Pubblichiamo molto volentieri una nuova versione, seguita ad una recente e inedita testimonianza, del racconto che l’amico Mario Camaiani, memoria storica di Fornaci di Barga, fece dell’episodio del pilota Spencer, avvenuto nelle nostre zone nel 1944.
Nell’aprile del 1944 lo squadrone 243° della Royal Air Force viene acquartierato nell’aeroporto di Poretta, in Corsica, onde operare missioni di guerra nel centro nord dell’Italia e nel sud della Francia, che si susseguono in continuazione. Circa due mesi dopo, il quattro giugno (giorno storico, in cui gli Alleati entrarono vittoriosi in Roma), un numeroso stormo di velivoli composto da bombardieri B25, USA, scortati da caccia Spitfires, GB, decolla dalla base corsa con destinazione la zona di Firenze per compiere una azione di bombardamento alla linea ferroviaria. Uno degli Spitfires è condotto da un giovane sergente pilota di 24 anni: William Clement Spencer, matricola 979632 (figlio di Vernon e Lily M. Spencer, di Offerton, Cheshire), arruolatosi nella RAF come volontario .di riserva).
Giunti sugli obiettivi prestabiliti, gli aerei compiono le azioni di bombardamento-mitragliamento distruggendo una locomotiva e otto trasporti a motore; ma, raggiungendo Vernio, situato sulla linea ferroviaria Firenze-Bologna, a Nord Est di Pistoia, vengono attaccati da caccia tedeschi Messerschmitt. Nel combattimento, che in due tempi si protrasse fino in lucchesia, zona di Bagni di Lucca, il caccia di Spencer si trovava dietro il bimotore B25 del comandante del 243° squadrone; e, quando i caccia tedeschi fecero fuoco contro lo Spitfira di Spencer, questi si allontanò di colpo, scomparendo alla sua visuale. Qualche minuto dopo il comandante lo contattò per radio, e Spencer gli rispose che stava bene, ma che non era certo della sua posizione. Allora il comandante gli ordinò di dirigersi verso la costa; ma da quel momento non si vide né si seppe più niente di lui.
Che gli era accaduto? Ma ecco che dal territorio di Filecchio di Barga, in lucchesia, nella stessa mattina si odono su nel cielo dei crepitii di mitraglie, come di un combattimento aereo, senza però vedere alcun velivolo, dato che c’era foschia. Poco dopo un caccia inglese sorvola la zona procedendo a bassa quota ed a ridotta velocità, come in avaria, indi compie una virata e si dirige sul comune di Coreglia; poi sparisce ed anche il rumore del motore non si ode più.
“E’ caduto”, grida qualcuno. “Oppure ha effettuato un atterraggio di emergenza…Andiamo a vedere”, fanno altri; e tanti, fra i quali anche lo scrivente, inforcano le biciclette e via verso il luogo dove poteva essere atterrato o precipitato. Infatti, all’altezza del paese di Ghivizzano di Coreglia, in una radura fra la ferrovia ed il fiume Serchio il pilota, evidentemente in estrema difficoltà, aveva tentato un disperato atterraggio, ma purtroppo l’aereo aveva urtato con le ali degli alberelli, impattandosi nel terreno. Quando giungemmo al luogo del disastro l’aviatore era già stato estratto dall’abitacolo e ci dissero che era in condizioni gravissime, ed infatti morì il giorno stesso. L’aereo, uno Spitfire inglese, sforacchiato da colpi di mitraglia, era piantonato dai carabinieri che impedivano alla gente, che era tanta davvero, di avvicinarcisi.
