Ieri sera presso l’aula magna dell’ISi di Barga la presentazione della relazione riguardante lo stato di salute dei residenti nell’area della Valle del Serchio nei periodi di riferimento 2007 – 2015 per le mortalità e per i ricoveri 2013-2017 nell’ambito della serata organizzata dalla “Libellula”
Il rapporto è stato condotto dall’Agenzia regionale di sanità della Toscana insieme al Dipartimento di Statistica Informatica Applicazioni “G. Parenti” dell’Università di Firenze e alla Società Epidemiologia e Prevenzione “Giulio A. Maccacaro”, su sollecitazione dei cittadini e dalle Amministrazioni comunali dei Comuni della Valle del Serchio, con lo scopo di quantificare lo stato di salute della popolazione residente. La sua presentazione a cura della dottoressa Daniela Nuvolone dell’Osservatorio di Epidemiologia dell’ARS Toscana e del prof. Annibale Biggeri dei dipartimento di statistica dell’università di Firenze (che hanno redatto il rapporto insieme a Fabio Voller anche lui dell’Agenzia regionale sanità Toscana).
A moderare il dibattito per la Libellula il dott. Mario Betti, mentre tra gli interventi anche quelli dei rappresentanti dell’ARPAT Toscana e di Lucca, il dott. Mario Longo e la dottoressa Andreini che hanno presentato i dati della campagna sul monitoraggio dell’aria in corso a Fornaci di Barga, su richiesta del comune di Barga, con l’utilizzo della centralina mobile entrata in funzione per la prima volta nell’inverno scorso.
Tra i presenti, con la partecipazione di tanta gente che ha gremito la sala, anche alcuni sindaci della Valle del Serchio tra cui, a fare gli onori di casa, il sindaco Marco Bonini che ha ribadito la posizione dell’amministrazione comunale di Barga:: “Noi appoggiamo il progetto di ripresa produttiva ed occupazionale di KME, ma nel rispetto della salute dei cittadini – ha detto – Siamo disposti a lavorare per trovare una nuova piattaforma energetica alternativa, ma non a sostenere un progetto che passi dal gassificatore perché questo sarebbe un progetto che va contro la Valle del Serchio”
Da qui l’invito a KME a rimettersi attorno ad un tavolo per trovare un alternativa che sia sostenibile per tutti, ha ribadito Bonini: “Mi auguro che si trovino gli spazi e che ci siano ancora i tempi per poterci lavorare tutti assieme”
Detto questo è toccato alla dottoressa Nuvoloni il compito di presentate il rapporto aggiornato sullo stato di salute, sulle principali cause di mortalità della Valle del Serchio e sulle patologie legate ai ricoveri.
Come scritto nella relazione: le conclusioni dello studio, tra i dati positivi, fanno emergere un calo della mortalità per tumori al di sotto della media regionale ed invece confermano in Valle del Serchio, rispetto alle analisi precedentemente condotte dal prof. Biggeri, un quadro sfavorevole per alcune patologie come malattie circolatorie, in particolare la malattia coronarica, malattie respiratorie, soprattutto croniche, malattie del sistema urinario, in particolare insufficienza renale, e cirrosi epatica; con indicatori omogenei tra mortalità e ricoveri, e tra donne e uomini. E con soglie superiori alla media regionale
“Gli indicatori di mortalità mostrano una situazione più sfavorevole in Media Valle del Serchio mentre quelli dei ricoveri sono più omogenei tra le due aree – recita il rapporto che continua – Per quanto riguarda la mortalità va registrato un andamento in diminuzione coerente con il miglioramento generale della speranza di vita nelle popolazioni dei paesi sviluppati. Tuttavia la Valle del Serchio mostrava una mortalità generale superiore dell’ 11% alla media regionale nel 1971 e si porta progressivamente sulla media regionale. Questo andamento è però diverso tra la Garfagnana, superiore alla media regionale fino agli anni 2004- 2008, dopodiché si riallinea alla media regionale, e la Media Valle, dove invece proprio dal 2004-2008 si ha un aumento della mortalità in controtendenza agli andamenti regionali.
