Nel precedente articolo ci siamo fermati con l’idea che con il presente scritto avremmo conosciuto come Pietro Angeli fece ingresso, dopo i giorni guerreschi, nell’ambito dell’insegnamento, passo precedente al suo ingresso nello Studio di Pisa. Intanto, diciamo che lo stesso Angeli dopo aver fatto ritorno alla sua Barga prima da Milano e poi da Firenze, era l’anno 1544, nel 1545 ritenta la via delle armi, sempre nella ricercata vicinanza con Alfonso III d’Avalos Marchese del Vasto che era governatore di Milano e che con lettere lo richiamava al suo servizio. Infatti, lo vediamo partire una seconda volta per quella città ma giuntovi e non trovandovi il suo stimato protettore, che si era recato a Worms, l’Angeli fa rientro a Barga e così racconta dell’accaduto nel suo Diario (1): “Luglio dì 3 –Nell’anno 1545 io mi partì da Barga per tornare a servire il Marchese del Vasto a Milano e giuntovi ritrovai che era andato alla Corte dell’Imperatore di Vermazia e così io me ne ritornai indietro.”
Alfonso III d’Avalos, nel marzo 1546, muore e certamente questo fu l’accadimento che decise nell’Angeli l’abbandono della spada unita alla penna per impugnare solo la seconda, anche se la prima tornerà nel 1554, come visto, rimessa fuori alla testa dei suoi studenti per i pericoli pisani. Circa l’assunto, l’uomo di lettere, sfogliando ancora il libro del Manacorda (3), a pagg. 82-83, si vede pubblicata una Riformagione degli Anziani di Reggio Emilia, gennaio 1546, diretta ad avere un Pubblico Lettore di Latino e Greco. Seguendo, vediamo pubblicata una lettera degli stessi Anziani datata 7 aprile, che diretta a nostro Pietro Angeli, s’invitava, con parole di grande stima, ad accettare il già deliberato incarico nella sua persona, così come avvenne. Ecco allora, cosa l’Angeli notò nel suo Diario circa il suo ingresso in Reggio: “Maggio dì IV 1546 ad hore 21 recitai l’Orazion mia pubblicamente nella Sala della Magnifica Comunità di Reggio, con grand’Udienza e universale satisfazione di tutti; vi si ritrovò il Signor Battista Strozzi Governatore di Reggio e il Vescovo e vicario e tutti i Sig.ri Dottori della Città.” (4)
Da Reggio torna a Barga nell’estate 1546, da cui riparte nel settembre per l’inizio dello Studio invernale. Durante la permanenza a Reggio, nella sua qualità di professore e cittadino reggiano, ebbe anche un altro amore che, secondo il racconto della sua vita, ricusò sulla soglia del matrimonio per evitare il fisso domicilio in quella città. Delicato per non dire complicato, fu il rapporto dell’Angeli con le donne, un argomento che ci verrà incontro andando avanti con i nostri cenni sulla sua vita.
Dopo tre anni d’insegnamento a Reggio Emilia, nel 1549, ecco che il duca di Toscana Cosimo I desidera averlo nello Studio Pisano e l’Angeli accetta l’incarico offertogli d’insegnare Lettere Umane. L’ingresso all’insegnamento avverrà nel novembre 1549, mentre nel 1565, all’età di 48 anni, per la morte del professor Chirico Strozzi, riceverà l’affido della vacante cattedra, tra l’altro maggiormente remunerata, entrandovi a insegnare Etica e Politica Aristotelica. Con l’arrivo nello Studio Pisano, l’Angeli diviene il poeta dei Granduchi e il cantore delle loro gesta, nel senso più ampio della parola. Inoltre potrà dedicarsi maggiormente alla sua autentica vocazione di poeta latino, componendo opere di gusto e valore, rinnegate con il tempo perché non consone agli schemi, che vogliono il Cinquecento, già allora andandosi determinando, come il secolo del poetare in volgare.
