Barga tricolore, repubblicana e toscana

-

Promemoria circa il contributo del Comune di Barga per l’Italia, la Repubblica e per la Toscana.

1) Legato alla Grande Guerra 1915-18.

2) Legato alla Seconda Guerra Mondiale.

3) Barga e il suo storico senso repubblicano

4) Barga in Provincia di Lucca: legata alla nascita della Toscana.

PRIMA GUERRA MONDIALE

1) Quando l’Italia entra nel conflitto mondiale 1915-18, poco tempo dopo quel fatidico 24 maggio 1915 dell’inizio della nostra guerra, per l’imminente bisogno italiano di avere cartucce e bossoli con cui affrontarla, il Comune di Barga, insinuato tra le catene montane delle Apuane e Appennini, è investito da un progetto del Ministero della Guerra, che in accordo con la Società Metallurgica Italiana, ha deciso di costruire nel nostro territorio, a Fornaci di Barga, luogo naturalmente difeso dalle incursioni aeree, uno stabilimento metallurgico militarizzato e atto a tale fine.

I primi contatti della Società Metallurgica Italiana con il Comune di Barga avvengono interessando al progetto il sindaco prof. Cesare Biondi e nell’agosto 1915, presso la sede dello stesso Comune, si ha l’ufficiale presa d’atto dell’avvenuto insediamento.

La fabbrica in poco tempo si sviluppa sino ad assumere in quegl’anni, specialmente dopo la Caporetto del 1917, ben 5.000 operai che indefessamente e con gran sacrificio, anche di vite umane, contribuiscono alle sorti dell’Italia in guerra. Mente fattiva di tutta quest’opera, economica ed eminentemente patriottica è l’Ing. Luigi Orlando presidente la Società Metallurgica Italiana, che nonostante abbia altri stabilimenti cui accudire, Livorno, Campotizzoro e altre attività in genere, stabilisce per tutto il conflitto la sua residenza all’interno dello stabilimento di Fornaci di Barga.

Dalla mente dell’intraprendente imprenditore prendono vita varie iniziative caldeggiate dal Ministero, specialmente dopo la Caporetto 1917, come il soccorso agli sfollati dalle terre già italiane del Veneto e Friuli ora invase dagli austroungarici, che anche a Fornaci di Barga trovano rifugio e lavoro presso la nuova fabbrica. Altra importante idea fu la costituzione di un Comitato Pro Orfani di Guerra, finalizzato alla costruzione di un Asilo che li accolga e li istruisca per essere guidati e introdotti nella loro futura vita sociale.

Tutte queste iniziative, dalla fabbrica a sostegno dell’Italia in guerra alle idee patriottiche a beneficio dei profughi e degli orfani, vide direttamente interessata gran parte della cittadinanza della Valle del Serchio, specialmente in prima fila il Comune di Barga e man mano gli altri vicini. Il Comitato Pro Orfani di Guerra, nato all’interno della fabbrica e che ebbe a presidente onorario proprio l’Ing. Orlando, fu tra i vari momenti di socialità attiva, quello che maggiormente esemplificò il patriottismo del Comune di Barga, che con un gran numero di cittadini concorse al suo sostegno economico e di idee. Specialmente si distinse il locale giornale di Barga La Corsonna, che dalle sue colonne sostenne senza remore e indugi l’idea.

La decisione della fondazione e presentazione del grandioso progetto dell’Asilo da intitolarsi al poeta di Castelvecchio di Barga Giovanni Pascoli, fu presa dal Comitato Pro Orfani di Guerra proprio il giorno della promulgazione del Bollettino della Vittoria, il giorno 4 novembre 1918. Questa particolarità della decisione costruttiva dell’Asilo, in gran parte ancora esistente e ospitante nelle sue strutture uno dei centri socio sanitari dell’A.S.L. 2, conferisce al complesso la nobiltà di rappresentare nella Valle del Serchio il più imponente monumento alla Vittoria italiana nella guerra 1915-18.

Fornaci di Barga, per aver accolto la fabbrica militarizzata S. M. I., avendone condiviso in tutto ansie e speranze imprenditoriali e nel nome di tutti quei cittadini della Valle che qui, tra infiniti sacrifici, in certi casi anche la vita, dettero il meglio di loro per l’Italia, a buon diritto, per questa straordinaria vicenda, che in altre forme industriali sta continuando, pensiamo meriti di essere additata nella sua Valle e all’Italia come luogo da cui mosse un serio, partecipato e valido contributo alla Vittoria 1915-18.

Quanto riferito si unisce strettamente al punto che segue e che aumenta la “benemerenza” del Comune di Barga.