Restringendo l’attenzione al periodo più recente (2006-2015) negli uomini le situazioni critiche riguardano le malattie coronariche (87 casi in più rispetto alla media regionale nel quinquennio, il 18% di tutte le morti per malattia coronarica), le malattie respiratorie (86 casi attribuibili) e le respiratorie croniche (38 casi attribuibili), le malattie dell’apparato digerente (31 casi attribuibili) e la cirrosi epatica (22 casi attribuibili), le malattie del sistema urinario (21 casi attribuibili). Anche nelle donne si riscontra un andamento in diminuzione coerente con il miglioramento generale della speranza di vita nelle popolazioni dei paesi sviluppati. La Valle del Serchio mostrava una mortalità generale paragonabile alla media regionale nel 1971, ma successivamente si osservava un comportamento diverso tra la Garfagnana, più o meno in linea con la media regionale, e la Media Valle che dagli anni 1998-2000 mostra un aumento della mortalità rispetto agli andamenti regionali.
Restringendo l’attenzione al periodo più recente (2006-2015) si osservano situazioni critiche che riguardano le malattie coronariche (114 casi in più rispetto alla media regionale nel quinquennio, il 22% di tutte le morti per malattia coronarica), le respiratorie croniche (26 casi attribuibili), le malattie del sistema urinario (22 casi attribuibili).
Per entrambi i generi si osserva nell’ultimo periodo una mortalità per tumori in linea o inferiore alla media regionale. Si riduce l’eccesso per i tumori del polmone e della mammella nelle donne riscontrata negli anni precedenti, mentre si osserva una criticità relativa al tumore dell’ovaio.
Per quanto riguarda i ricoveri, negli uomini nel periodo più recente (2013-2017) ritroviamo degli eccessi sulla media regionale per le malattie cardiocircolatorie (218 casi attribuibili) e le malattie coronariche (126 casi attribuibili), la cirrosi epatica (22 casi) e le malattie urinarie (ben 120 casi attribuibili, il 18% di tutti i casi di malattie urinarie). Sono eccessi presenti fin dal primo periodo esaminato (2001-2006).
Nelle donne nel periodo più recente (2013-2017) ritroviamo degli eccessi sulla media regionale per le malattie cardiocircolatorie (173 casi attribuibili), le malattie coronariche (105 casi attribuibili), e le malattie urina-rie (ben 101 casi attribuibili, il 20% di tutti i casi di malattie urinarie). Sono eccessi presenti fin dal primo periodo esaminato (2001 -2006).
Anche per i ricoveri si conferma per i tumori un quadro omogeneo o inferiore alla media regionale, ad eccezione di alcune sedi neoplastiche quali il tumore del fegato negli uomini e tumori dell’ovaio nelle donne”.
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Per il prof. Biggeri sono dati su cui riflettere e che richiedono adesso un lavoro coordinato e condiviso per cercare di capire i fattori di rischio legati anche alle emissioni sul territorio e per cercare quindi di limitare i pericoli, ma Biggeri ne è convinto: la correlazione tra alcune patologie specifiche è documentata dalla letteratura scientifica.: “I metalli pesanti sono in letteratura tra le cause delle malattie del sistema renale. In tal senso quindi bisogna cercare di cominciare a lavorare per ridurre i tassi di mortalità legati a queste patologie; per limitare gli inquinanti sul territorio. Ulteriori fonti di pressione ambientale – con il riferimento quindi al gassificatore – vanno quindi evitate”.
Certo, riconosce Biggeri, è molto difficile tentare una correlazione tra le patologie e le reali cause e quindi c’è necessità di nuovi e più approfonditi studi.
Queste sonio state un po’ le conclusioni della serata per quanto riguarda le riflessioni sullo stato di salute Al di là di tutti i dati e di tutta la discussione. Per la Libellula, che ha organizzato l’incontro, come ha riassunto alla fine il dottor Betti, mancano ancora però gli elementi per capire la gravità che potrebbe portare un impianto di incenerimento in valle del Serchio che era poi quello che forse molti si aspettavano dagli studi.
