischio spopolamento come questo non debba tenersi stretta la propria manifattura e aiutarla ad assicurarsi un futuro?
Il caso dello stabilimento KME Italia di Fornaci di Barga è emblematico. L’azienda, come noto, rappresenta la sede toscana di un importante gruppo internazionale operante in un settore fortemente esposto alla concorrenza di paesi extraeuropei come quello metallurgico; conta 600 dipendenti, a cui si aggiungono altre 400 unità dell’indotto. Gli sforzi dell’azienda vanno nella direzione della qualificazione della produzione e del miglioramento delle proprie prestazioni ambientali, già oggi pienamente regolari ma che potrebbero migliorare ancora.
Passare, dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico, dal gas all’elettrico, attraverso l’autogenerazione, rappresenterebbe un salto di qualità in termini di minori emissioni, maggiore efficienza e migliore competitività. Sul piano ambientale, è positivo che l’autoproduzione di energia avvenga, nel progetto di KME, utilizzando gli scarti di lavorazione di un altro settore manifatturiero fondamentale per l’economia locale, il cartario. Sul piano industriale si realizzerebbe così un’integrazione funzionale ad entrambe le parti. Lo sviluppo del progetto è subordinato alla valutazione degli impatti, che gli enti preposti stanno affrontando con quella oggettività tecnico-scientifica che costituisce l’unico valido criterio di giudizio.
La popolazione della Media Valle farà bene a tenersi strette entrambe le produzioni, quella metallurgica e quella cartaria: a queste, assieme al complesso del manifatturiero e più che ad ogni altro settore, deve infatti il proprio benessere di oggi e, auspicabilmente, anche di domani.”
Tag: gaasificatore, kme, confindustria
Massimo Ceccareli
3 Agosto 2019 alle 15:08
Difficilmente mi esprimo, ma di fronte ad un comunicato del genere provo imbarazzo da ex associato.
VALTER GHILONI
3 Agosto 2019 alle 19:47
Credo che in confindustria Toscana nord ci siano spacciatori discreti. Mi rifiuto di credere che pensino veramente quanto hanno scritto.
Francesco Bertoncini
4 Agosto 2019 alle 2:12
Mi chiedo: osteggiare un impianto di gassificazione di rifiuti, tipologia che ha fallito OVUNQUE sia stata proposta, significa osteggiare il manifatturiero? Ma di preciso, che tipo di cultura ha chi scrive questi comunicati? La quinta elementare l’ha presa? La KME ha una sola strada, che è quella di tutte le aziende manifatturiere: investire nella sua attività tipica e non occuparsi di cose di cui non ha alcuna competenza, ammesso che su questa tipologia di impianti qualcuno abbia la competenza. Vorrei ricordare che la ditta incaricata della costruzione è la Martino Associati, la stessa del gassificatore di Malagrotta! Domanda: sapete quanto ha funzionato questo impianto? Pochi mesi nel 2011. E da allora è spento. Congratulazioni
Francesco Bertoncini
4 Agosto 2019 alle 13:12
“Progetto attendibile sul piano tecnico” ma dove? In Confindustria sanno di che parlano? Basterebbe leggere il parere di Arpat dove dice che al momento non si sono esempi significativi di gassificazione applicata all’industria. E pensare che questa dovrebbe essere la nostra classe dirigente… Vien da piangere…
Gianmarco
5 Agosto 2019 alle 16:39
I gassificatori, pirogassificatori ecc. non sono inceneritori. Il NO a prescindere e’ pericoloso e dannoso e non avere risultati e studi scientifici alla mano si rischia di dire stupidate. Il sig Bertoncini dice che questo tipo di impianto o sistema ha fallito ovunque. Sbagliato in pieno per fare un esempio Copenhagen città verde da anni ha un pirogassificatore nel centro città dove addirittura sopra ci hanno costruito una pista da sci. Londra uguale ha un pirogassificatore in centro e molte altre città del Nord Europa pure. Voglio vedere fra qualche anno se la KME chiude a fornaci chi poi si dovrà ringraziare per aver fatto perdere lavoro a circa 6-700 persone più L indotto.
