Prima di passare alla presunta storia che si potrebbe celare dietro il documento pubblicato nel 2001 da Guido Tigler, la Bolla di Gregorio IX del 1240, pensiamo sia utile dire un poco degli eventi che si andarono determinando in Valle e che videro Barga e Loppia, con loro gran dispiacere, attori principali in difesa dei diritti di tutti i garfagnini.
Per farlo ricorriamo al canonico del Duomo di Barga e storico dei più eruditi circa le più antiche memorie della stessa Barga: Pietro Magri (Le Fornaci di Barga 1839 – Barga 1904). Questi scrisse e pubblicò lavori di sicuro interesse e molto documentati e noi andiamo ora rileggendo dal suo “Territorio di Barga” del 1881 e cosa scrive degli anni che precedono la ricordata Bolla di Gregorio IX del 1240, utile per farsi un’idea degli avvenimenti che la sospinsero.
Dice Magri che nonostante i diplomi imperiali che volevano la Garfagnana libera da soggezioni, i Lucchesi non tralasciavano di molestarla, aspramente imponendo dure gravezze. Pisa ne prese le parti ma nel 1226 ecco gli armati di Lucca sotto le mura di Barga, capoluogo difensore in Valle dei diritti di tutti, a ripristinare il primiero e a loro utile stato.
Da questa terra nel 1227 si scrive a Papa Gregorio IX affinché volesse porre la Garfagnana sotto la sua protezione e ciò avvenne nel 1228, con l’invio a Barga e poi stanziandosi nel pisano, del suo rettore per la Garfagnana Cencio Camerlengo. Fu allora che Lucca con più veemenza si fece sentire in Valle e fu allora che Gregorio IX si decide a prendere carta e penna per scrivere al Vescovo di Lucca Opizzone (le guerre in Valle le muoveva il vescovo) che incitasse i lucchesi a farla finita con le vessazioni alla Garfagnana.
Niente di nuovo si mosse e allora Gregorio IX dirige una sua lettera al Vescovo di Pisa, rendendolo parte del suo intrapreso e che dichiarasse, forse al suo collega Opizzone, che se Lucca non avesse smesso di molestare la Garfagnana entro l’agosto 1230, gli avrebbe tolto la sede vescovile e diocesi.
Fu a seguito di questa suprema e autorevole dichiarazione del Papa che il Pievano di Loppia dette ordini a tutti i garfagnini di mai più obbedire ai lucchesi. Ne sortì che il vescovo di Lucca Opizzone si mise a capo delle truppe lucchesi, con somma ira muovendosi proprio verso la Pieve di Loppia, prima tappa che lo avrebbe poi condotto alla sperata presa di Barga e così chiudere la partita.
Intanto, giunto che fu alla Pieve di Loppia, operò il sacrilegio della sua distruzione che il vescovo di Pisa così descrive in una lettera diretta a Gregorio IX:
“Profanarunt Sancta, diruerant ecclesia et altaria suffederunt et dilectum filium Plebanum de Loppia adducevi captivum, retruserunt eum in custodia carcerari”.
(Profanate le cose sacre, distrutta la chiesa, offesi gli altari, presero anche il diletto figlio, il Pievano di Loppia, conducendolo con sé per porlo in custodia nelle carceri lucchesi.)
Non contenti, nel 1231 eccoli di nuovo in Garfagnana all’assedio di Barga con i confederati fiorentini, che si risolse il 10 aprile 1232, quando i Pisani, Cattani Garfagnini e della Lunigiana, con la sortita dal castello degli armati del luogo e vari soccorsi al comando del gigantesco Lando di Totone Lemmi conte di Gragno e Palodina, cosicché nel Piano Grande di Barga fu rotto l’esercito lucchese e fiorentino.
Fu una gravissima sconfitta che costò a Opizzone la sua cattedra vescovile e a Lucca la perdita della Diocesi, che Gregorio IX spartì sino al 1236 tra Luni, Pistoia, Volterra e Pisa, con il Vescovo di Firenze sovrintendente. Quanto si è detto lo racconta Magri nel suo libro.
Nella pugna, per Barga restò sul campo di battaglia, tra gli altri, anche il prode capitano conte Lando Lemmi, che vuole la tradizione, i barghigiani seppellissero nel terreno prospiciente Porta Macchiaia (altro luogo di battaglia), oggi Villa Gherardi. Un sepolcro in lastre d’arenaria fu ritrovato nel corso del ‘600, quando la famiglia degli Angeli di Barga, in quel terreno vi volle costruire una sua villa, appunto, oggi Gherardi. Queste cose si raccontano da parte di Anton Giulio Verzani di Barga in un suo manoscritto, dove, cronologicamente descrive gli eventi guerreschi seguiti nella Provincia di Garfagnana dal 1200 sino al 1707. Infatti, egli dice che in quel luogo fu trovato un sepolcro contenente un corpo gigantesco, pensato quello del conte Lando Lemmi, vestito con l’armatura da ufficiale, che appena fu all’aria, si dissolse.
