Torna al centro della Conferenza Stato-Regioni la questione del Lupo. Infatti, rende noto in un comunicato Coldiretti, il ministero dell’Ambiente ha elaborato il nuovo ‘Piano di conservazione e gestione del Lupo in Italia’, che sostituisce quello del 2002, dopo un processo di consultazione di Regioni, Province Autonome, ISPRA e portatori di interesse.
“La redazione – informa Coldiretti – è stato un processo lungo e complesso e nei giorni scorsi il piano è stato trasmesso per l’approvazione della Conferenza Stato-Regioni. Anche la Commissione Europea ha espresso una propria valutazione per il documento. Il piano secondo le prime indiscrezioni prevede 22 azioni che a partire da una rigorosa analisi tecnico-scientifica mirano alla conservazione ed alla risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività antropiche. Tra le altre novità del nuovo Piano: l’attualizzazione dei dati sulla distribuzione e consistenza del lupo; l’eliminazione di un’azione specifica dedicata alle deroghe in quanto la materia è già regolata dalla normativa vigente; un rafforzamento delle indicazioni per Ministeri e Regioni per la definizione di documenti, l’inserimento fra i temi oggetto di informazione e comunicazione dell’impatto dei cani vaganti e degli ibridi lupo-cane sulla conservazione della specie”.
“Esprimiamo soddisfazione perché si riapre la discussione intorno al Piano Lupo – dice Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana – perché nelle nostre campagne assistiamo quotidianamente a episodi di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi con stragi negli allevamenti che si sono moltiplicate negli ultimi anni, mettendo a rischio la sopravvivenza di molte imprese agricole”.
“Terremo monitorato il percorso riattivato con l’iniziativa del ministro Costa – dice Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – che rappresenta un passo in avanti se tenderà a ripristinare una situazione di equilibrio in un ecosistema così insostenibile. Serve – spiega De Concilio – la stessa responsabilità nella difesa degli allevamenti e dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Non si possono lasciar morire pecore e vitelli e costringere alla fuga migliaia di famiglie che da generazioni popolano le montagne, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane”.
La presenza di branchi di lupi sta scoraggiando in molte aree l’attività di allevamento (Secondo il Ministero dell’ambiente l’Italia ospita un patrimonio di lupi ragguardevole, circa il 9-10% della consistenza del lupo a livello europeo (tolta la Russia) e il 17-18% a livello comunitario) mettendo a rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in alpeggio che, oltre ad essere una risorsa fondamentale per l’economia montana, rappresenta anche un modo per valorizzare il territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano.
“Senza i pascoli le montagne e le colline muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città. Ci aspettiamo – conclude De Concilio – un impegno concreto per tutelare un bene comune con un sostegno pubblico a sistemi di difesa appropriati e un rapido ed adeguato rimborso dei danni, senza se e senza ma”.
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