Il gioco del calcio compie nel nostro comune un secolo di vita.
Furono i figli degli emigranti in Scozia, venuti a combattere nella prima guerra mondiale, a portare nella nostra zona i primi palloni da football. Finita la guerra si creò, soprattutto a Barga e a Fornaci, un piccolo movimento, ma destinato a crescere. Qui da noi fu Johnny Moscardini, ventunenne reduce dal Carso dove aveva rimediato una ferita al braccio nella ritirata di Caporetto, a insegnare il calcio ai ragazzi e a formare una squadra.
Così, proprio nel 1919, si disputò sul piazzale sterrato del Fosso la prima partita vera di cui si ha notizia certa, tra le squadre di Barga e di Fornaci. La vittoria arrise ai barghigiani, piuttosto largamente, e Johnny con una tripletta fu l’indiscusso mattatore (il ritorno, a Fornaci, si concluse poi con un pareggio, per 2-2). Il forward italo-scozzese era già seguito dagli osservatori della Lucchese, che lo invitarono a unirsi ai rossoneri per contribuire, con 14 partite e 7 reti, alla scalata verso la massima serie. Di lì a poco sarà convocato in azzurro per la partita contro la Svizzera a Ginevra, dove sarà l’autore del gol del pareggio per 1-1.
Era il 1921. Nel 1924 nacque la società sportiva e nel 1928 sarà inaugurato il nuovo impianto in via della Crocetta. Da allora è cominciata un’epoca ricca di partite memorabili, con compagini leggendarie a Barga, Fornaci e Ponte all’Ania, ma anche con momenti storici e indimenticabili vissuti nelle altre frazioni. Un’epopea che ha coinvolto non soltanto le squadre di categoria ma anche le molte squadre amatoriali, quelle giovanili, quelle femminili, quelle di calcio a sette o a cinque. Un movimento che ha avuto il suo apice negli anni Settanta, Ottanta e Novanta ma che è ancora vivo e palpitante.
Ospitate alla Pergola o al Ciocco sono arrivate squadre come il Bologna, il Napoli, il Cagliari, il Genoa, la Fiorentina, la Roma, la Lazio, la Sampdoria. Hanno calcato i nostri campi campioni del mondo come Zoff, Bruno Conti, Antognoni, Daniel Bertoni, Passarella e “Ciccio” Graziani. E poi il grande Gigi Riva. Allenatori come “Picchio” De Sisti e quel gran signore di Gigi Simoni. E hanno spiccato il volo verso il professionismo molti nostri calciatori. Ricordo Franco Romiti, la sua grande passione, poi Marcello Bernardini, e fra tutti l’umile Roberto Bacci, che con i colori della Lazio ha giocato come avversario diretto addirittura di Diego Armando Maradona. Per non parlare di Federico Mattiello, scuola Juventus, che rappresenta il presente.
Nel 1979, quarant’anni fa, c’è stata l’intitolazione del nuovo stadio di Barga a Johnny Moscardini, quantomai opportuna. Alla cerimonia era presente lo stesso Johnny, ottantaduenne, e c’era anche il suo compagno in azzurro Fulvio Bernardini, che qualche anno prima, da CT della nazionale, aveva fatto esordire Giancarlo Antognoni.
Squadre leggendarie, dicevo. Quella più amata credo sia stato il Barga del secondo dopoguerra, seguito da quasi tutto il paese e capace di non perdere una partita in casa per cinque anni. C’erano il Sergio Lunatici, il Gino Pellegrini, il Sandrino Rocchi e in attacco l’Enrico Capanni e Italo “Chitarrina” Fabbri. Mitici. La squadra della rinascita dopo i bombardamenti, il simbolo di un paese intero in cui lentamente rifioriva la speranza.
Poi c’è stata la squadra dei primissimi anni Settanta, le cui colonne erano il Paolo Marroni, il “Cavallo”, il Maurino, il Vasco e il “Calimero”. L’ultimo campionato vinto, da imbattuti, al campo sportivo di via della Crocetta.
E il Fornaci dei primi anni Ottanta, con il bomber Luciano Biagioni, l’indimenticato “Pipino” Marchi, Umberto Pedrigi, Sergio Cecchini, Alan Renucci e il mister Giancarlo Morganti.
Anch’io ho fatto parte di una squadra molto amata, quella che nell’84 vinse il campionato del sessantesimo anniversario della società e che volò in Scozia per incontrare i figli e i nipoti degli emigranti, nonché il vecchio e onnipresente Johnny Moscardini. La compagine di Mori, Sartini, Marchetti, Cardella, Barbetti. Capitano era Fabrizio “Gino” Tazzioli, che in seguito allenerà in piazze prestigiose come Livorno e Cesena. E ora i nostri figli, Patrick e Orlando, sono compagni di squadra nella juniores del Barga. Mi sembra una bella storia, e un bel segnale per il futuro.
Voglio ricordare inoltre le magiche stagioni amatoriali del “Villa Libano” del presidentissimo Sergio Arati, e dei Gatti Randagi, che sono arrivati a sfiorare il titolo nazionale, schierando atleti sempreverdi del calibro di Roberto Renucci e Andrea Romiti. Quest’anno ricorre anche il ventennale della vittoria del Barga nella Coppa Toscana allievi, sollevata al cielo da capitan Nicola Reverberi nel giugno del 1999, sul finire del secolo scorso.
Dunque 100 anni di storia avvincente, di un grande movimento al margine del quale è nata una forte aggregazione sociale e sono fiorite non solo rivalità, ma anche conoscenze e amicizie. Mi sembrerebbe il caso di celebrare questo 2019 e questo secolo di storia, almeno con un articolo sul tuo giornale e con una partita commemorativa, magari da disputarsi a primavera inoltrata e a campionati finiti.
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leonardo
25 Gennaio 2019 alle 16:16
Che bei ricordi, tante persone alle quali tutti hanno voluto bene………..