SECONDA GUERRA MONDIALE

2) Siamo ora al tempo della Seconda Guerra Mondiale, quando gli Alleati, dopo lo sbarco del 10 luglio 1943, pian piano risalgono l’Italia liberandola dal Nazifascismo. L’11 ottobre 1944 fu la volta della città di Barga, liberata per l’arrivo delle truppe brasiliane. Nel settembre di quel 1944 nella città di Barga, ancora nelle mani delle forze dell’Asse, c’era stato il “Rastrellamento” tedesco e gli uomini che ne rimasero vittime, condotti prima a Castelnuovo Garfagnana, da qui verso la Germania.

Le forze dell’Asse, dopo quell’11 ottobre 1944 della liberazione di Barga, arretrarono il loro confine di guerra sempre nel territorio dello stesso Comune di Barga, precisamente poco sopra Castelvecchio Pascoli (frazione a nord di Barga) e in Lama (altura di Mille metri posta nel Comune a confine con la cosiddetta Garfagnana).

Il vero confine di guerra avrebbe dovuto aver luogo alla strettoia della Valle del Serchio nel Comune di Borgo a Mozzano, dove le forze dell’Asse avevano preparato le difese per la prevista Linea Gotica. Queste fortificazioni però mai entrarono in funzione, mentre, invece, la predetta Linea Gotica fu stabilita dagli eventi nel Comune di Barga, con un percorso partente dalla confinante Emilia Romagna, che oltrepassando gli Appennini, passava per il territorio del Comune di Barga per arrivare a superare la catena montuosa delle Apuane e di lì sino al mare.

Da quell’11 ottobre 1944 sino al 17 aprile 1945 questa stabile linea del fronte, durata sette mesi e sostanzialmente invariata, creò un gravissimo danno e disagio per tutti i cittadini del Comune di Barga, che di fatto si trovarono nella disgraziata situazione di essere posti nel mezzo dei due fuochi di guerra, con gravi distruzioni e altro. Infatti, le batterie dei cannoni dell’Asse, poste nelle retrovie della Linea Gotica, nella cosiddetta Garfagnana, sparavano a rallentare l’avanzata degli Alleati, miranti ancora a distruggere il più possibile la città di Barga, questo per renderla inutile all’utilizzo degli Alleati.

Le batterie dei cannoni Alleati erano poste a sud del Comune di Barga, con una posizione avanzata nello stesso Comune, precisamente a Loppia, a 2 chilometri a sud di Barga. In pratica la città di Barga venne così a trovarsi nel mezzo dei due contendenti e terra di nessuno.

Tutto precipitò la mattina del 26 dicembre 1944, quando le forze dell’Asse decisero l’attacco al fronte di guerra con l’idea di arrivare a riconquistare Livorno. Così alle 4 di mattina di quel 26 dicembre prese avvio l’operazione dell’Asse denominata “Temporale d’Inverno”, che come primo obiettivo ebbe la conquista dell’antico castello di Sommocolonia (500 abitanti), frazione del Comune di Barga posta a 700 metri d’altezza e poco sotto a Lama, luogo della Linea Gotica da cui mosse l’attacco dell’Asse.

In quei frangenti il paese di Sommocolonia era in mano agli Alleati, precisamente di un distaccamento della Divisione Buffalo. Al momento dell’attacco ci fu una vera e propria battaglia, denominata la Battaglia di Natale, che vide impegnate le forze dell’Asse contro gli Alleati e una pattuglia partigiana dell’Esercito di Liberazione Nazionale, XI Zona, comandato da Manrico Ducceschi, detto “Pippo”.

In quella mattinata di guerra, nel complesso, ci furono più di 140 morti, con l’eroico sacrificio del tenente della Buffalo John Robert Fox (Cincinnati, 18 maggio 1915 –Sommocolonia, 26 dicembre 1944), che situato nella rocca del castello di Sommocolonia e ormai circondato, con l’intento di rallentare la furia dell’Asse, decise e comandò alle “sue” batterie di cannoni situate a sud dietro Barga, di tirare sulla sua posizione, comando prima contrastato ma poi eseguito. Inutile dire che la sua vita, eroicamente, finì lassù, nella Rocca del castello di un grande repubblicano fiorentino di Barga del sec. XVI, Matteo di Pieruccio Bartoli, alias il Galletto da Barga, di cui parleremo al termine della presente e sommaria ricostruzione, questo per completare un poco l’assunto dello scritto.

Dopo la battaglia di Sommocolonia, che occupò tutta la mattina di quel 26 dicembre 1944, ci fu il ripiegamento delle truppe Alleate sino a Bagni di Lucca e oltre, mentre le forze dell’Asse iniziarono la loro discesa dall’altura per riprendersi Barga e proseguire nel loro cammino di riconquista.

In questi terribili momenti la cittadinanza del Comune, in preda alla paura di un possibile e altro rastrellamento, come quello avvenuto nel settembre 1944, e di rappresaglie di varia natura, fu costretta alla fuga, seguendo gli Alleati nella loro ritirata.

