Buone nuove da KME.
I dati ufficiali saranno pronti per settembre, ma quando emerso dal bilancio economico e produttivo semestrale è più che positivo e fa davvero ben sperare. C’è ancora da rimanere con i piedi ben saldamente a terra, ma le prospettive per la ripresa di KME e per la salvaguardia dei posti di lavoro a rischio sono più rosee che qualche mese fa.
I risultati del semestrale sono superiori al budget previsto. Gli obiettivi ipotizzati nell’accordo sindacale del giugno 2016, sono stati superati. Così ha comunicato l’AD di KME, Claudio Pinassi (nella foto) questa mattina di fronte alle varie parti del tavolo istituzionale tornato a riunirsi a Palazzo Ducale con la presenza di tutte le istituzioni e di tutte le sigle sindacali, FIM, FIOM e UILM.
Anche se il contesto aziendale resta tutt’ora problematico, nel senso che non è pensabile in qualche mese risolvere una situazione di perdite di un decennio, non è cosa da poco che i risultati siano così positivi in termine di margine operativo e di cash flow. Insomma, lo stabilimento invece di bruciare cassa ha cominciato a genera cassa… Non accadeva da un bel po’. E questo peraltro è anche portatore di un miglior rapporto sia con le banche, che i clienti.
Tutto questo significa che i termini dell’accordo siglato nel giugno di un anno fa vengono rispettati e che siamo sulla strada giusta, per arrivare alla scadenza dei termini, nel settembre 2018, con un risultato industriale positivo che permetterebbe di salvaguardare gli oltre cento posti di lavoro a rischio e di reimpiegare tutta la forza lavoro ora in solidarietà.
L’AD di KME ha parlato anche delle prospettive del mercato generale in cui rimane fortemente debole il mercato dell’edilizia, in cui è presente l’azienda, ma dove si intende rimanere in previsione di una auspicabile ripresa, in quanto i segnali vanno in tal senso; va molto meglio invece il mercato industriale dove peraltro l’azienda ha ricominciato a produrre anche i laminati per la difesa, come per automobile ed elettronica. Era un mercato, specialmente quello della difesa, dal quale KME era uscita e nel quale ora invece è tornata a svolgere un ruolo.
Tutto questo deve essere guardato, lo ha chiesto anche il senatore Andrea Marcucci presente alla riunione, sia in una prospettiva a breve, in vista della scadenza del settembre 2018, per poter tornare a recuperare i livelli occupazionali, ma deve essere anche visto in prospettiva medio lunga, ovvero su quello che, eliminata la “scure” del settembre 2018 si farà per il futuro dello stabilimento e dell’azienda.
Per Pinassi la strada si percorrerà camminando su tre gambe: un ulteriore rafforzamento del core business, con un miglioramento ed efficientemente del core business stesso; un miglioramento del risparmio energetico; una auspicabile ritorno ad attività di ricerca e sviluppo.
Per quanto riguarda il fattore energetico, ha sottolineato che l’azienda ha preso atto da una parte con rammarico e da una parte con soddisfazione, di quanto dichiarato anche da onorevole Mariani circa il decreto energetico approvato alla Camera nei giorni scorsi: con soddisfazione per ’adeguamento tariffario per le aziende energivore a quelli che sono i costi concorrenziali dei principali competitor europei. Con rammarico perché si sperava, come fu annunciato ad ottobre dal Ministro Calenda, che l’adeguamento valesse già dal 2017 e non a partire dal 2018 e che quindi per il 2017 non ci sarà l’auspicabile risparmio previsto di 2 milioni di euro sui costi energetici.
Che però i costi siano stati equiparati a quelli degli altri competitor è cosa fondamentale, ribadisce comunque Pinassi, anche se l’azienda sulla strada energetica non vuole fermarsi qui. Proprio pensando alle prospettive a medio raggio, se i dati e la ripresa saranno confermati l’obiettivo sarà quello di incrementare la produzione e quindi le fusioni; in prospettiva anche di ricevere una richiesta di maggior fusione di laminati, come l’ottone, provenienti da altri paesi europei.
In tal senso si vuole lavorare ad uno sviluppo sostenibile dello stabilimento aumentando la produzione e riducendo al tempo stesso i costi energetici oltre che cercando di abbassare o contenere le emissioni.
Per far questo l’azienda sta insomma valutando, come già emerso nelle settimane e nei mesi scorsi, tutta una serie di ipotesi di autogenerazione di energia elettrica, per essere, in aggiunta alle agevolazioni tariffarie sui costi, ancor più competitivi, arrivando ad essere autosufficienti.
Alcune ipotesi sono già state escluse per i costi e le ricadute; altre, come lo sfruttamento idrico di polle presenti in zona o soluzioni geotermiche, sono ancora allo studio. E allo studio c’è anche quella che da qualche settimana sta tenendo banco da queste parti: la pirogassificazione di residui industriali prodotti nell’area (pulper). Sono tutte, tali ipotesi, in fase di approfondimento; la scelta verrà fatta anche pensando ai costi ed ai vantaggi che ne deriveranno.
Se ne riparlerà in autunno, quando dovrebbe essere convocato il nuovo tavolo istituzionale e comunque prima della fine dell’anno quando, ha assicurato l’AD Pinassi, l’azienda sarà in grado di presentare un piano di sviluppo che comprenderà anche ipotesi di autogenerazione di energia.
L’obiettivo di KME è di arrivare a produrre in proprio energia a minore o almeno al medesimo impatto ambientale rispetto all’attuale configurazione dello stabilimento. Questo anche perché, pensando in prospettiva ad una ripresa maggiore della produzione e delle fusioni, se l’azienda sarà autosufficiente dal punto di vista energetico si potrà fare questo incremento utilizzando l’attuale forno elettrico, altrimenti, ha sottolineato Pinassi, dovrà essere rimesso in funzione il vecchio forno Asarco, il che vorrà dire rispetto alla situazione attuale, tornare ad aumentare le emissioni della fabbrica, peraltro nel rispetto delle autorizzazioni previste…
Da parte di sindacati e istituzioni la risposta, soprattutto alla comunicazione sui dati del semestrale e sulle prospettive di ripresa, non poteva che essere positiva. Ma c’è la seria intenzione anche di valutare le prospettive per sostenere lo sviluppo a medio lungo raggio dell’azienda, partendo anche dal risparmio energetico. E’ presto per parlarne, ma ad autunno si potrà capire quale strada vorrà realmente prendere l’azienda e quanto e se le istituzioni ed i sindacati saranno disposti a sostenerla.