Nota per il lettore: questa riflessione è del tutto di parte ed ispirata da sentimenti di nostalgia e pensieri paranoici. Certi spunti sono sicuramente esagerati, ma probabilmente li troverete condivisibili. Vi invito inoltre a prestare attenzione: questo testo contiene verità che potrebbero risultare sconcertanti
Adesso che mi trovo a crescere una piccola tabula rasa dovendo tener conto delle sue naturali inclinazioni (e con questo tengo buoni sia gli innatisti che i cognitivisti) mi trovo sempre più spesso di fronte a questioni mai valutate prima.
Come che parte tenere tra Babbo Natale e la Befana.
È una questione non facile, giacché i due buoni portatori di doni rappresentano, nella mia testa, lo scontro tra consumismo e tradizione che, dalle nostre parti, si sa, è sempre parca e quindi anticonsumista.
E, parteggiando per la Befana, mi trovo a combattere una lotta impari. Le legioni di babbo Natale sono infatti numerose, ben organizzate e sempre presenti mentre la Befana, ne converrete, bisogna andarla a scovare a Pegnana e per fortuna che è vicina.
Perché ho ingaggiato questa battaglia? Per il mio alto senso morale e per il rispetto che ho per i valori: perché babbo Natale è un impostore inventato da una multinazionale a cui sono state attribuite le caratteristiche del buon San Nicola (furto di identità) attribuendogli i colori tipici della Corporation che, possiamo anche dirlo, è la Coca Cola (esplicita pubblicità occulta). E la Befana è invece la nonna di tutti noi, buona, paziente, dedita al sacrificio ma sempre disposta a un gesto d’ affetto; custode dei tempi in cui si stava meglio quando si stava peggio e altre positività. Descritti così (cioè come la mia mente ha digerito negli anni le figure di Babbo Natale e la Befana) non vi sembra ovvio parteggiare per la Befana?
Sarà anche così, ma come popolarità vince certamente babbo Natale: compare nei cartoni animati, nei libri, nelle animazioni, nelle recite, nelle clip, nelle GIF, negli ads, ovunque. E lo invitiamo pure a casa nostra, terra di befana, nelle giornate pre-natalizie e nelle festine scolastiche. Un testimonial di bibita poco salubre prodotta da mega-multinazionale. Cioè, uno che sarebbe quanto meno da ignorare sfruttando il nostro potere di consumatori.
Esagero? È probabile. Quello che non sopporto è che la mia piccola tabula rasa con inclinazioni naturali (per comodità la chiamerò Bianca), a due anni e mezzo, ben bombardata dal main stream e non sufficientemente schermata da me che dovrei ma non posso (ci si mettono pure i nonni, i babbi e le zie, non ce la posso fare) già ha capito che i suoi desideri possono essere soddisfatti da babbo Natale, ignorando che appena due settimane dopo potrebbe invece contare sulla buona Befana, portatrice non solo di doni ma anche di una storia e di una tradizione ben più importante (è o no legata alla storia dei Re magi?)
Per di più, l’impostore, il rappresentante della bibita più globale che ci sia, si prende pure il merito di consegnare doni che sono in realtà fatti da altri. E anche questo mi indigna (per non dire che mi fa rosicare) perché per Bianca, come per tutti i bambini, in questo modo i doni arrivano dal cielo (pardon, dal camino) e non da chi vuole loro bene veramente. Embè? Beh, non potranno mostrare riconoscenza verso mamma, papà, i nonni, gli zii, gli amici che assistono al sacro momento dello spacchettamento senza poter dire (pena lo stigma degli astanti) bella di zia, questo te l’ho regalato io!
Tutti i meriti a babbo Natale, che se esiste (permettetemi di dubitare) è così me minimo artefatto.
La Befana è invece vera (nel senso del suo archetipo), verosimile, nostra; ha duemila anni, è sincera ed educativa (avete in mente il carbone o è stato sommerso dai dolciumi di babbo Natale?) e non pretende di fare bella figura con i doni degli altri perché arriva in fondo alle feste, quando mamma, papà, i nonni, gli zii, gli amici hanno già sommerso i piccoli (che poi bisognerebbe parlarne) prendendosene il merito, godendone l’entusiasmo, gli strepiti, l’inevitabile confusione.
