BORGO A MOZZANO – pER Brunini è necessario che I punti di emergenza medicalizzati siano salvaguardati, come importanti presidi di sicurezza per i cittadini. Sottolinea anche la funzione estremamente utile del Punto di Primo Soccorso (PPS) e chiede alla Federazione regionale delle Misericordie di assicurare una puntuale difesa del sistema di sicurezza del 118 toscano, di cui, fino ad oggi, ci siamo vantati
Il problema della riorganizzazione dei punti di emergenza del 118 in Toscana, a cui la Regione sta lavorando di concerto con le realtà regionali del volontariato (Misericordie, Anpas e CRI) sta diventando di grande attualità, almeno per quanto riguarda, nella Lucchesia, i punti di emergenza di Borgo a Mozzano e Piazza al Serchio, gestiti dalle locali Misericordie.
In questi punti di 118, a bordo dell’ambulanza, è presente un medico dipendente della Regione Toscana, mentre le locali associazioni mettono a disposizione oltre all’ambulanza attrezzata, un autista e due soccorritori di livello avanzato. Il punto di emergenza di Borgo a Mozzano poi, data la lontananza dagli ospedali, funziona anche, dal 2009, come PPS (punto di primo soccorso) ed il medico, quando non è in servizio sull’ambulanza, può assistere i cittadini che si rivolgono all’ambulatorio della Misericordia, invece di recarsi al pronto soccorso degli ospedali di Lucca o Castelnuovo Garfagnana.
Il primo a lanciare l’allarme, per le voci che ormai più frequentemente si rincorrono, è stato il sindaco di Borgo a Mozzano, Patrizio Andreuccetti, che è anche presidente dell’Unione dei Comuni della Media Valle del Serchio ed esponente di punta del PD lucchese; e lo ha fatto, nei primi giorni di aprile, nella sede istituzionale della Conferenza dei Sindaci. Alla presa di posizione di Andreuccetti hanno fatto seguito quella del sindaco di Piazza al Serchio, dei sindacati e dello stesso presidente dell’Ordine dei Medici della Provincia di Lucca, il dottor Umberto Quiriconi. Ai primi di maggio, poi, i principali organi di stampa e televisivi hanno veicolato l’allarme dei responsabili nazionali del SIS 118 sul progressivo impoverimento e peggioramento qualitativo del sistema nazionale di emergenza. Anche il consigliere regionale Maurizio Marchetti, capogruppo di Forza Italia nel Consiglio Regionale Toscano ha, di recente, presentato sull’argomento una dettagliata interrogazione.
Dopo queste prese di posizione arriva anche quella del Governatore della Misericordia di Borgo a Mozzano, Gabriele Brunini, esponente di punta del volontariato lucchese e non solo che, dal 2007 al 2011 è stato anche Presidente Nazionale della Confederazione delle Misericordie.
Brunini si dice preoccupato delle varie prese di posizione politiche e istituzionali, a cui fa fronte il silenzio dei responsabili delle associazioni coinvolte. Brunini chiede che i punti di emergenza medicalizzati siano salvaguardati, come importanti presidi di sicurezza per i cittadini. Sottolinea anche la funzione estremamente utile del Punto di Primo Soccorso (PPS) e chiede alla Federazione regionale delle Misericordie di assicurare una puntuale difesa del sistema di sicurezza del 118 toscano, di cui, fino ad oggi, ci siamo vantati, portandolo ad esempio anche di fronte alle gestioni del sistema di altre regioni italiane.
“Non si può dimenticare – sostiene ancora Brunini nel suo intervento, il ruolo di partecipazione attiva delle organizzazioni del volontariato, che hanno fatto fronte in prima persona al sostentamento economico del sistema di emergenza, visti i ridotti contributi che la Regione Toscana eroga, rispetto ai costi effettivi e ai rimborsi di altre regioni. Lo smantellamento dell’attuale sistema pone anche problemi per il personale dipendente che, proprio per far fronte alla gestione dei punti di emergenza del 118, è stato assunto dalle associazioni, per affiancare il personale volontario, fortunatamente ancora molto presente in realtà organizzate e funzionali come la Misericordia di Borgo a Mozzano”.
Le considerazioni finali dell’appello lanciato da Gabriele Brunini riguardano la forte riduzione delle performances del sistema a tutela della salute dei nostri cittadini, che inevitabilmente sarà provocata dalla ventilata riforma. Infermieri e volontari non potranno avere la stessa possibilità di valutazione e di intervento che può essere assicurata da un medico a bordo dell’ambulanza. Non va sottovaluta poi la morfologia del territorio della Valle del Serchio e le sue problematiche di viabilità, che la possono far considerare senz’altro “zona disagiata” e con alta incidenza di persone anziane
“C’è anche il rischio – sostiene ancora il Governatore di Borgo a Mozzano – che il volontariato corra, ancora una volta, in soccorso dei bilanci regionali, pensando di raccattare qualche briciola di aumento degli insufficienti rimborsi”.