Fin qui detta storia, come ne fui testimone, della quale ogni tanto mi capitava di parlarne. Ma una settantina di anni dopo, volendo mettere per scritto detta vicenda, umana e storica, mi sono dato da fare per reperire documenti ufficiali onde ampliare e completare la mia testimonianza. Eccoli:
Dall’ufficio di stato civile di Barga:
“L’atto di morte di Goe W.C. Spencer, numero matricola R.A.F. 979632, avvenuta in questo Comune il 4-6-44”.Dall’archivio della parrocchia di Fornaci di Barga:
“L’anno millenovecentoquarantaquattro il dì quattro del mese di giugno nella Parrocchia di Fornaci, nell’infermeria della S.M.I., comune di Barga, alle ore 13.30, munito del Sacramento dell’Estrema Unzione e dell’assoluzione pontificia, è morto Goe W. C. Spencer, numero di matricola della R.A.F.: 979632, caduto con l’apparecchio a Ghivizzano. Il suo cadavere è stato sepolto nel Camposanto di Loppia-Fornaci. L’aereo portava questi contrassegni: S.N.J. Mk 668. Il Parroco don Giuseppe Salvini”Dall’archivio della parrocchia di Ghivizzano, comune di Coreglia Antelminelli:
“Addì 4 giugno 1944. Alle ore 11,50 dopo un combattimento aereo avvenuto nel triangolo Benabbio-Brandeglio-Controne fra aeroplani italiani tedeschi e inglesi, un apparecchio inglese, colpito, venne a cadere nella spiaggia del fiume Serchio, presso Ghivizzano. L’apparecchio era pilotato dal pilota sergente maggiore Goe W. C.Spencer. Dischi di riconoscimento numero 979632. L’apparecchio portava le lettere S.N.M.R. 668, da un lato e C.G. Origin sull’altro. L’atterraggio, non avendo potuto usare del paracadute, fu disastroso perché l’aeroplano andò a sbattere contro due alberi,dividendo l’ali dalla fusoliera. Il pilota fu estratto dalla cabina gravemente ferito alla spalla sinistra e alla faccia. Testimoni asseriscono che appena ferito chiese il Dottore e il Sacerdote. Il parroco accorse subito e gli somministrò l’Olio Santo, dopo avergli impartito l’assoluzione. Ricoverato nel locale della Misericordia, dopo le prime cure di due sanitari (dottori Buoni e Sarteschi), fu ricoverato nell’infermeria dello stabilimento metallurgico di Fornaci di Barga, dove alle ore 13.30 cessava di vivere. La salma fu portata alla chiesa di Loppia dove, senza pompa, fu interrato”.Da un libretto storico di Coreglia:
“Fatti di Ghivizzano ai tempi dell’occupazione tedesca. Caduta d’ un aereo da caccia inglese nella spiaggia del Serchio.
Circa le nove del mattino del 4 giugno 1944 uno Spitfire inglese in ‘panne’ a motore spento, cercò di planare sul greto del Serchio, ma con un’ala urtò i rami di una pianta di noce, l’apparecchio si rovesciò e il pilota rimase a testa in giù nel suo abitacolo. Ai primi soccorritori apparve gravemente ferito. Liberato dalla sua posizione si cercò subito persona che intendesse la sua lingua e si prestò il signor Livio Puccini vissuto a lungo negli U.S.A. Domandò se desiderava un medico e lui fece capire d’esser cattolico e di volere un prete. Qualcuno corse a chiamare il Priore don Amedeo Tofani.. Intanto i fratelli della Misericordia accorsero con la barella per trasportarlo alla sede sulla via Nazionale. Per strada incontrarono curiosi che accorrevano a vedere e da essi partì una voce che gridò ‘Gettatelo in fiume,è un assassino!’. Alla Misericordia giunse il parroco per il servizio religioso ai moribondi. Poi con l’ambulanza fu trasferito all’infermeria della S.M.I., a Fornaci di Barga, dove il dottor Buoni non poté far nulla. Morì nel pomeriggio e il cadavere fu sepolto nel cimitero di Loppia. Si chiamava Joseph Spencer”.Nel 2016, ho effettuato delle ricerche in proposito, alla R.A.F. e presso altri organismi ufficiali inglesi, da cui sono emerse altre interessanti notizie, grazie alle quali ho compilato questo racconto. Da notare come anche la Croce Rossa Italiana, in un suo rapporto cita l’episodio: “Il 4 giugno 1944, alle ore 10,30, l’aereo del Sergente Spencer si schiantò sul fiume a Ghivizzano, Italia, mentre tentava di effettuare un atterraggio di emergenza conseguente ad un combattimento aereo nel quale il velivolo era stato danneggiato. Fu prontamente assistito dalla popolazione civile nelle vicinanze e, sotto l’ordine del quartiere generale tedesco, venne trasportato nell’infermeria della SMI dove, nonostante l’attenzione scrupolosa del medico, morì alle 13,30. Spencer fu sotterrato il 7 giugno nel cimitero di Loppia e la cerimonia fu condotta dal Rettore di Loppia. La tomba era caratterizzata da una croce di legno con su il suo nome e il numero di serie”. Ed inoltre, notizia eclatante, risulta che la salma di Spencer si trova attualmente nel cimitero di guerra britannico, del Commonwealth, a Firenze, con l’esatta ubicazione della sua tomba! (Florence War Cemetery, la cui direttrice mi ha informato che detto cimitero fu inaugurato nel novembre 1944, mentre Spencer fu lì sepolto nel marzo 1945 quando ancora in lucchesia stazionava il fronte di guerra della Linea Gotica, ed il cimitero di Loppia, nel comune di Barga, dove era sepolto, si trovava nelle retrovie delle prime linee degli Alleati. Ed è per questo che mi risulta che all’anagrafe di Barga non fu annotata l’inumazione e trasferimento di detta salma che, evidentemente, dato l’eccezionale periodo di emergenza, fu effettuata autonomamente dai militari Alleati).