valter ghiloni
6 Agosto 2019 alle 7:59
Quell’azienda è già morta da anni, se vuole mi assumo io la responsabilità di farla chiudere. Non è il gassificatore che salverà i posti di lavoro e comunque, per quanto da lei detto, potrei anche concordare sul fatto che possano coesistere con l’ambiente. Il problema di impianti simili è metterli in mano agli italiani, i migliori costruttori di dighe al mondo (ma il Vajont solo in Italia), di ponti (ma il Morandi era da noi)… per non andare troppo lontano alla scuola nido di Fornaci, abbattuta prima ancora di essere usata o quasi… I controlli, questi sconosciuti (anzi, conosciuti, da chi apre il portafogli prima di farli)
Vincenzo
6 Agosto 2019 alle 15:30
Valter un po’ di rispetto per la kme e le persone che ci lavorano, l azienda non è affatto morto anzi sta recuperando volumi in questi anni, penso tu sappia i costi del energia in Italia quali sono e come sia difficile.
Gianmarco
6 Agosto 2019 alle 17:55
Valter il rispetto per chi lavora ancora in KME prima di tutto, chiudere una fabbrica del genere sarebbe la rovina della valle visto che molte famiglie ci dipendono ogni mese. Dire no a prescindere come ho detto e’ dannoso e pericoloso. Denigrare sempre L Italia e gli italiani e’ secondo me una vergogna anche perché opere importanti di ingegneria in giro per il mondo portano la firma di ingegneri italiani.. Diga del Vajont non e’ mai crollata anzi ha retto L impatto il problema fu un altro. Il ponte Morandi opera fantastica al suo tempo e per il traffico di quel periodo, la colpa va cercata nelle amministrazioni politiche presenti che non hanno provveduto al suo mantenimento. KME per tornare in tema negli ultimi anni ha investito molto per la tutela ambientale. Quello che fa rabbia e’ chi protesta in molti hanno lavorato nell azienda o hanno avuto familiari che ci hanno lavorato e ora protestano senza contro un sistema di smaltimento senza avere dati certi, tutto sul sentito dire. Ex sindacalisti che ora si portano come paladini dell aria pulita e poco hanno fatto quando erano all interno dell azienda
valter ghiloni
7 Agosto 2019 alle 8:12
La mia è una provocazione, se non l’aveste capito. Il sistema Italia è quello che è e lo sappiamo tutti, i controlli avvengono sempre con due pesi e due misure, forti e pressanti con i piccoli, inesistenti con i grandi. Vajont e Morandi, ma anche l’altro fatto che ho citato, non sono colpe progettuali e costruttive, sono di gestione, di controlli dopo, di allarmi non dati non ascoltati, non attivati in tempo utile. E un impianto potenzialmente pericoloso ha necessità di controlli certi ed efficaci: quelli che in Italia non ci sono o se ci sono si “aggiustano”. Chi mi conosce sa che ho sempre sostenuto (a suo tempo votai a favore) anche la possibilità del nucleare, non mi avrebbe fatto paura; solo che non conoscevo, come ora, i sistemi di controllo in Italia, acqua da tutte le parti. Sull’azienda: che qualche volume lo abbia recuperato è possibile, ma se non rinnova, completamente, le linee produttive non può avere un futuro; e lo dimostrano i decenni di ricorso agli ammortizzatori sociali. Non è questione di rispetto o meno per chi ci lavora, quello non manca. E’ l’ossigeno che manca e, ripeto una domanda ormai consunta, in quanti anche in azienda credono veramente che il problema sia l’energia? I costi li conosco benissimo, amministro anche aziende energivore… e sopravvivono tutte, se hanno la capacità di concentrarsi e migliorare il loro core business, quando si buttano su altri settori… sono alla frutta, in genere. Comunque non pretendo di avere la verità in tasca, è un mio pensiero personale… di uno che, se verrà realizzato l’impianto, con ogni probabilità abbandonerà la zona (anche se, con l’età che ho, ormai ha poche speranze di farmi danni, nel poco che mi resta…). PS: io ci metto sempre la faccia nei commenti, cosa che in molti, noto da anni, non fanno, scrivendo solo il nome o magari uno pseudonimo.