Gabriele Brunini, da Presidente Nazionale delle Misericordie aveva lanciato una proposta provocatoria, rimasta inascoltata: “Calcoli la Regione Toscana il costo di gestione di un punto di emergenza territoriale, come se dovesse gestirlo in prima persona, e conceda come rimborso, al volontariato disponibile a gestirlo, il 50% di detto costo”. Un’ultima considerazione Brunini la fa poi sulla necessità di informazione e trasparenza circa le possibilità che la riforma ventilata porti alla assunzione di personale delle associazioni di volontariato da parte della Regione o di realtà consortili per guidare le automediche o infermieristiche, di cui si comincia a parlare, in sostituzione di ambulanze medicalizzate.
“Non potranno essere accettate decisioni che non siano prese con il coinvolgimento delle realtà del decentramento, di cui tutte le organizzazioni del volontariato (Misericordie, Anpas e Croce Rossa) si sono dotate. E’ opportuno – conclude Brunini – un immediato confronto nella sede del Coordinamento delle Misericordie lucchesi con la presenza autorevole del Presidente Regionale avvocato Alberto Corsinovi”.
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Gianmarco
14 Maggio 2018 alle 13:55
Su alcuni punti di brunini mi trovo d’accordo su altri no. Purtroppo il soccorso pre ospedaliero italiano e’ visto come L ultima ruota del carro nel contesto sanitario mentre all estero e’ uno dei sistemi dove governi e regioni investonon di più. Non e’ vero che se si toglie il medico dalle ambulanze il servizio sia più scadente con L infermiere, sarà sicuramente più scadente e pericoloso per la popolazione se si creano ambulanze con soli volontari con un corso base di 120 ore e che non possono fare interventi salvavita tranne che usare un DAE. Nella realtà in cui lavoro, sono un paramedico in UK le mie competenze sono molto avanzate e non per caso lo UK come molte realtà europee usa paramedici o infermieri altamente specializzati per affrontare emergenze sanitarie molto complicate e in casi rari viene attivato il medico specialista di pronto soccorso. Ora nel mio caso è questo sembra assurdo posso usare farmaci e fare manovre che in Toscana sono vietate ai medici 118 tipo la ketamina, propofol e fibrinolisi, manovre invasive come un drenaggio toracico in emergenza. Ora io sono d accordo che si creino punti infermieristici con infermieri altamente specializzati a Borgo a Mozzano,Piazza al Serchio, Barga e Castelnuovo con 2 auto mediche a Barga e Castelnuovo che in caso di necessità intervengono al supporto dell infermiere. Esiste tra L altro un ottimo servizio di elisoccorso che interviene spesso e si potrebbe discutere se la base di massa sia L opzione migliore o eventualmente spostare il servizio i. Mediavalle o Garfagnana visto che la maggior parte degli interventi viene fatto in mediavalle e sulla montagna pistoiese. L infermiere o il paramedico se mai introdotto possono gestire al meglio molti tipi di emergenze.
Luca
2 Giugno 2018 alle 14:53
Non é assolutamente vero che ai medici del 118 è vietato somminsitrare farmaci quali ketamina , propofol , fibrinolitici , basta che essi siano nella disponibilità della farmacia del servizio in base alle scelte che ogni servizio 118 effettua. In gran parte della Toscana sono farmaci usati ormai da anni dai medici sul territorio . Non ci dimentichiamo che tra i medici del 118 vi sono in tutta Italia molti Anestesisti Rianinatori che hanno un percorso formativo costituito da 6 anni di medicina e chirurgia più 5 anni di specializzazione dove farmaci e procedure citate vengono utilizzati quotidianamente , pertanto vengono e possono essere usati anche sul territorio . Sicuramente questi medici non hanno meno esperienza e formazione di un paramedico dell’UK.
Non credo assolutamente che il servizio di emergenza urgenza sanitaria territoriale italiana e Toscana sia da meno rispetto al servizio offerto dai paramedici dell’UK che saranno preparati tecnicamente senza dubbio ma il percorso formativo non può essere paragonabile al quello di un medico con specializzazione ed esperienza di area critica . Bene la sinergia tra medico e infermiere del 118 e soccorritori , attenzione però alla perdita del medico nei punti di emergenza e attenzione alla sostituzione dei punti con medico con infermieri ; le ambulanze con infermieri preparati vanno benissimo ma in contesti in cui sia raggiungibile in tempi rapidi un ospedale o che un medico possa raggiungere velocemente e supportare l’infermiere per poter valutare ed effettuare trattamenti che l’infermiere non può effettuare sia per mancanza di determinati farmaci e procedure nei protocolli infermieristici sia per necessità di un livello assistenziale superiore che può essere garantito solamente dal medico . Credo che nelle nostre realtà sia molto prematuro pensare alla perdita dei medici del 118 sul territorio , anzi è necessario che siano sempre più preparati e che abbiano strumenti per offrire un servizio sempre migliore insieme alle altre professionalità sanitarie che lavorano nell’ambito dell’emergenza territoriale .