Ho anche cercato di sapere in che punto del camposanto di Loppia Spencer era stato sotterrato, ma solo in pochissilmi mi hanno dato delle indicazioni, diverse fra loro. La più esauriente è quella di un vecchio uomo di Loppia, mio coetaneo, il quale mi ha asserito che, all’epoca del fatto, venne a conoscenza che il nostro aviatore non fu interrato all’interno del detto cimitero; bensì al suo esterno, esattamente vicino il muro di cinta sul davanti della struttura, poco oltre un cancellino, dal lato verso il torrente Loppora. Detto cancellino è ancora esistente, e serviva per accedere ad una zona cimiteriale dove venivano inumati i bambini morti, ma privi del Battesimo. In questo caso, ammesso che detta informazione sia veritiera, è possibile che Spencer, essendo inglese, non sia stato ritenuto cattolico e quindi non aveva il requisito per essere ospitato in un Camposanto, come a quel tempo veniva definito un qualsiasi cimitero cattolico. Egli era però cattolico, come si era espresso a Ghivizzano; ma evidentemente a Loppia ciò non era saputo.
Questo il mio racconto-testimonianza, corredato da tante ricerche che ho effettuato; ma debbo dire che in mente mi era rimasto un quesito che non riuscivo a risolvere, ed è quello della foto, che pare sia l’unica, del velivolo schiantato per terra in un informe rottame, corredata da affermazioni provenienti da scritti e da persone a conoscenza dei fatti, da me interpellate: tutto concorda che l’aereo, nel disperato tentativo di atterraggio di emergenza, abbia urtato contro un piccolo albero, ribaltandosi e finendo sul terreno, ma in posizione rovesciata. Persino un anziano del posto, uno storico, della mia stessa età, confermò detta tesi. Mentre invece, ben impresso nella mia memoria, vedo l’apparecchio con le ali troncate, con il ‘muso’ piantato in terra, con la fusoliera sforacchiata dalle scariche di mitraglie, ma integra e leggermente obliqua, tant’è che la piccola ruota sotto la coda dell’aereo era sollevata da terra ed infine, l’abitacolo del pilota, vuoto.
Infine, in quest’anno, 2019, è uscito un libretto “La morte del Sergente Pilota Spencer”, per conto dell’Istituto Storico Lucchese, scritto dal Professor Fabrizio Nicoli, di Bagni di Lucca. E’ molto bello e l’autore ben descrive i vari aspetti del tragico fatto, approfondendoli con documentazioni serie ricavate da varie fonti (ed a questo proposito voglio ringraziarlo perché, in detta pubblicazione, ha citato la mia testimonianza in merito, descritta in un mio libro); ma anche qui risulta che lo Spitfire, per terra, è in posizione completamente ribaltata.
Ma ecco che poco tempo dopo, notizia importante, un’amica mi suggerisce il nome e numero di cellulare di un anziano signore di Ghivizzano che, cordialmente, dopo le presentazioni ed i convenevoli, accetta di parlarmi del drammatico fatto di cui egli, come me, fu testimone oculare. Ci troviamo nel suo paese pochi giorni dopo e, dal parlare, sento che è lucidissimo, ricordando tutto con precisione. Dunque egli, Filiberto Frediani, in quell’anno di guerra aveva dodici anni di età ed abitava in una casa oltre la stazione ferroviaria, vicinissima al luogo dove cadde il nostro aereo.
