Frontespizio del poema latino “Siriade” di Pietro Angeli Bargeo, che tratta delle crociate in Terrasanta. (Biblioteca Fratelli Rosselli Barga)
Ci si è lasciati nel precedente articolo con l’idea di vedere Pietro Angeli a Roma, cui si trasferisce nel 1575. Ovviamente va detto anche come maturò questa nuova opportunità, se tale la possiamo definire, perché è una cooptazione più che una sua precisa volontà, magari letteraria o di altra natura.
Infatti, è il cardinale Ferdinando Medici che a un certo momento della sua vita, morto il padre Cosimo I, decide l’ausilio del Poeta, ottimo latinista e grecista. Lo vuole vicino per aiutarlo nella sua missione di “fede”, pensando anche di farne, oltre a un novello precettore, il suo personale ambasciatore. Per altro va detto che ciò matura, ci pare giusto porlo in evidenza, dopo aver sperimentato la buona scuola, sin da fanciullo, del fratello di Pietro, Antonio Angeli, che aveva condotto anche lui a Roma. Si ricordi che il Cardinale Ferdinando entrò in quelle vesti a soli 14 anni, e ora, che siamo al 1574 della maturata decisione e che investe il professore pisano Pietro Angeli, è sempre giovane, ha solo 25 anni e ancora gli occorre studio e valido appoggio nella sua missione.
Per altre notizie sul fratello Antonio Angeli, sappiamo che dal 1570 era stato nominato vescovo di Massa e Populonia e alla sua morte, che avverrà nel 1579, vediamo invitarsi lo stesso Pietro Angeli a sostituirlo, cosa che non accetterà, rivendicandone unicamente la sua biblioteca e chiedendo al granduca Francesco I di porre attenzione a dei suoi nipoti, che sostentati per la morte del padre dallo stesso vescovo Antonio Angeli, ora si trovano in condizioni disagiate. Francesco I, come il fratello cardinale Ferdinando che gli succederà sul trono granducale, aveva avuto a precettore Antonio Angeli, personalità definita da Salvino Salvini in “Fatti Consolari dell’Accademia Fiorentina” del 1717, accademico e poeta latino.
Tornati a Pietro Angeli ecco che lo vediamo a Pisa alle prese nel 1574 con la decisione che lo investe, la chiamata in “soccorso culturale” al cardinale Ferdinando Medici. Ricorrendo alle più volte citato testo di Manacorda “Petrus Angelius Bargaesus”, fonte straordinaria per chi voglia parlare del nostro Poeta, si vede che in quell’anno sta preparando il suo viaggio per Firenze. Infatti, a pag. 77 del libro citato, troviamo appuntato sul suo diario che nei giorni successivi l’effettuata commemorazione pisana del defunto granduca Cosimo I (morto al 21 aprile 1574 e in Pisa commemorato nel Duomo il 14 giugno di quell’anno) ricevuta comunicazione che il cardinale Ferdinando lo vuole a Firenze, in attesa del viaggio per raggiungerlo, intanto sistema la sua “famiglia” e così scrive: “Giugno dì 19 – Nell’anno 1574 essendo in Pisa, io ne mandai Virginia a Barga con Giovanni suo marito e con Pellegrina sua madre e con sua Suocera ed io rimasi in Pisa per andarmene a Firenze per servire il Card. Ill.mo de’ Medici per questa estate.” Più sotto ci dice che il 22 partì da Pisa con M. Giuseppe Bocca e, poi, che il 23 giugno giunse a Firenze.
Prima di proseguire con il Cardinale, sospinti dal vedere la “famiglia” di Pietro Angeli che viaggia verso Barga, come nota storica d’interesse per la stessa Barga, ci piace riportare, sempre dal libro di Manacorda, quanto lo stesso Angeli annota circa il suo palazzo barghigiano. Una notizia importante per la storia dei palazzi barghigiani che risale al 1568 e che ci prefigura il nostro Poeta nel suo ufficiale ingresso e possesso del palazzo edificato a Barga, ancora esistente. Vediamo allora cosa racconta nel suo diario: “Settembre dì 21 – Nell’anno 1568 venni ad abitar la Casa che in Barga aveva edificata dopo che io m’era diviso da M° Michel Angelo (medico) mio fratello, e vennevi la sera a cena e a dormire con animo di celebrare ogni anno il dì di S. Martino a laude gloria ed onor …. che è in tal dì.”
