Dopo l’incontro svoltisi nelle settimane scorse e che ha messo a confronto KME con il comitato ambientale La Libellula, quest’ultimo, ha deciso di intervenire per porre alcune riflessioni e preoccupazioni relativamente a quanto emerso nell’incontro.
La Libellula le riporta in questo comunicato stampa.
“Ci preoccupa molto ogni forma di produzione di energia elettrica da processi termici. Il pulper e, ancor più, i fanghi di cartiera, contengono infatti metalli pesanti, inchiostri, idrocarburi alifatici, aromatici, ecc., tutti materiali che, in caso di combustione, sprigionano in atmosfera sostanze inquinanti con un rischio rilevante per la salute umana. Da anni studi scientifici hanno in particolare accertato l’estrema pericolosità delle polveri ultra-sottili (ancor più minuscole delle ben note PM10 e PM2,5), che non possono essere abbattute alla fonte e nemmeno essere monitorate dalla centraline ARPAT. Se a ciò aggiungiamo le ricorrenti condizioni di inversione termica lungo tutta la Media Valle, fenomeno questo che impedisce la dispersione dei fumi, ma anzi ne provoca l’ulteriore concentrazione, diventa chiaro che un nuovo impianto di termovalorizzazione peggiorerebbe di gran lunga la qualità dell’aria.
La volontà espressa da KME ‘’di posizionarsi a valle di qualsiasi processo di recupero di materiale’’ – in sé apprezzabile – fa sì che, inevitabilmente, i quantitativi di combustibile reperibile in loco siano scarsi – continua La Libellula – Pertanto la logica ci dice che per KME si renderebbero necessari altri tipi di rifiuti da trattare come combustibile, certamente da far venire da fuori, quindi contraddicendo gli stessi princípi di economia circolare a cui l’azienda ha più volte dichiarato di volersi attenere.
La mira all’azzeramento dei costi energetici solleva delle perplessità sulle reali intenzioni dell’azienda e a questo punto diventa legittimo ipotizzare che KME voglia spostare il proprio core business dalla metallurgia all’incenerimento di rifiuti seguendo le orme di altre industrie pesanti come la Falck. Il profitto reale, in tal caso, nascerebbe dal conferimento di rifiuti speciali che, come noto, hanno un alto costo di smaltimento.
Il progetto di recupero del centro ricerche di KME è l’unico punto che ci ha trovato in perfetta sintonia.
Realizzare a Fornaci un centro sull’innovazione e sull’economia circolare potrebbe essere la chiave di volta per l’azienda stessa e per l’intera Valle. Focalizzare l’attenzione su risorse, ricerca, riuso dei materiali e sviluppo sostenibile, mettendo in campo tutte le sinergie e le collaborazioni possibili, sarebbe veramente un progetto innovativo, che guarda al futuro.
Il Governo italiano – conclude la Libellula – ha anticipato le sue intenzioni, a cui la Commissione europea ha dato parere favorevole, riguardo alla modifica della definizione di imprese energivore (come KME), spostando il parametro per l’ottenimento degli sgravi dal fatturato al valore aggiunto. Quando tale modifica entrerà in vigore (non prima del 2018), KME potrebbe allora vedersi concesse quelle agevolazioni che annullerebbero il maggior costo energetico, senza quindi dover realizzare alcun impianto.
Ciò è quanto auspichiamo per scongiurare il pericolo sanitario connesso ad un impianto di combustione quale al momento sembra prospettarsi dalle parole dei manager di KME”.
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