Tra gli altri elementi di riflessione della serata la presentazione da parte dei tecnici di ARPAT dei dati del monitoraggio dell’aria della centralina mobile di Fornaci di Barga.
Risultati parziali, che ancora devono essere completati con il rilievo dei dati raccolti nel periodo autunnale, è stato spiegato.
In sintesi gli andamenti relativamente ad esempio al pm 10 ed al pm 2.5 sono in linea con quelli della stazione di Fornoli e comunque i valori sono al di sotto dei valori consentiti dalla legge anche per quanto riguarda gli sforamenti.
Significativi e certamente motivo di riflessione i dati forniti circa le fonti per l’inquinamento relativi al PM 10 dove fa molti più danni un kg di legna bruciata che un’auto a benzina euro 0 in 3700 km.
Oltre ai dati sulla centralina è stato detto da Longo qualcosa di più specifico anche sullo stabilimento KME riportando dei controlli restringenti effettuati in azienda a comicniare dal 2017 ed anche in queste ultime settimane.
I controlli fatti lo scorso anno sono stati addirittura effettuati, ha spiegato, basandosi su tre linee di controllo differenti poi messe a confronto. E’ stato peraltro imposto un abbassamento importante dei limiti di emissione su alcuni elementi emissivi. I controlli, ha spiegato Longo, hanno messo in evidenza che per quanto riguarda la produzione di diossine, l’azienda è a un decimo dei limiti di emissione imposti che sono molto restrittivi. E i dati sono positivi anche su altri inquinanti. Ha definito i risultati molto tranquillizzanti.
ARPAT ha aggiunto che per il momento la richiesta riguardante l’aria della Valle del Serchio si limita a quanto richiesto dal comune e che sul progetto che presenterà KME farà tutte le valutazioni previsti al momento che il progetto verrà presentato e si entrerà nella fase autorizzativa.
La sintesi del rapporto sullo stato di salute dei residenti in Valle del Serchio
Premessa
È uno studio di Epidemiologia descrittiva che fa uso dei dati di mortalità e ricovero ospedaliero. Si limita a quantificare la frequenza di malattia per tutte quelle condizioni che portano al decesso o che richiedono un ricovero. Non sono studiati sottogruppi a rischio della popolazione per caratteristiche personali, condizioni socioeconomiche, stili di vita ed esposizioni lavorative.
L’approfondimento dei rischi di malattia legati ad eventuali esposizioni ambientali è oggetto di un progetto finanziato dalla Unione Europea di cui la Società Epidemiologia e Prevenzione è partner e che avrà luogo a partire dal gennaio 2019
Questo rapporto va pertanto considerato come la descrizione di contesto e la prima parte di una serie di studi epidemiologici più complessi.
Introduzione
Scrivevamo nel 2011 (Biggeri et al. Epidemiologia e Prevenzione 35. 5-6, suppl 2, pagg. 50-67) che in tutte le regioni italiane si osserva una forte riduzione della mortalità nel corso degli ultimi quarant’anni. Complessiva-mente si osserva anche una tendenza alla diminuzione delle differenze di mortalità tra le regioni. Il profilo di mortalità 30-74 anni per le coorti più recenti diverge per regione: l’Italia si disunisce. La geografia della mortalità nelle età 30-74 anni è cambiata. Negli uomini, agli inizi del Novecento le regioni del Nord mostrano una mortalità più alta della media nazionale (più del 20%). Il Sud invece ha un sostanziale vantaggio (di quasi il 20%) con Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna nella media nazionale.