Vista questa indicativa notizia, si può dire che lo Studio Pisano non è tanto d’accordo con la decisione superiore di togliergli, in parte e temporaneamente, il professor Pietro Angeli ed anche lo stesso teme per la sua vita di letterato, con il timore di sentirsi svilito nelle sue aspirazioni. Comunque nel 1575 lo sappiamo a Roma dal cardinale Ferdinando e in quest’anno (Manacorda a pag. 76) a Pietro Angeli è commissionata dallo stesso Cardinale un’iscrizione da riportare sulla prima pietra del palazzo che vuole costruire in “Colle hortulorum”: “Ferdinandus Medices Cosmi Medicis Magni Ducis Hetruriae F. S. R. E. Card. ut locum pararet in quo se sine interpellatoribus oblectaret, hortos instruxit, atque altera Aedium parte quae facto vitio collabebatur firmata, alteram cum angularem lapidem silicem planum statuisset, a fundamentis substruendum curavit …”
A Roma l’Angeli, in nome del Cardinale, avrà l’incarico di certe missioni e ambascerie, continuando nei suoi studi e divenendo anche il consigliere fidato in materia di antichità e altro, come di storico su aspetti della storia romana.
L’antichità è una delle grandi passioni del giovane prelato, che amerà ornare i suoi ambienti, come gli studioli, con opere di tale natura, ricercando anche la qualificata maestria di artisti che per lui sappiano riprodurre in piccolo antiche statue, i cosiddetti bronzetti, immagini legate alle esigenze del suo gusto culturale. Seguendo quest’argomento, ecco allora apparirci Pietro Angeli molto attento a consigliare e fornire al “suo” Cardinale validi artisti che potrebbero seguirlo nei suoi generali intendimenti artistici. Tralasciando di entrare nel merito di ciò, preme solo far notare la singolare figura di un compaesano dell’Angeli, che lo stesso poeta par conducesse da Barga a Firenze e poi, ora a Roma. Si tratta di Pietro di Mario Simoni, alias Pietro da Barga. (1) (2)
L’Angeli a Roma elabora studi che in parte pubblica nella città, altro a Firenze: “De Ordine Legendi Scriptores Historiae Romanae” –Rostochi 1576 (Volgarizzata da M. Francesco Serdonati –Giusti, 1611). “Poemata Omnia” – Zannetti 1585 (con dedica al cardinal Ferdinando de’ Medici). “Commentarius de Obelisco” –Roma 1586. “De privatorum –Firenze 1589.
Prima di queste pubblicazioni, siamo nel 1575, il nostro Pietro Angeli, assieme ad altre e numerose personalità della cultura italiana, circa una ventina, è investito di un delicato incarico: prescelto per l’esame critico della “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso, anche se in realtà solo cinque saranno i lettori o consiglieri del Tasso, Sperone Speroni, Flaminio de’ Nobili, Scipione Gonzaga, Silvio Antoniano e, appunto, Pietro Angeli. L’esame letterario dell’opera la volle lo stesso Tasso, in preda a certi malesseri psicologici che lo assillavano.
Qui s’innesca una polemica, pensiamo non mossa dall’Angeli ma che inevitabilmente lo investirà. Infatti, anche lo stesso Angeli stava lavorando a un simile argomento letterario sin dal 1561: “Siriade”, mentre il Tasso era dal 1559 che lavorava alla sua “Gerusalemme Liberata”, due poemi simili sulle crociate in Terrasanta, con l’unica variante che il primo era in latino e il secondo in volgare. È questa una delle più singolari polemiche letterarie del cinquecento, che farà correre non poco inchiostro. Taluni sostennero che il Tasso si fosse ispirato, come idea, all’Angeli, altri sostennero il contrario e come visto dalle date, forse è vero quanto questi secondi sosterranno. Per altro, avendo letto Pietro Angeli, la Gerusalemme Liberata, alcuni diranno che vi avesse tratto ispirazione, questo perché gli ultimi libri della Siriade avranno la stampa solo nel 1591. Certamente fu una facile polemica, che le differenti date di pubblicazione e il controllo angeliano dell’opera del Tasso, favoriva anche in mancanza di vento. Come avvertono i critici, le due opere saranno differenti: più storica quella dell’Angeli e per di più in una lingua che letteralmente andava morendo, mentre si ritenne maggiormente poetica, cioè, più dilettevole e ricca di favola quella del Tasso.
Su quest’argomento, come finisce Manacorda, ognuno iniziò a scrivere ignaro dell’altro. Dall’“Apologia del Tasso”, dove difende la sua opera da quella dell’Ariosto “L’Orlando Furioso”, abbiamo un riferimento alla Siriade dell’Angeli e all’insorta polemica: “Quando io cominciai il mio poema, non sapea, ch’alcun trattasse questa materia in versi … seppi dapoi, che la scriveva in versi latini il Barga eccellentissimo poeta”.