“Il mattino di quel fatidico giorno – comincia a narrarmi -, in paese si udivano distintamente raffiche di mitraglia provenienti dal cielo, ed infatti si vedevano aerei che compivano evoluzioni, sparandosi: si trattava di un combattimento; poi, dopo un breve lasso di tempo di calma, udimmo il rumore di un aereo che si avvicinava, ma il cui motore perdeva colpi, indi un forte tonfo dietro la mia casa che fece sobbalzare il terreno: era caduto! Di corsa, con tant’altri, mi diressi verso quel luogo ed ecco in uno spiazzo, con le ali spezzate causa l’urto contro degli alberelli, il relitto dell’aereo: il pilota era al suo posto, un po’ riverso, immobile. Giunsero rapidamente degli uomini che subito tagliarono le cinture del paracadute che tenevano legato il ferito, indi lo sfilarono dall’abitacolo del velivolo. Ma alla vista del suo volto, che era una orribile maschera di sangue, mi spaventai e scappai via…”.“Come hanno potuto sfilarlo – lo interrompo -, se l’apparecchio era rovesciato?”.
“Era rovesciato, sì – mi precisa-, ma su un fianco, non completamente, altrimenti il pilota sarebbe rimasto schiacciato fra il terreno e il peso dell’aereo, il quale non aveva la cabina, ma un semplice abitacolo monoposto – poi continua-: Dopo seppi che nell’impatto della caduta, il giovane militare, già colpito da una pallottola al torace, aveva fortemente sbattuto il volto sul cruscotto dei comandi, ferendosi gravemente. Fu poi portato e curato all’infermeria della metallurgica di Fornaci di Barga, dove morì nello stesso giorno”.
“Questo lo so” – gli dico -, e gli mostro la foto, definiamola ufficiale, dello Spitfire schiantato al suolo. Filiberto la osserva ed esclama:
“Ma questo non mi sembra che sia l’aereo in questione, come l’ho visto allora; ma, a parte le ali spezzate, la fusoliera , pur bucata dalle pallottole, era integra e così pure la coda era a posto: questo, invece, è un ammasso di rottami”.
“Finalmente! – esclamo – Ho trovato chi si ricorda , come me, la verità di tutto questo!”. E gli stringo la mano, con piacere.
“Questa foto è considerata vera anche da persone competenti?”, mi chiede.
“Sì – gli rispondo -, ed anche le colline che vi si vedono attorno corrispondono alla realtà geografica della zona”.
Il mio interlocutore pensa per qualche minuto, e poi:
“Ho capito – spiega -: dopo la caduta, i resti dell’aereo furono presi in consegna da militari della RSI che nei giorni seguenti lo spostarono, anche perché veniva saccheggiato: chi ci prendeva una cosa, chi un’altra. Poi giunsero i soldati tedeschi che vollero che l’apparecchio fosse rimesso al suo posto, ed intimarono alla popolazione di riportare i ‘pezzi’ asportati all’aereo, altrimenti avrebbero dato fuoco al paese. Ecco – conclude -: la foto dell’aereo in questione certamente fu fatta dopo questa sequenza di manomissioni, da cui risulta completamente rovesciato. Ed infine, fu trasportato alla metallurgica di Fornaci di Barga, per la demolizione ”.
“Bravo! – esclamo -: Sono convinto che è proprio così; ed inoltre so che attualmente la pompa del carburante dell’aereo si trova esposta al Museo della Linea Gotica di Molazzana”.
Che dire ancora? Possiamo concludere che adesso meglio conosciamo questo aviatore che, in giovane età, nell’adempimento del suo dovere di militare, proveniente dalla sua lontana Patria, perse la vita in una terra, la nostra, nella quale mai era stato e che non conosceva. Epperò, pur in terra nemica, chiese aiuto materiale e spirituale, che generosamente gli fu dato fino ad accogliere la sua salma in un nostro cimitero. Questo toccante fatto di grande umanità, dà molto onore ai protagonisti della vicenda rischiarando il fitto buio della guerra.
Mario Camaiani
P.S. Questo racconto compare nei miei due libri: “LA MIA GUERRA” (2014), e “SPRAZZI DI VITA DEL VENTESIMO SECOLO” (2016), editi da “Garfagnana Editrice”.
Da notare inoltre che in questo mese, giugno 2019, sono trascorsi 75 anni esatti dal tragico avvenimento su descritto.
Tag: seconda guerra mondiale, mario camaiani, pilota spencer
Anne Anthony
27 Luglio 2020 alle 18:01
I found this article whilst researching family history. (I need to use google translate as I do not speak Italian). I had no idea that this plane crash was part of the history of the area.
William Clement Spencer was my mother’s cousin, and although we knew that he was buried in Italy, we did not know anything about how he died. It was good to read that he was treated well by the local people before his death.