Tornando sui nostri passi, ecco allora che in questi anni della devozione alla Santa Sede di Barga e territorio ecclesiale della Pieve di Loppia, la stessa Pieve è stata devastata e il rito del battesimo, inevitabilmente, si deve praticare da parte di tutti “nell’alter ego”, la già chiesa parrocchiale di Barga (7), retta nello spirituale dalla “canonicali domo Bargentini” citata l’anno 1058 nella lapide che andò persa, fortunatamente trascritta dal settecentesco archivista Bernardino Baroni di Lucca e nel 2008 ricollocata nella Pieve.
Insorge, però, un problema, perché a sera Barga s’isola con la chiusura delle porte d’accesso. Ecco allora che papa Gregorio IX vorrebbe un altro fonte aperto a tutti, come ci racconta il documento pubblicato da Tigler nel suo bellissimo lavoro, con cui ci siamo lasciati con il precedente articolo e che ora, secondo una nostra intuizione, cercheremo di spiegare. Quel testo latino, nella nostra traduzione, diceva: Consoli e Comune di Barga, a voi scrive Gregorio IX, per la vostra fede e costanza alla Chiesa di Roma e non per il pericolo della vostra fedeltà alla Chiesa di Roma, ma per altri pericoli, la chiesa fu consacrata in onore del beato Pietro sia battesimale, stabilendo che nella detta chiesa si celebri il battesimo.
Guido Tigler nel pubblicare questo documento avverte di aver fatto indagini accurate su altre Barga, Barge e similari, finendo col dire che l’unica che avesse la qualifica di Comune sia la nostra, e alla pubblicazione della Bolla soggiunge:
“…mai a quanto vedo presa in considerazione dagli studiosi”, continuando con:
“La miglior prova dell’insuccesso dell’iniziativa sta nel fatto che nel 1256 la stessa richiesta fu fatta di nuovo, e solo questa volta con successo”, adducendo che l’insuccesso del 1240 fu dovuto alla perdita da parte di quel Papa della Garfagnana e quindi di Barga. Nel 1256 la concessione fu fatta alla chiesa dei SS. Jacopo e Cristofano di Barga.
Intanto, secondo quanto abbiamo detto, nella ricostruzione di queste vicende fatte da Tigler, secondo noi manca un passaggio, cioè, che circa il battesimo, la chiesa di Barga, dopo le incursioni lucchesi degli anni 1230-32, da subito subentrò alla devastata Pieve Loppia.
In aiuto alla comprensione di questa nostra idea ci vengono anche due documenti del 1237 e 1244, pubblicati in: “Arte e Pittura nel Medioevo Lucchese” – Concioni, Ferri, Ghilarducci. Il primo del 1237, ci fa conoscere che Barga fosse appellata pieve con Loppia, nel nome del defunto pievano di Barga Buondi, al quale il nipote Baldinello, pretende che il pievano di Loppia renda libri che suo zio ha lasciato a lui e a prete Guidone. Il secondo, un testamento, dice: Opizo, arcidiacono lucchese e rettore della Pieve di Controne, lascia ornamenti e paramenti alla Pieve di Barga che tra l’altro vi ha già depositato.
La chiesa di Barga per essere appellata pieve ci pare ovvio che qui si amministrasse il battesimo in sostituzione della devastata e vera pieve, la chiesa di Loppia, e che nel 1240 della Bolla di Gregorio IX, ci fosse stato un pensato richiamo alla particolarità dell’accesso al battesimo, in un tempo in cui, per la grande mortalità infantile, al momento della nascita si preferiva correre al Sacro Fonte, a tarda sera una cosa quasi impossibile per Barga per la chiusura delle porte del Castello.
Invece, disquisendo su ciò che può prospettare la Bolla circa la chiesa del beato Pietro che sia battesimale, i casi potrebbero essere due: o Papa Gregorio nella stessa Bolla parla della chiesa di Barga dedicata ai Santi Jacopo e Cristoforo, volendo che cambi nome in San Pietro e sia battesimale, oppure si parla del battesimo in una chiesa che già fu consacrata all’apostolo.
Se nella Bolla si stesse parlando del secondo caso, cosa che crediamo la più credibile, l’unica chiesa del territorio consacrata a San Pietro era al “Camposanpieri”, oggi San Pietro in Campo. Allora, così come si è già detto, vediamo la Pieve di Loppia devastata sino alla cattura del pievano e a porre l’assedio a Barga con il fine di debellare l’ostacolo del Papa sulla via delle loro espansioni garfagnine, cosa che non gli riuscì, ecc; poi la Chiesa di Barga subentra nel battesimo alla sua Pieve di Loppia, però così non può durare perché rinchiusa tra le mura.
In questi frangenti è pensabile si attuasse la decisione del Papa tesa a rendere ancora fruibile a tutti il libero battesimo nella giurisdizione della Pieve, con la pensata elevazione di altra chiesa controllata dal Comune di Barga e in luogo aperto, così com’era in uso in quei tempi, in sostituzione di Loppia. Ecco allora che l’unica chiesa dedicata a San Pietro era quella del “Camposanpieri” gestita dalle Suore di Sant’Agostino, parimenti, in luogo aperto come quella di Loppia.
