“Delusi e preoccupati. Per l’andamento economico di Kme Italy, con la produzione in calo che porterà probabilmente a non rispettare gli accordi di ottobre dell’anno scorso e le assunzioni azzerate ormai da 11 anni. Ma lo siamo anche per l’atteggiamento della politica e per la completa assenza delle istituzioni. E fa ancora più male quando pensiamo che a non dare supporto ai lavoratori sono proprio quelle forze, quelle sigle e istituzioni che più di altre sono state vicine alla classe operaia: oggi, a quanto pare, come dimostrano le ultime dichiarazioni, preferiscono spostare il confronto su altri argomenti lasciando da parte il lavoro, i lavoratori e il futuro di decine e decine di famiglie”.
E’ un’analisi con l’amaro in bocca quella che emerge dal Consiglio territoriale della Uilm area nord Toscana che si è riunito lunedì per fare il punto anche sulla situazione della Kme Italy. Amaro acuito, secondo il sindacato, da prese di posizioni sempre più tese a indirizzare il dibattito solo sul pirogassificatore invece di concentrarsi sul futuro dell’azienda e delle sue maestranze.
“Sono dati preoccupanti quelli presentati dall’azienda nell’incontro con il coordinamento nazionale di Uilm, Fiom e Fim di Kme Italy del 18 luglio – prosegue la nota del consiglio Uilm -. Produzioni in calo rispetto sia al budget 2019 sia all’anno precedente. Se da una parte valutiamo positivamente veder rivivere e ripartire il centro ricerche, con l’inaugurazione della Circular Academy, dall’altra perdura una situazione industriale che preoccupa e non fa stare tranquilli: il calo ordini è intorno al 15% rispetto al budget ed è anche al di sotto delle tonnellate prodotte nello stesso periodo del 2018. Siamo preoccupati perché nell’accordo firmato a ottobre, per quest’anno le tonnellate da produrre dovevano essere circa il 10% in più rispetto all’anno precedente e nelle previsioni era anche previsto il reintegro in azienda di 15 unità tra quelle che sono collocate al massimo degli ammortizzatori sociali. Previsioni che con molta probabilità non si realizzeranno così come pare non verranno realizzati gli investimenti promessi, per esempio il nuovo forno a sale per il reparto Lingottiere”.
Un trend nettamente negativo causato anche dalla ulteriore frenata generale del mercato europeo dei semilavorati di rame e ottone.
“Rimane preoccupazione perché non riusciamo a vedere la fine di questa crisi, perché è dal 2008 che facciamo solo ed esclusivamente accordi difensivi ed è ormai da più di undici anni che non ci sono più assunzioni , nemmeno un minimo ricambio generazionale – sottolinea ancora la Uilm -. Tra le altre cose rimane la delusione perché vediamo la totale assenza dalle istituzioni, anche di quelle che storicamente sono sempre state vicine alla classe operaia, che hanno spostato il confronto su altri argomenti dimenticando i temi che riguardano il lavoro e i lavoratori”. L’altro punto in discussione all’ordine del giorno era la necessità di una nuova richiesta da avanzare al ministero del lavoro per un ulteriore anno di proroga degli ammortizzatori sociali, fondamentale importanza per continuare il progetto di rilancio dello stabilimento. “L’appuntamento al ministero è previsto i primi giorni del mese di settembre. Per avere una nuova proroga è importante dimostrare che il piano industriale di riorganizzazione presentato al Mise lo scorso anno sta andando avanti. Su questo punto permane un moderato ottimismo – conclude la nota -. Riteniamo che il futuro debba passare da investimenti che facciano riacquistare competitività allo stabilimento Fornacino, per far si che finalmente possa tornare a camminare con le proprie gambe senza bisogno di un costante aiuto e ricorso agli ammortizzatori sociali”.
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