La storia del Duomo di Barga ci presenta ancora molti e grandi interrogativi circa la sua evoluzione che neppure lo studio dell’ing. Luigi Pera è riuscito a sciogliere nel suo libro “Il Duomo di Barga e i suoi ampliamenti”, Pisa, Nistri-Lischi, 1938, eseguito durante gli anni cruciali del suo totale restauro, 1927-1939.
Comunque, qualcosa, seppur minimale ogni tanto torni a galla. Cose particolari, all’apparenza con poco significato, che avendo bisogno di uno studio, ci portano a delle interessanti considerazioni storiche circa la vita del monumento.
Questo è il caso di oggi, nella fattispecie del rinvenimento dell’antica chiave che occorreva per aprire la porta centrale del Duomo, quella esistente prima dei restauri; porta che poi fu rifatta nuova “più bella e più superba che pria” alla fine dei restauri e che ancora è in essere, della quale abbiamo anche la spesa, che dopo ottanta anni parrebbe non essere stata ancora saldata al falegname costruttore, ma andiamo per ordine.
Entrando nei fatti intanto iniziamo con l’antica chiave di quella porta del Duomo (vedi foto) che ancora si conserva presso la Signora Diana Bertoncini, erede delle cose appartenute a suo marito Moreno Tognelli. Un amante di Barga come pochi, tappezziere-antiquario e animatore come pochi della società barghigiana, che aveva la sua bottega su per la salita di piazza, quasi alla sommità della stessa, chiamata “L’Arco di Diana”.
L’antica chiave della chiesa, Moreno, l’ebbe da Raffaello Stefani, marito dell’Armida della Vignola, che sino quasi alla sua morte, assieme alla moglie, fu custode del Duomo nel senso più ampio. Infatti, avendo svolto l’attività di muratore, saliva, finché le forze glielo permisero e all’occorrenza, anche sui tetti del monumento per visionare lo stato delle tegole. Un giorno di tanti anni fa, essendo con Moreno, volle lasciargli in custodia l’antica chiave e dobbiamo dire, essendo giunta sino a oggi, che in mani migliori non poteva essere consegnata. Tra l’altro l’erede Diana ci ha espresso il desiderio di volerla consegnare magari al Comune di Barga, per essere sistemata tra i reperti del Museo del Territorio Antonio Mordini, sito proprio lassù dove svetta il romanico e magnifico monumento.
Si tratta all’apparenza di una chiave molto antica e certamente particolare, avendo una mappa, la parte che entrava nella toppa per consentire di aprire la porta, singolare e affascinante, infatti, mostra chiaramente il disegno del numero tre. La chiave, che fu forgiata certamente da un abile fabbro locale, potrebbe risalire addirittura alla metà del secolo XVII. L’idea ci viene dallo spoglio del libro “Maestri del legno a Barga” di Maria Pia Baroncelli, Fondazione Ricci, 2013; laddove si parla e si censiscono i “legnaioli di Barga” che operarono, soprattutto, nelle varie chiese di Barga, tra cui il Duomo.
Infatti, per il massimo monumento di Barga svolsero molti lavori e consultando il libro or ora ricordato, vediamo che diverse volte, dei vari personaggi, intervengono alla porta centrale del Duomo per dei restauri, ma solo una volta si parla della totale ricostruzione, così almeno per quanto riporta il libro. Esattamente l’anno 1637, quando l’Opera di San Cristofano, retta dall’operaio Michelangelo Angeli, ingaggia il falegname maestro Giovanni di Stefano Neri, alias Della Nera, “per rifare la porta grande della chiesa” e per ora si paga con un acconto di £ 24, mentre altre £ 4 e soldi 8 si stanziano nel 1638 per il collaboratore Domenico di Girolamo, il quale aveva segato con un compagno una trave di castagno per ricavarne i tavoloni per la stessa porta.
Sempre l’anno 1637 vediamo che la totale spesa per rifare la porta e altri lavori si stima in Scudi 36, circa £ 252, delle quali £ 67 e soldi 10, spetteranno al falegname Della Nera. Per un accidente al portale del Duomo, forse un fulmine che colpì campanile e chiesa, si spezzò la pietra superiore, ecco allora che l’anno 1644 ci fu nuovamente il ricorso al Della Nera per la porta “sotto il campanile” (Porta centrale?) e la stessa del campanile.
Se quanto detto circa l’antica porta centrale del Duomo è giusto, cioè che dal lontano 1637 la stessa con tutti i suoi restauri giungesse al Novecento, allora la possiamo vedere nella foto. L’immagine risale a pochi anni dopo il terremoto del 1920 (si osservino le leghe metalliche poste in quell’occasione per il rinforzo dell’edificio).
Questa porta aveva la parte superiore fissa mentre nel quadro in basso si aprivano i due usci. Fu smontata durante gli imponenti restauri al Duomo 1927-1939 e il suo posto lo prese l’attuale portone, cui ne parla anche Mons. Lino Lombardi nei suoi articoli riepilogativi tutti i restauri al monumento, editi su Vita Nova e rivisti dall’Autore l’anno 1956. Ecco allora come ci presenta la nuova porta del Duomo: “Bella, solida ed agevole è la porta in quercia, decorata a rosoni e colorita a bronzo.” Si è detto in precedenza che questa porta ha una storia particolare e allora raccontiamola.
Intanto, va detto che ciò che annotò mons. Lombardi, il particolare dei rosoni, ci fa capire che la porta si sia mantenuta sino a oggi, infatti, al presente è come da lui descritta. Questa fu eseguita, forse alla fine dei restauri, l’anno 1939, dal falegname di Barga Augusto Biagi, poi emigrante in Scozia, i cui discendenti, secondo le memorie familiari, pensano che il conto della fattura non sarebbe stato mai saldato all’esecutore, che nell’immediato dopoguerra 1940-45, prima di recarsi in Scozia, dovette tornare in Duomo per risarcire la sua porta colpita da un proiettile di mortaio, tempo della Linea Gotica e forse è questo il conto inevaso.
In un quaderno della falegnameria di Augusto Biagi, conservato in Barga dal nipote Michele Biagi, si può leggere a quanto risalisse il costo della porta, annotata sotto la dicitura “Duomo di Barga” e di che qualità fosse la sua essenza: “Porta di quercia £ 3.100”, seguono altre note come la costruzione degli armadi in cipresso all’interno della cassaforte, ricavata sotto il campanile, il cui costo ascese a £ 1.800. Dopo altre forniture di legnami, il cui costo ascese a £ 205, si apprende anche della fattura per la costruzione di un “Banco di larice Sagrestia £ 2.600”. Infine, altre spese sostenute per forniture di legnami, che in tutto ascendono a £ 781.
Storie di ieri e di oggi, come detto minimali, circa il massimo monumento di Barga ma che comunque, da quanto si è potuto leggere, pur sempre ricche di fascino e importanti per il dovuto ricorso alla storia che in qualche misura lo raccontano nella sua millenaria vita.
Tag: chiave, porta duomo
Michael G.Biagi
30 Maggio 2018 alle 12:48
Mio nonno Augusto Biagi detto “Il Rossino” non emigro mai rimasse sempre alla guida della sua falegnameria dove molti artigiani Barghigiani iniziarono la loro arte. Mio Babbo emigro nel ’49 questo per sposare mia Mamma, Bargo/Scozzese. Come ha scritto Pier Giuliano, ho alcuni quaderni che conservo di contabilità’ e libro paga fin’ dal 1920.