Dal 2014, proprio come ai tempi in cui c’era Giovanni Pascoli, nella cantina di Casa Pascoli, a Castelvecchio, si è tornati a produrre il vino pascoliano; proprio come quello che lui stesso produceva nelle vigne del suo giardino, da lui stesso chiamato “Flos vineae”.
Lo fanno un gruppo di volontari che si sono presi la briga di valorizzare l’antica vigna di Casa Pascoli, curata un tempo dal poeta. Tra i filari oggi si trova l’uva bianca romagnola Albana, ed anche, per fare il quello che il Pascoli chiamava il Flos Vineae, merlot, ciliegiolo e sirah. Parte di questa uva, l’Albana, è arrivata nel 2013, in occasione del centenario pascoliano, direttamente da San Mauro Pascoli, dalle terre del Pascoli, a rendere così ancora più genuina questa operazione che in questi anni ha dato buoni frutti. Nel senso che l’uva, curata con passione, è cresciuta bene ed il raccolto alla fine è stato più che soddisfacente, con un vino bianco ed il rosso Flos Vineae, considerati dai produttori volontari, di buon livello.
Le produzioni sono iniziate già prima del 2014, ma da quell’anno si è cominciato ad intensificare il lavoro grazie anche alla ristrutturazione della cantina pascoliana con i soldi messi a disposizione per quello e per altri interventi di valorizzazione di casa Pascoli dalla Fondazione Arcus.
“L’uva raccolta, dopo la spremitura, è ora fermentata come avveniva ai tempi del Pascoli, nella sua cantina – ci spiega uno dei volontari della vendemmia di Casa Pascoli, Maurizio Lucchesi – e qui diverrà presto vino, conservato nel tino che era presente anche ai tempi di Giovanni Pascoli. Le produzioni di questi anni hanno portato un buon vino, specialmente il rosso. Siamo soddisfatti della qualità raggiunta”
E’ una piccola, piccolissima produzione, ma dal grande significato simbolico. Condotta solo per passione da un gruppo di castelvecchiesi che viene solamente ripagato ogni anno dalla soddisfazione di aver portato a compimento l’opera e magari dallo stappare qualche bottiglia di Flos Vinae che fa sentire loro, castelvecchiesi doc e quindi con il Pascoli nel sangue da sempre, ancora più vicini al poeta, nella soddisfazione di aver proseguito anche in questo la sua opera e la sua presenza sul Colle di Caprona.
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