Kme replica all’intervento del sindaco di Fabbriche di Vergemoli, Michele Giànini.
“In merito al piano di rilancio della KME di Fornaci di Barga, assistiamo da settimane a esercizi di visibilità spesso funambolici, con un sostanziale punto in comune: la non conoscenza dei fatti.
Non parliamo in questa occasione della spazzatura talvolta infestante i social, per la quale ricordiamo solo che la responsabilità penale e civile esiste anche per chi posta insulti e falsità nella rete, o procura allarme.
Ultimo in ordine di tempo è il sindaco di Fabbriche di Vergemoli, il quale con una lunga lettera inviata alla stampa si allinea al nuovo principio “non mi informo così posso dire qualunque cosa”.
Tralasciamo la narrazione delle res gestae passate del dott. Giannini, importanti sicuramente per i suoi elettori, ma per le quali l’azienda non ha alcun interesse. Nel merito, invece, lo stesso si addentra in considerazioni frutto di ignoranza (speriamo). Sarebbe bastato venire in azienda e chiedere informazioni (altri lo hanno fatto), prima di azzardare giudizi.
Avrebbe così potuto evitare affermazioni false e improvvide, quali ad esempio “vuoi lavoro accetti l’inquinamento”, su questo imitato dal collega di Fosciandora, Lunardi che strilla che l’azienda avrebbe posto l’ultimatum “o si fa l’impianto o si chiude”. Ambedue mentono perché è un’alternativa mai posta. Ci piacerebbe sapere da chi lorsignori hanno avuto questa informazione, così da poter agire di conseguenza; la linea dell’azienda è sempre stata quella di progettare l’autoproduzione di energia per lo sviluppo e la creazione di nuovi ulteriori posti di lavoro, quelli esistenti saranno difesi dall’azienda con ogni sforzo, con o senza la piattaforma energetica, come sempre fatto finora.
Avrebbe anche evitato di dire che “produce energia che può essere utilizzata dalla fabbrica ma anche venduta, a mio avviso con maggior guadagno…”, quando è chiaro come il risparmio ottenuto sulla bolletta energetica con l’auto consumo corrisponde al doppio di quanto sarebbe il guadagno derivante dalla vendita. Ovvero “accertare dopo la sua realizzazione se effettivamente (l’impianto) è dannoso”, quando invece la sua messa in opera è subordinata alla verifica preventiva del rispetto di tutte le compatibilità ambientali e sanitarie.
Avrebbe così potuto conoscere come KME lavori continuamente per migliorare la propria impronta ambientale e come il progetto di autoproduzione di energia preveda esplicitamente la richiesta da parte dell’azienda della riduzione volontaria dei limiti di emissione rispetto a quelli in vigore. Altrettanto avrebbe potuto comprendere il reale impatto sulla viabilità e come l’azienda intenda gestirlo. Certo, non sapere rende più facile parlare.
L’impianto di autoproduzione di energia è finalizzato e dimensionato esclusivamente sulle necessità previste dagli obiettivi produttivi dello stabilimento, con un incremento di almeno 135 posti di lavoro: 90 per la crescita della produzione metallurgica, 35 per l’impianto di produzione di energia elettrica e 10 per il polo accademico. E il piano di rilancio della fabbrica è fatto per incrementare l’occupazione in un ambiente p lavoro salubre e sempre migliore, su questo principio si fondano tutti i progetti di sviluppo dell’azienda. Non sui “ricatti occupazionali”!”
Tag: kme, michele giannini
Viviano
26 Luglio 2018 alle 10:10
Ma di cosa dovremmo essere informati secondo lor signori. Sappiamo che vorrebbero costruire un mostro in mezzo all’abitato e ad una valle già martoriata per bruciare scarti di cartiera e che bruciando quel pattume ammorberebbero ancor più la NOSTRA aria. Non credo che ci sia qualcosa in più da essere informati: questo basta e avanza. Il resto sono solo chiacchiere da bar. Punto