Ore 23,15 del 19 novembre, arrivo a casa dopo una lunghissima giornata ed essendomi dimenticato questa mattina d’accendere il riscaldamento prima di partire per lavoro, come ben sanno gli ospiti abituali, le mie quattro mura risultano a quest’ora molto più fredde – non chiedetemi il perché – di quanto già non lo sia questa prima fredda serata invernale. Mi ricordo che il Galeotti s’è raccomandato stamani di scrivergli qualche riga circa la serata di beneficenza di sabato scorso a Filecchio per raccogliere fondi da destinare al ripristino dell’impianto che azionava il suono delle campane della Pieve di Loppia.
M’accendo quindi il caminetto, mi sistemo sul divano, prendo il PC ed inizio a scrivere; tanto adesso a casa mia è talmente freddo anche per provare a dormire…
Inizio dalla doverosa cronaca snocciolando prima di tutto i numeri che penso già ci trasmettono molto: 170 commensali che hanno riempito la sala parrocchiale al pian terreno e due altre stanze al primo piano della canonica di Filecchio, più di trenta volontari in servizio fin dalla mattina, decine fra famiglie, attività commerciali ed associazioni del territorio che pur impossibilitate a partecipare ci hanno testimoniato concretamente vicinanza e sostegno. Una cifra importante raccolta che ci assicurano permetterà, insieme a quanto già messo da parte nelle settimane passate da alcuni paesani, di ridare presto “voce” alle campane della Pieve di Loppia. Più di cinquecento firme consegnate nelle mani dell’ospite d’onore della serata don Giovanni Cartoni da poche settimane alla guida dell’Unità Pastorale di Fornaci, Loppia e Ponte all’Ania. Sottoscrizioni raccolte in favore della nostra Pieve che verranno indirizzate alle istituzioni civili e religiose affinché rilancino la propria azione per la cura e valorizzazione di questo prezioso gioiello di fede e cultura della Valle del Serchio.
Come commentare tutto ciò? Osservando questa bella serata i contemporanei laici giustificherebbero la mobilitazione di così tante persone in così poco tempo come una sorta di chimica, di magia; i più alla moda parlerebbero di “connessione sentimentale” mossa da un nobile progetto. Chi crede nel Signore parlerebbe più propriamente di una piccola o grande – dipende dai punti di vista – testimonianza di Fede, di un sentimento profondo che ha mosso volontari e partecipanti ad unirsi. Parlando di Loppia questo è sempre accaduto e sempre accadrà.
Il felice esito della serata di sabato ci ricorda inoltre, una volta ancora, quanto una comunità coesa ed animata da buone dosi di umiltà e spirito di servizio possa riuscire a realizzare e quanto ciò valga in ogni ambito di vita sociale. Solo se mossi da uno spirito di unità e coesione riusciamo ad essere capaci di grandi cose, divisi rischiamo invece d’essere poco utili se non addirittura dannosi per il prossimo.
Considerazioni banali – commenterà qualche lettore – del solito “buonista” del Boggi; per me convinzioni profonde di come vivere le nostre comunità e ragioni principali per le quali vale sempre la pena impegnarsi.
E quindi non posso che terminare questa breve cronaca recitando una delle parole alle quali sono più affezionato: GRAZIE. Un grazie che parte dal cuore e che al cuore delle tante persone che hanno sposato questo progetto vuole provare ad arrivare.
(Foto di Manuel Gemignani)
Tag: pieve di loppia, filechcio, Loppia, campane
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