Italian tester (seconda puntata)

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Dopo la delusione del primo colloquio andato male, e per non esaurire velocemente tutti i soldi, i due italiani si danno da fare con lavoretti modesti, che servono da esperienza per prendere le misure con la città.

Nicola consegna la spesa a casa, mentre Carlo dà lezioni di lingua italiana presso un’associazione culturale del quartiere.

Nicola decide di migliorare il proprio inglese prendendo lezioni private. Dopo aver tirato sul prezzo con una giovane teatrante, un po’ affascinata da lui e un po’ bisognosa di quattrini, finisce per recuperare sia con la recitazione che con la lingua: due piccioni con una fava, pensa. E’ soddisfatto.

<Recitare è, prima di tutto, osservare gli altri, rubare le loro espressioni, imitarli: ascolta, ripeti! Tutto questo è gratis ed è una grande lezione> gli dice la ragazza con un gran sorriso stampato in faccia. Lo sprona anche a farsi l’orecchio, ascoltando le conversazioni di chi gli sta accanto, elaborando ogni parola ed ogni espressione: sull’autobus, in metropolitana, nei market, sui marciapiedi.

Carlo decide invece di migliorare le sue presentazioni: fa molti colloqui davanti allo specchio, disegna grafici che commenta con grande carisma, velocizza il suo inglese trasformandone l’accento da british ad american, cambia camicie e cravatte, si compra un paio di bretelle nere che commenta imitando Michael Duglas in Wall Street.

Nicola fa amicizia con i commessi dei negozi del quartiere. Ormai sa dove si compra la verdura migliore, la frutta più saporita, il pane che assomiglia a quello di casa e tra una spesa e l’altra, ascolta conversazioni, parla americano, si fa ben volere. Sino a che un giorno, specchiandosi in una vetrina, non si piace più. Arrivato a casa si taglia la cresta da moicano ed assume un aspetto metropolitano.

Un po’ di fortuna arriva per Carlo. Finalmente supera una selezione ed inizia a lavorare come assistente finanziario in un’importante compagnia di brokeraggio, le cose iniziano ad andare bene, ma per poco. Dopo la bonaccia arriva la tempesta: la società si fonde con un’altra compagnia e per lui iniziano tempi duri. C’è chi rischia il licenziamento e chi passa ai nuovi uffici. Un periodo competitivo in cui non si guarda in faccia nessuno: vita tua è morte mia. Facce scure e sotterfugi, tutto per essere graditi ai superiori. Mentre Carlo cerca di mettersi in mostra piazzando a pochi clienti i pacchetti di più alta qualità, gli passano davanti uomini rampanti e donne agguerrite di tutte le etnie: anglosassoni, cinesi, giapponesi e olandesi, che riescono in pochi giorni a collocare pacchetti finanziari a destra e a manca, raggiungendo un ottimo target. Carlo resta indietro e viene licenziato.

Sconsolato si lamenta con Nicola al solito CAFFE’. Nicola si trova nelle sue stesse condizioni: appena arrivato da un secondo provino andato male, gli confida che è ora di cambiare: <basta con il teatro popolare, passo a Shakespeare!>.

La graziosa barista italo-americana del CAFFE’, Lina, che ascolta i loro discorsi ormai da due settimane, finisce per inserirsi nella loro conversazione per dire la sua. <Non è tutto oro quello che luccica a New York>, spiega. <La vita è dura e bisogna farsi strada tra gente senza scrupoli che cerca di arrivare a tutti i costi. Quanto siete disposti a concedere per arrivare?>. Nicola e Carlo si guardano perplessi. Poi le rispondono: <dipende: qual’è il limite?>. <Ognuno ha il proprio>, risponde candidamente Lina. <Io mi accontento di fare la barista, anche se il mio sogno è quello di avere un locale tutto mio. Ma non sono disposta a certi compromessi, per il momento mi va bene così>.

I due ragazzi le fanno simpatia e una sera li invita ad uscire con i suoi amici: un gruppetto affiatato di persone aperte e gentili.

Finalmente Nicola e Carlo frequentano dei veri Newyorkesi. Accettano consigli e incoraggiamenti, frequentano locali alla moda, cinema sui tetti, spettacoli al parco, serate in compagnia cucinando italiano.

A Lina piace questo simpatico ragazzo napoletano e gli propone un lavoro particolare ma molto remunerativo: <vorresti fare il collaudatore di materassi?>. <Conosco poco di pugilato, ma potrei provarci, perché no?> le risponde Nicola pensando al film Il Padrino. Lina ride di gusto: <Ma non quei materassi, quelli che stanno sulle reti e le doghe dei letti!>

Nicola la guarda perplesso: <esiste un lavoro del genere?>

Il guadagno è buono e Nicola accetta, senza perdere di vista il suo obiettivo: diventare attore. Per questo recita le scene che prevedono un letto, dai melodrammi agli sketch brillanti. Interpreta il materasso come un palco e ci dà dentro.

<Essere o non essere, questo è il materasso dei vostri sogni. Non indugiate, come guappo non indugia e riposa in coppa ad esso>.

Un mescolone di partenopea britannicità nel cuore di New York. In breve tempo, la simpatia di Nicola conquista i fabbricanti di materassi dell’East Side, e per tutti diventa l’ITALIAN TESTER.

A volte Nicola deve collaudare in negozio, altre volte in magazzino. Capita anche di dover lavorare nelle case semi arredate di clienti importanti dove, per farsi l’orecchio, ascolta tutte le conversazioni, anche le più riservate, mentre se ne sta comodamente sdraiato sul letto.

Piazza molti materassi nelle case in cui portava la spesa, finendo per consolare anche qualche moglie annoiata. <Eh, a Napoli sono restati fermi all’idraulico, ma qui ci stanno i materassi da collaudare!> confida agli amici a casa.

Nicola dorme ogni notte su un materasso diverso. Solo quando il materasso è matrimoniale, deve dormire due volte nello stesso letto, per provare entrambe i lati e, con la scusa del doppio lavoro, trova il modo di ottenere compagnia: talvolta la donna di servizio, tal’altra la cuoca, e non per ultima, le padrone di casa. E’ un latin lover fatto e finito e le conquiste gli risultano facili.

Alla fine del mese Nicola guadagna 2000 dollari ed è fuori di sé dalla gioia.

Pieno di ottimismo tenta il terzo provino.

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