Come già detto, nel 1554-55, durante la guerra di Siena, Pietro Angeli riprende la spada per difendere, con i suoi allievi, Pisa dallo Strozzi (difensore dell’idea repubblicana per Firenze) e probabilmente prenderà parte anche all’assedio della stessa Siena, per aver descritto le vicende nel “De bello senensi commentarius ad Cosmum Medicem Ducem”.
A questo proposito va detta una cosa importante per la sua biografia, ossia, che la famiglia Angeli di Barga, da cui il nostro Pietro, era una di quelle che in un atto comunale è definita di parte “Francese o Franciosa”.Quanto detto lo rileviamo: “Da una lista che stilò il podestà fiorentino di Barga Rondinelli nel 1528, dove sono elencate le famiglie appartenenti alle due fazioni politiche: Italiana, quella facente capo a Papa Clemente VII, cioè Giulio dei Medici e alla sua famiglia; Francese o Franciosa, quella facente capo all’idea repubblicana appoggiata dalla Francia di Francesco I. In Barga la maggioranza delle famiglie più in vista erano di parte italiana, Ciarpi, Bertacchi, Mazzolini, Sermanni, Pieracchi, Simoni, Bonaccorsi, mentre altre di parte francese, quelle dei Bartoli del Galletto, Nutini, Caratti, Angeli, Mozzi, Tallinucci, Pancrazi, Salvi, Mazzanga. ( Francesco Salvi: Il Galletto e la guerra di Sommocolonia -1907). ” (5)
Ovvio rilevare che da quei 1528 della scritta Rondinelli, pian piano, specialmente dall’anno 1530, con la sconfitta dei repubblicani per mano degli imperiali di Carlo V, in tutta la sua famiglia ci fu un processo di abbandono dell’idea con il successivo avvicinamento alla parte italiana della famiglia Medici, che si definì in maniera eloquente con l’accesso della stessa “famiglia” Angeli, propria anche di Pietro, alla cittadinanza fiorentina. Ciò avvenne l’anno 1555, quando a Barga, proveniente dal Senato dei Quarantotto di Firenze, in ciò sollecitato dal Duca Cosimo I, giunse la comunicazione della concessa facoltà di eleggere tramite il Generale Consiglio della Terra, un uomo di una famiglia delle più in vista con:
“privilegio della Civiltà della sua ducale città di Firenze et farlo vero et originario Cittadino Fiorentino, habile a tutti li uffizzi dessa Città, così di fuora come di dentro, con facultà di poter et dover godere tutti gli honori et dignità et tutte le grazie preminenzie, benefizii et immunità dessa città come ei farebbe et goderebbe se ei fosse nato d’originario cittadino fiorentino, sicome più largamente in detta provisione si contiene, et tale facultà si concede perché Sua Eccellenza Illustrissima si persuade che si sia per eleggere et nominare una persona qualificata et da bene et degna di tali honori … Piero Bonanni uno del numero dei Consoli disse et consigliò … si dovessino mandare a partito li infrascritti cinque huomini:
Ms. Antonio Balduini, Ms. Michelangelo Angeli, Ms. Matteo Carlini, Ms. Alessandro Pancrazi, Ms. Ugolino Niccoli, tutti da Barga”.
Alla votazione, avvenuta il 16 agosto 1555, presenti in ventisette dei trenta membri il Generale Consiglio di Barga (6 Consoli, 6 Capitani di Parte Guelfa, 3 Difensori e 15 Consiglieri), dei cinque uomini proposti uscì eletto con fave 24 nere per il sì e 3 bianche per il no, Messer Michelangelo Angeli, fratello del nostro Pietro. Con questa elezione si può considerare definitivamente chiusa l’esperienza politica della famiglia Angeli per la parte “Francese”.