Andrea
2 Giugno 2018 alle 23:33
Con la premessa che, trovo vero il discorso di cui sopra si parla , ovvero che l’emergenza territoriale,in Italia, venga considerata come l’ultima ruota del carro e che questa sia, nel 2018 una schifezza.
Però, per quanto riguarda la riorganizzazione 118 penso di poter attribuire la ragione al commento di Luca.
Per prima cosa vorrei sottolineare il fatto che non esistono farmaci vietati in emergenza territoriale, ma bensì farmaci (e altri presidi) che purtroppo non vengono messi a disposizione del personale medico dall’azienda .
Perché la verità è che le aziende, le regioni, lo stato , agiscono solo guardando al risparmio e sempre di meno alla qualità.
Detto questo, io sono un’infermiere professionale e per quella che è la mia idea provo a spiegare perché non trovo giusta la riduzione di personale medico sul territorio.
Ricordo che il percorso di studi di “un infermiere” è nettamente diverso e non paragonabile a quello di un medico e per di più a quello di un medico specialista. Inoltre , non ho mai visto mettere dagli infermieri drenaggi toracici ne in reparto, ne sul territorio dove in condizioni di emergenza è ancora più difficile. Si tratta di una procedura che devono eseguire medici preparati e con esperienza, l’emergenza sanitaria non può essere svolta da personale che ha svolto tali procedure una o qualche volta su un manichino da addestramento. La realtà è ben diversa.
In ultimo … visto che è stato citato anche il sevizio di elisoccorso, vorrei, prima di tutto ringraziare tutti coloro che vi lavorano e che veramente svolgono le vere manovre di emergenza. Poi, volevo sottolineare il fatto che nell’equipaggio sanitario di esso,almeno per quello da voi citato , ovvero quello di massa , vi fanno parte: un medico (ANESTESISTA RIANIMATORE, che a mio avviso dovrebbe essere presente a bordo di tutte le automediche) e un infermiere che, QUI può svolgere la sua attività in maniera corretta affiancando il personale medico con le conoscenze e caratteristiche prima elencate e non agire in completa autonomia come invece dovrebbe essere.
Capisco l’orgoglio e l’entusiasmo di tanti colleghi , ma vorrei ricordare loro che si fanno carico di responsabilità al quanto al di sopra delle loro conoscenze tecniche e pratiche.
Ora parlo da cittadino … l’emergenza territoriale è una cosa seria , lasciamo fare ad ogni figura professionale il proprio compito, non ne vale la pena sovrapporsi, chi ne paga le conseguenze è proprio il cittadino paziente .
Quindi per concludere… si ai medici sul territorio , la loro presenza è fondamentale per la salute di tutti noi, si alle automediche e quindi si anche agli infermieri nell’equipaggio di esse.
Gianmarco
10 Giugno 2018 alle 15:53
Mai detto che un paramedico UK e’ meglio di un medico, ho solo detto che sembra assurdo che io possa fare certi farmaci e in toscana i medici non possono. Mi ricordo che quando fu proposto ai medici 118 di fare la fibrinolisi i cardiologi non erano d’accordo e le cose non mi sembrano cambiate cosi tanto dopo anni. Il 118 non e’ omogeneo in tutta Italia purtroppo ogni regione decide come vuole e raramente ho visto un anestesista rianimatore lavorare in ambulanza in Toscana e soprattutto nella provincia di Lucca a differenza della Lombardia e Emilia Romagna. Io ho detto che il medico deve stare in automedica a Barga e Castelnuovo e togliere i medici dalle ambulanze e sostituirli con infermieri altamente specializzati come avviene nel resto d’europa dove ci sono i paramedici. Si puo discutere sul ruolo dell infermiere rispetto al paramedico anglosassone che lavora in autonomia e sotto linee guida ed e’ un sanitario a tutti gli effetti specializzato in emergenza sanitaria, che non solo sta in ambulanza ma anche in elicottero e in casi eccezionali viene attivato il medico di pronto soccorso specializzato in medicina e chirurgia d’urgenza e non un anestesista rianimatore anche su questo ruolo si puo discutere a fondo. Bisogna che le regioni investono di piu sul soccorso pre ospedaliero perche’ ora come ora in Italia e’ molto piu indietro rispetto al resto d’Europa. Bisogna anche aprire un po la mentalita dove il medico non e’ fondamentale per ogni tipo di emergenza anzi si puo dire che l 80% degli interventi un infermiere potrebbe gestirli se gli venisse data l autonomia necessaria.