Tralasciando la polemica, i primi due libri dei dodici finali della Siriade, “Syrias”, apparvero nel 1582, impressi a Parigi, con dedica a Enrico III di Francia. Di questa e delle pubblicazioni degli altri libri sino a dodici, ci atteniamo a due note dal libro “La vita di Torquato Tasso”, scritta e pubblicata da Pierantonio Serassi nel 1785 a Roma, dove si rileva, appunto, l’iter del Poema dell’Angeli. D’interesse locale, è il sapersi che l’ultimo libro della Siriade trovò termine proprio a Barga, nel suo palazzo di piazza Angelio: “Giugno dì 30 –Nell’anno 1590, vicino alle ore 18 essendo io in Barga, diedi fine al duodecimo ed ultimo libro della Syriada.”
Ecco ora le due annunciate note, molto interessanti, che ci aiutano a capire come avvenne la pubblicazione della Sirade. Nota 3, pag. 209 “Francesco Sanleonini nella bellissima Orazione delle Lodi di Piero degli Angeli da Barga, recitata nell’Accademia della Crusca l’anno 1597 … parlando dei due primi libri della Siriade dice: la prima volta furon fatti stampare in Parigi nello ’82 da Arrigo III Cristianissimo Re di Francia e di Pollonia, il quale non solo ai premi e di provvisioni onorò si degno autore, ma ancora gli concesse di poter ottenere benefici e pensioni nel Regno di Francia e gli diè titolo di storico, di Poeta Regio, di Consigliere e di Limosiniere di sua Maestà, grado solo si concede a persone per virtù o prosapia illustri, delle quali cose gli furono mandati dal Re privilegi in forma autentica, e ne fu illustrato da lettere scritte di propria man di quella Corona.”
Seconda nota, n°3 a pag. 208. “Altri quattro libri ne furono impressi in Roma l’anno 1585 apud Zanettum in 4°, unitamente all’altre Poesie Latine di questo autore (N.d.R. Si tratta del libro Poemata Omnia, dove pubblicò i quattro libri di Siriade con dedica a Caterina de’ Medici) e tutto il Poema finalmente diviso in dodici libri fu dato in luce in Firenze presso Filippo Giunta l’anno 1591 in 4°, con questo titolo: Petri Angelii Bargaei Syrias, hoc est expeditio illa celeberrima Christianorum Principum, qua hierosolyma ductu Goffredi Bulionis Lotharingia Ducis à Turcarum tyrannide liberata est. Eiusdem votivum carmen in D. Catharinam.”
Qui si pone fine a quest’articolo, con il prossimo andremo avanti sino alla morte dell’Angeli, cercando di comunicare qualche altra notizia su lui e sulla sua famiglia e come si è mantenuta in Barga la sua memoria.
(1) Vedi il libro: “Magnificenza alla Corte dei Medici”. Electa 1997. Scheda su Pietro Simoni da Barga curata da Erkinger Schwarzenberg: “Dall’umanista Pietro Angeli che lo aveva fatto venire da Barga a Firenze, suo paese d’origine”.
Come nota aggiuntiva sulle presunte qualità del futuro scultore Pietro di Mario Simoni, alias Pietro da Barga, si fa presente al lettore che nel castello mediceo di Barga parrebbe attiva, non sappiamo di quale grandezza e importanza, una scuola di scultura che produce opere in terracotta. L’assunto trova riscontri in certi studi di Maria Pia Baroncelli di Barga, quando anni addietro pose in evidenza un maestro Piero Baricchi, certamente barghigiano, che nel XVI secolo fu autore di una scultura in terracotta detta “I dodici apostoli”, richiestagli per il Duomo dall’Opera di San Cristofano.
Quanto rilevato per far capire che Pietro Simoni, portato per l’arte, prima del grande passo, avesse avuto occasione di affinare in loco quella sua innata dote, mostrandosi a Pietro Angeli pronto per il viaggio artistico, entrando in contatto con maestri, come Vincenzo de Rossi, del quale diverrà il “pupillo”, che senz’altro lo illuminò nel bel cammino artistico.
(2) Vedi il libro: “Lo scultore Pietro o Piero di Mario Simoni, alias Pietro da Barga, notizie barghigiane”. Pier Giuliano Cecchi, L’Archivio del Barghigiano 2015.
Pier Giuliano Cecchi (continua)
Tag: angelio, pietro angeli
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