Di questi anni circa la nascita dell’unica figlia Virgina, dall’unione con la serva Pellegrina, che sposerà in tarda età, nel 1590 a Barga. Questo particolare dato della sua vita ci riporta immediatamente a quanto detto sopra circa i suoi complessi e delicati rapporti con le donne, soprattutto in quest’ultimo caso. Infatti, se Virginia fu da subito riconosciuta come sua figlia, non altrettanto si può dire della madre nella sua qualità di moglie, anche se in Barga ebbe tutto il rispetto per la sua, seppur non facile posizione sociale, risolta solo l’anno 1590, quando e finalmente il settantatreenne Pietro Angeli si decise a sposarla. Probabilmente il matrimonio fu celebrato per non privare la figlia Virginia di certi benefici economici, trasmissibili agli eredi, che ebbe Pietro Angeli, quindi la sua posizione familiare andava codificata. Questo a seguire è l’atto di matrimonio, che sconosciuto, si aggiunse alla sua biografia solo nel 1941 e grazie al barghigiano Leonardo Mordini detto Nello, figlio del senatore Antonio, uno di quei meritori storici locali, la cui opera, molto interessante in diverse direzioni, meriterebbe un pensiero ben più consistente.(6):
“Nota/ quod Dominus Petrus Angelius sub die XII Mensis Aprilis annis 1590 contraxit Matrimonium per verba legitime de presenti cum Domina Peregrina ….. in sola presentia mei Camilli Plebani, et presentibus Domino Joanne Angelio Sacerdos et Prete Francesco Nicolai de Colettis et Prete Francesco quondam Juliani item de Colettis et Domino Petro Angelo de Nicolis et Cristoforo de Barghigianis dimissis omnibus denunciationibus, et in domo privata ipsius Domini Petri totum est effecti cum licentia et authoritate domini episcopi ut apparit infra”. (7)
Con il matrimonio ci siamo spinti in avanti rispetto al nostro discorso ma ritornando indietro nel tempo, al 1559, vediamo che muore Enrico II Valois Re di Francia, che per moglie aveva Caterina di Lorenzo de’ Medici e Cosimo I, incarica l’Angeli di farne l’orazione funebre in San Lorenzo, che poi vide le stampe. Nel 1561 abbiamo la pubblicazione del “Cynegeticon”, che tratta della caccia dei cani, alla cui stesura vi aveva lavorato più di vent’anni. Nel 1566 pubblica il primo libro “Aucupium”, che restò senza un seguito, poemetto che tratta del sorprendere e catturare gli uccelli. Nello stesso anno non manca di celebrare lo sposalizio tra Francesco di Cosimo de’ Medici con Giovanna d’Austria, componendo un “Epithalamium”. Nel 1568 pubblica “Poemata omnia” e nel 1574 commemora la morte di Cosimo I con una “Laudatio” in Pisa.
Questi anni pisani sono per l’Angeli molto importanti, così come ci indica Alberto Asor-Rosa di maggiore operosità: “Commenti alle più difficili orazioni di Cicerone (restati inediti), la traduzione in volgare dell’Edipo Re di Sofocle e del De elocutione di Demetrio Falereo”, che Asor-Rosa critica per la difficoltà dell’Angeli a essere un valido volgarizzatore. In questi giorni pisani ha occasione di stringere relazioni e amicizie: Vettori, Varchi, Della Casa, Torelli. (7)
Con il prossimo articolo proseguiremo nei nostri cenni sulla vita di Pietro Angeli, vedendo il suo trasferirsi a Roma.
Pier Giuliano Cecchi (continua)
(1),(2), (3), (4). Dal libro: “Petrus Angelius Bargaeus” di Guido Manacorda; Pisa, Nistri -1904.
(5) Capitan Galletto: chi era costui? giornaledibarga.it https://www.giornaledibarga.it/index.html?pg=8&id=5856
(6) “Il matrimonio del Bargeo”, Leonardo Mordini, Scuola Tipografica Artigianelli, Lucca, 1941. In questa pubblicazione si aggiunse anche il testamento in latino di Pietro Angeli, allora conservato nell’Archivio Privato di Casa Salvi a Barga.
(7) Angeli Pietro, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 3 (1961), Alberto Asor-Rosa.
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