Dalle coorti nate dopo il 1934 si assiste a un’importante modificazione con la scomparsa degli eccessi in Lombardia e Veneto e l’aumento della mortalità per la regione Campania. Le previsioni per il futuro che è possibile fare dai rischi stimati nelle coorti di nati dopo la Seconda guerra mondiale sono di aumenti della mortalità in Liguria, Emilia-Romagna, Lazio. Campania e Sardegna mentre le regioni del Nord-Est mostrano di avere una riduzione di più del 20% della mortalità rispetto alla media nazionale. Avremo un inedito gradiente Est-Ovest con le regioni tirreniche che presenteranno i profili più critici. Nelle donne questa tendenza si osserva a partire dalle nate dopo il 1920, ma si nota un’ulteriore evoluzione per le nate dopo la Seconda guerra mondiale: in Lombardia si torna ad avere una mortalità sopra la media nazionale come pure in Piemonte, Trentino Alto Adige e Toscana mentre la Campania si porta per la prima volta sulla media nazionale. Liguria, Emilia-Romagna e Lazio hanno una mortalità sopra il 10% rispetto alla media. Avremo quindi un nuovo gradiente Nord-Ovest Sud-Est con tutte le regioni del Sud più il Veneto, le Marche e l’Umbria con mortalità inferiore alla media. Se osserviamo le cause specifiche, per le malattie circolatorie e i tumori abbiamo una previsione di aumento della mortalità per la Campania (per gli uomini ma non per le donne), la Sicilia e il Lazio.
La Toscana mantiene una situazione di maggior vantaggio ma mostra anch’essa il gradiente negativo per il litorale tirrenico con un aumento di mortalità rispetto al miglioramento registrato nelle aree interne.
L’area della Valle del Serchio fa parte delle aree tradizionalmente a maggior mortalità della regione Toscana, come documentato fin dai primi atlanti provinciali pubblicati (si veda per una sintesi a livello comunale Vigotti et al. 2001 Atlante della Mortalità in Toscana 1971 -1994. Edizioni Plus. Università di Pisa). Fino agli anni recenti il quadro era dominato dalla maggior mortalità delle aree comprese nel triangolo Massa-Carrara Livorno Firenze, comprendendo le due direttrici da Firenze al mare che passano per la valle dell’Arno da un lato e per la direttrice Prato Pistoia Lucca dall’altro. La montagna pistoiese e la Valle del Serchio rientravano in questo quadro.
Il profilo di mortalità è stato descritto nel lavoro Biggeri et al. 2011
(http://www.cd.biostatistica.net) per il periodo dal 1971 al 2006 e mostra una mortalità e una prevalenza su base ospedaliera (1996-2006) di malattie cronico-degenerative maggiore della media regionale. Malattie del sistema cardiocircolatorio, malattie respiratone croniche, malattie renali croniche, tumore del polmone, tumore della mammella e dell’utero, linfomi risultavano le patologie più diffuse.
Le conclusioni richiamavano la presenza nel territorio di fonti di emissione di metalli pesanti e altri inquinanti dell’aria e dei suoli, per i quali una associazione con le patologie riscontrate in eccesso risultava documentata nella letteratura scientifica.
Risultati
l venti Comuni della Valle del Serchio esaminati nel rapporto assommano a circa sessantamila abitanti (censimento 2011) e sono: Sillano Giuncugnano. Piazza al Serchio, Minucciano, Villa Collemandina. San Romano in Garfagnana. Camporgiano, Vagli di sotto. Castiglione di Garfagnana, Pieve Fosciana, Fosciandora, Castelnuovo di Garfagnana, Molazzana, Fabbriche di Vergemoli, Gallicano (riuniti come Garfagnana, con una popolazione al censimento 2011 di 28.307 abitanti) e Barga, Coreglia Antelminelli, Bagni di Lucca, Borgo a Mozzano, Pescaglia (riuniti come Media Valle, con una popolazione al censimento 2011 di 32.436 abitanti)
Dal punto di vista socioeconomico la deprivazione materiale misurata è leggermente sopra la media regionale nei censimenti dal 1991 al 2011 Dal punto di vista demografico la popolazione è più anziana della media re-gionale con un quoziente di incremento naturale negativo, particolarmente nella Garfagnana.
Mortalità 1971-2015
Uomini
Negli uomini si riscontra un andamento in diminuzione coerente con il miglioramento generale della speranza di vita nelle popolazioni dei paesi sviluppati. Tuttavia la Valle del Serchio mostrava una mortalità generale superiore dell’ 11% alla media regionale nel 1971 e si porta progressi-vamente sulla media regionale. Questo andamento è però diverso tra la Garfagnana, superiore alla media regionale fino agli anni 2004- 2008, dopodiché si riallinea alla media regionale, e la Media Valle dove invece proprio dal 2004-2008 si ha un aumento della mortalità in controtendenza agli andamenti regionali.