Dunque? Si trova un compromesso e si fa doppiamente festa, per babbo Natale, praticante imposto, e per la Befana, per scelta. Io intanto continuerò a combattere perché i doni che si scartano per Natale siamo riconosciuti come di mamma, papà o dei nonni eccetera eccetera, mentre quelli dell’epifania siano una grazia ricevuta perché si è stati buoni. E spero che altri facciano coming out come ho avuto il coraggio di fare io, ed abbiano la forza di ingaggiare una battaglia per cacciare l’imbroglione, che poi basterebbe anche solo ridimensionarlo e farlo tornare un rubizzo testimonial e non una figura rotonda e di valore.
Voi che ne dite?
(Si, lo so, ci sarebbe anche l’aspetto religioso, ma non sono io la persona giusta per affrontarlo)
Tag: befana, tradizione, natale, babbo natale, epifania
Roberto Conti
5 Gennaio 2018 alle 15:23
Premettendo che anche io sto con la Befana (essendo uno di quei POCHI individui rimasti che, ogni anno, si mascherano e vanno in giro, con tanto di strumenti musicali, a eseguire i canti di questua e a portare la i regali ai bimbi) e che condivido in toto la nostalgia per il regalo “utile” fatto dai parenti e dei giocattoli portati dalla Befana (compreso il carbone, quello vero e non di zucchero, che a me non è mai mancato!!!), ma qualche precisazione sulla figura di Babbo Natale, penso, sia doverosa; è fuori da ogni dubbio che la raffigurazione del signore con barba e capelli canuti e con il vestito rosso orlato di bianco sia stata resa celebre dalla nota azienda di bibite, negli anni ’30 del secolo scorso, ma, per amore della verità, è si deve dire che tali rappresentazioni dello stesso erano gia presenti decenni prima che la nota azienda a stelle e strisce se ne appropriasse; altra inesattezza è che la figura di Babbo Natale fosse completamente estranea alla nostra cultura, mio padre, che orma è ultraottuagenario, mi ha sempre raccontato che suo nonno gli diceva di Babbo Natale, semplicemente, da noi non era raffigurato in maniera iconica ed era una figura più marginale.
Altra inesattezza, che mi permetto umilmente di correggere, è sulla modernità della tradizione di quello che noi chiamiamo Babbo Natale; la figura che noi conosciamo altro non è che il mito della tradizione germanica (arrivata anche qui con i Goti, prima, e con i Longobardi, poi.) in cui Odino, ogni anno, teneva una grande battuta di caccia nel periodo del solstizio invernale (Yule), accompagnato dagli altri dei e dai guerrieri caduti.
La tradizione voleva che i bambini lasciassero i propri stivali nei pressi del caminetto, riempendoli di carote, paglia o zucchero per sfamare il cavallo volante del dio, Sleipnir. In cambio, Odino avrebbe sostituito il cibo con regali o dolciumi che sarebbero arrivati dai camini, a ciò il cristianesimo sovrappose la figura di San Nicola (San Nicholaus, divenuto poi Santa Claus), così come sovrappose (nella sua opera di eliminazione delle credenze pagane e di altre religioni, tipica delle religioni assolutiste e proselitistiche di origine abramitica) altre credenze credenze cristiane a festività preesistenti (1° Novembre, Ferragosto ecc., ecc.).
Il vero problema non è se Babbo Natale ha o meno la stessa longevità, o la stessa dignità storica, ma il fatto che sia arrivato, così come Hallowen (altra antichissima festa, di origine celtica, ridotta a un macabro carnevale dagli yankees!!) e la IPA (tipo di birra creata in Gran Bretagna un secolo e mezzo fa e diventata di moda tra gli italici negli ultimi anni) perchè imposto dal sistema consumistico americano.
Mi scuso per la “mattonata” e ribadisco che, comunque, anche io sto con la…BEFANA!!!
geremia
5 Gennaio 2018 alle 17:21
Di sconcertante c’è solo lo spazio che viene lasciato a questa “riflessione” che pretenderebbe addirittura di disseminare verità autentiche! Solo aria fritta di pretenziose elucubrazioni pseudoculturali…addirittura scomodare innativisti e cognitivisti!!!