Fantasma d’oriente (diciottesima puntata)

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  1. AL CIMITERO LA VERITA’

La mano nera di Kadya, all’interno della lettiga, bussa sul vetro posteriore. I portantini rallentano e si arrestano lungo la muraglia.

Dalle tende appena aperte gli occhi spalancati di Kadya osservano intorno, la testa si ritrae appena. Poi la mano fa cenno di arrestarsi. Di fianco alla carrozza, Pierre osserva un grande cumulo di terra, dove si ergono una decina di pietre diritte tra le quali quattro cippi dipinti di blu e verde con iscrizioni dorate sbiadite, e in alto un coronamento di fiori.

I due portantini adagiano la lettiga poi aiutano la vecchia traballante a scendere sollevandola stretta nella coperta arancione dalla quale estrae due braccia nere di mummia e comincia a camminare sempre sorretta dai due uomini barcollando e facendo smorfie di sofferenza ad ogni sobbalzo. Avvicinandosi al cumulo di tombe aumenta il passso e, sotto gli occhi di Pierre si getta prostrata su una delle pietre blu e verdi con le scritte in arabo ancora luccicanti, le mani ad artiglio sui bordi della pietra; i lamenti che sembrano venire dalle viscere. Poi si gira verso Pierre e mostrandogli la tomba lancia grida acute.

KADYA

Bourda! Bourda! Azyadè.

IL GRECO

La tomab è qui.

Pierre si avvicina e si abbassa, appoggiandosi alla lapide. Kadya gli prende la mano destra continuando a lamentarsi adesso in modo supplichevole e gliela porta sulla lapide all’altezza della scritta dorata mentre dai suoi occhi un fiotto di lacrime improvviso gli sgorga dagli occhi. L’armena si avvicina a Kadya e con l’aiuto dei portantini la fa alzare e la conduce all’ombra di un cipresso.

Pierre rimane solo e continua a cercare tra le scritte indecifrabili il nome di Azyadè con le dita accarezzando le lettere ad una ad una.

PIERRE

Le apparizioni dunque significavano questo? Ti chiedo perdono amore mio, non sono arrivato in tempo, non sono riuscito a salvarti.

Estrae da sotto la giacca il talismano portato dalla Francia e lo stringe forte con le mani congiunte. Una smorfia di dolore compare sul suo viso. Prende una zolla e inizia a sbriciolarla, fissando la polvere ricadere a terra. Stizzito si scuote i pantaloni dalla polvere e va verso il Greco.

PIERRE

Andiamo! Non ho più niente che mi trattenga qui.

Paga i portantini. Poi prende le mani dell’Armena e vi ripone dieci banconote da 100 lire turche l’una.

PIERRE

Divideteli tra di voi. E grazie.

L’Armena gli accarezza il viso con la mano, poi abbassa gli occhi a terra. Kadya lo fissa, senza espressione.

IL GRECO

Non c’era scritto il nome di Azyadè su quella tomba, c’era solo scritto “una giovane donna morta di crepacuore”.

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