Restringendo l’attenzione al periodo più recente (2006-2015) negli uo¬mini le situazioni critiche riguardano le malattie coronariche (87 casi in più rispetto alla media regionale nel quinquennio, il 18% di tutte le morti per malattia coronarica), le malattie respiratorie (86 casi attribuibili) e le respiratorie croniche (38 casi attribuibili), le malattie dell’apparato digerente (31 casi attribuibili) e la cirrosi epatica (22 casi attribuibili), le malattie del sistema urinario (21 casi attribuibili).
Donne
Anche nelle donne si riscontra un andamento in diminuzione coerente con il miglioramento generale della speranza di vita nelle popolazioni dei paesi sviluppati. La Valle del Serchio mostrava una mortalità generale paragona-bile alla media regionale nel 1971, ma successivamente si osservava un comportamento diverso tra la Garfagnana, più o meno in linea con la media regionale, e la Media Valle che dagli anni 1998-2000 mostra un aumento della mortalità rispetto agli andamenti regionali.
Restringendo l’attenzione al periodo più recente (2006-2015) si osservano situazioni critiche che riguardano le malattie coronariche (114 casi in più rispetto alla media regionale nel quinquennio, il 22% di tutte le morti per malattia coronarica), le respiratorie croniche (26 casi attribuibili), le malattie del sistema urinario (22 casi attribuibili)
Per entrambi i generi si osserva nell’ultimo periodo una mortalità per tumori in linea o inferiore alla media regionale. Si riduce l’eccesso per i tumori del polmone e della mammella nelle donne riscontrata negli anni precedenti, mentre si osserva una criticità relativa al tumore dell’ovaio.
Ricoveri 1996-2017
I dati sui ricoveri posso essere usati per calcolare la prevalenza di malati in una certa popolazione. Si riferiscono perciò a soggetti presenti e malati e quindi rappresentano un quadro più direttamente riferibile ad eventuali esposizioni recenti di quanto non risulti dai dati di mortalità, che ovviamente rispecchiano il portato di tutte le vicissitudini subite nel corso della vita. Inoltre permettono meglio di valutare il peso di malattie come il diabete ad_ esempio o le malattie del sistema urinario che tendono a non comparire nel certificato di causa di morte.
Uomini
Negli uomini nel periodo più recente (2013-2017) ritroviamo degli eccessi sulla media regionale per le malattie cardiocircolatorie (218 casi attribuibili) e le malattie coronariche (126 casi attribuibili), la cirrosi epatica (22 casi) e le malattie urinarie (ben 120 casi attribuibili, il 18% di tutti i casi di malattie urinarie). Sono eccessi presenti fin dal primo periodo esaminato (2001-2006).
Donne
Nelle donne nel periodo più recente (2013-2017) ritroviamo degli eccessi sulla media regionale per le malattie cardiocircolatorie (173 casi attribuibili), le malattie coronariche (105 casi attribuibili), e le malattie urina-rie (ben 101 casi attribuibili, il 20% di tutti i casi di malattie urinarie). Sono eccessi presenti fin dal primo periodo esaminato (2001 -2006).
Anche per i ricoveri si conferma per i tumori un quadro omogeneo o inferiore alla media regionale, ad eccezione di alcune sedi neoplastiche quali il tumore del fegato negli uomini e tumori dell’ovaio nelle donne.
Conclusioni
L’aggiornamento dei dati conferma un quadro sfavorevole per alcune patologie come malattie circolatorie, in particolare malattia coronarica, malattie respiratorie, soprattutto croniche, malattie del sistema urinario, in particolare insufficienza renale, e cirrosi epatica. Indicatori omogenei tra mortalità e ricoveri, e tra donne e uomini.
Gli indicatori di mortalità mostrano una situazione più sfavorevole in Media Valle; quelli di ricoveri sono più omogenei tra le due aree.
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