Le suore di Sant’Agostino di “Camposanpieri”, almeno nel 1291, in una pergamena conservata nell’Archivio di Stato di Lucca, sono ricordate nel numero di tredici con tanto di Badessa. Seppur siano passati cinquanta anni da quello scritto del Papa del 1240, relativo a che la chiesa di San Pietro sia battesimale, potremmo anche considerarle già allora attrezzate per accogliere una simile richiesta. L’Ordine di Sant’Agostino era presente nel territorio di Barga sin dal 1077, come si rivela dal Terrilogio dei loro beni, redatto l’anno 1741 da Domenico Cecchi di Castiglione Lucchese. Tra l’altro, “Camposanpieri” (Campo San Pietro, poi San Pietro in Campo), ha una storia che si fa intuire eccezionale grazie alle Suore di Sant’Agostino che fanno atti avendo procuratori i frati di San Romano di Lucca (8), che, secondo Paolo Mencacci nel suo libro “I Templari a Lucca” del 2009, erano molto vicini, appunto, ai templari lucchesi.
Il pensato ma non attuato dislocamento del fonte battesimale a “Camposanpieri”, oggi San Pietro in Campo, è pensabile che non avesse esito per la morte nel 1241 di papa Gregorio IX, un evento che, tra l’altro, rende plausibile l’idea di una progressiva caduta d’interesse circa la Garfagnana da parte della Chiesa di Roma, anche perché Lucca, riavuta la sede vescovile l’anno 1236, ora si sta comprando i diritti sull’agognata e stessa Garfagnana. Mentre, quando nel 1256, si sancisce che la chiesa di Barga sia battesimale, per quanto si è cercato di esporre sino ad ora, è probabile che di tale incombenza ne fosse già investita, adesso, finalmente e ufficialmente codificata battesimale. Si ricorda che l’anno 1317 la Pieve di Loppia è ancora in una fase di ricercati restauri (9) che è possibile si protraessero senza un concreto successo sino al 1390, quando ci sarà il passaggio di ogni cosa dell’antica Pieve di Loppia al suo “alter ego”, il Duomo di Barga.
(7) In un documento messo in rilievo da Raffaele Savigni in uno studio pubblicato nel 1998 nel libro dell’Aedes Muratoriana di Modena che raccoglie gli Atti del Convegno Storico di Castelnuovo Garfagnana del 1997, “Le relazioni tra la città e l’episcopato lucchese e la Garfagnana”, vediamo il Consiglio di Barga dichiarare l’anno 1267, quale risposta al vescovo di Lucca che muove cause fiscali alla stessa Barga, il già pievano di Loppia,un rolandingo dei Bizzarri, eletto l’anno 1256 con il nome di Enrico I:
“la chiesa dei SS . Jacopo e Cristoforo, costruita da più di 60 anni, da quel tempo ha il suo Priore e i suoi Canonici e che i terrigeni, come è pubblica fama, sono a parrocchia colla detta chiesa da tempo immemorabile.”
“Item quod homines de Barga et habitatores in dicto castro per tempora recipiunt et receperunt se ad divina in dicta
ecclesia”… “Item quod sic facerunt a tempore cuius memoria non extat”.
Anche in: “Il Duomo di Barga – Storia, arte e spiritualità nei primi tre secoli dopo il Mille”, Valdilago Barga, 2010; capitolo, “Le tracce Templari”, di Pier Giuliano Cecchi.
(8) “Il Duomo di Barga – Storia, arte e spiritualità nei primi tre secoli dopo il Mille”, Valdilago Barga, 2010; capitolo, “Le tracce Templari”, di Pier Giuliano Cecchi.
(9) Raffaele Savigni: Il Culto dei santi e santuari in Garfagnana nei secoli XII-XV, la documentazione lucchese. “In Religione e religiosità in Garfagnana dai culti pagani al passaggio alla diocesi di Massa (1821)”. Atti del Convegno, Castelnuovo Garfagnana, 8-9 settembre 2007. Modena, Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi, 2008, pp. 173-209.
“Nel 1317 donna «Gieta q. Lemmi de Pedoni Garfagnane», vedova del fu Chianne Bartolomei di Barga, lascia dieci lire per la propria sepoltura, destinando dieci soldi lucchesi al presbitero Arrigo, canonico di S. Cristoforo di Barga,”pro missis canendis”; e quaranta soldi all’opera della stessa chiesa, nonché la stessa somma “in auxilium reactandi ecclesiam sancte Marie de Loppia” e per restaurare la chiesa di S. Comizio di Pedoni; cinque soldi alla luminara di S. Cristoforo (nonché «unum guanciale ad ponendum super altare sancti Christofori quando ibi misse canentur»), dieci ai poveri dell’ospedale de Macianella.
Tag: Loppia, pieve di loppia
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