La mattina del 27 e del 28 dicembre, gli aerei dell’USAF furono mandati a bombardare le zone che l’Asse aveva rioccupato, con un gravissimo danno agli abitati di Barga e Sommocolonia, già martoriate dal continuo cannoneggiamento, specialmente delle forze dell’Asse. Sommocolonia fu il bersaglio principe, “svegliandosi” la mattina del 29 dicembre con l’80% delle abitazioni gravemente danneggiate o distrutte. La romanica chiesa di San Frediano di Sommocolonia fu completamente rasa al suolo dai bombardamenti aerei dell’USAF. Dopo la riconquista Alleata del paese, questo fu completamente interdetto ai suoi cittadini e a tutti con il filo spinato e chi avesse voluto recarsi a recuperare qualcosa dalle macerie, doveva avere il permesso del Comando Alleato. Questo perché, oltre a essere distrutto e facile preda degli sciacalli, per i morti non recuperati, vi avevano dato dei prodotti atti a non diffondere malattie.

Dopo questo drammatico evento e conclusa l’avanzata dell’Asse con il ripiegamento, che avvenne sulle precedenti posizioni, queste restarono tali sino al 17 aprile 1945, quando ci fu la definitiva rotta dell’Asse che ripiegando a nord si concluse il 25 aprile, con la definitiva liberazione dell’Italia.

Questo evento della “Battaglia di Natale”, oltre a rimanere la più importante azione di guerra avvenuta nella Valle del Serchio, fu anche l’ultimo sussulto organizzato dalle forze dell’Asse prima della disfatta. Tale battaglia ha anche la sua ricostruzione visiva, seppure non ambientata nel suo reale luogo, nel film di Spike Lee Miracolo a Sant’Anna, del 2008.

Sarebbe opportuno che a distanza di 71 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, le sofferenze patite da Sommocolonia, Barga, Castelvecchio Pascoli, in pratica da tutto il Comune di Barga, rimasto per 7 mesi nel mezzo tra i due schieramenti e vittima della Battaglia di Natale del 26 dicembre 1944, specialmente la stessa Sommocolonia, ricevesse un pubblico e alto riconoscimento da parte della Repubblica Italiana, per mano del suo Presidente.

Quanto da richiedersi, con la specifica motivazione, di là dallo stesso certificato di benemerenza già assegnato alle terre al di sotto della cosiddetta Garfagnana, questo in virtù di quanto esposto sopra e che chiaramente ci fa capire quanto sia stata drammaticamente diversa la sorte che toccò al Comune di Barga nel periodo della Linea Gotica (11 ottobre 1944-17 aprile 1945).

La storia di Barga racconta: Matteo di Pieruccio Bartoli, altrimenti detto Capitan Galletto da Barga.

Questi è un personaggio di Barga, probabilmente nato sul finire del sec. XV ma essenzialmente vissuto nel sec. XVI.

Come tutti sanno Barga, prima per dedizione nel 1332 poi definitivamente nel 1342 per acquisto fiorentino a Mastino della Scala, era entrata far parte dei domini del Comune di Firenze seguendone i destini sino al 1859.

Giova ricordare che Barga fece adesione al Comune di Firenze e da allora, con parole di grande stima per la fedeltà sempre dimostrata, vivrà a pieno e coscientemente l’evolversi, con vari passaggi storici da tutti conosciuti, dello stesso Comune di Firenze a città da cui nascerà la futura Toscana. Chi entrando nella Provincia di Lucca avesse il desiderio di capire dove potrebbe ravvisare storicamente la Toscana, gli si indichi tranquillamente quella Città che nel mezzo della Valle del Serchio a per nome Barga.

Nei secoli del passato millennio varie e diverse furono le conduzioni politiche della città di Firenze, tra cui la fase repubblicana, che tra il sec. XV e XVI dovette cedere sempre più il passo alla famiglia Medici; le due fazioni politiche erano dette rispettivamente, la prima, di parte Francese, mentre la seconda di parte Italiana. L’anno 1527, cacciati i Medici da Firenze, i repubblicani riebbero nelle mani la conduzione della Città, che tennero sino al 1530, quando con l’assedio alla stessa Firenze da parte delle truppe di Carlo V, questi ebbe la meglio sulla parte repubblicana, così riportando al comando della Città la famiglia Medici.

Nel 1527, inizio della Repubblica Fiorentina, vediamo il nostro Capitan Galletto al comando dell’importante Fortezza di Livorno.

Capitan Galletto, chi era costui?

“Il Galletto era stato comandante della fortezza di Livorno, nominato nel 1523 da Clemente VII e – stranezza della sorte? – costretto a lasciarla allorché il partito repubblicano nel 1527 iniziò a dirigere Firenze. Senz’altro pesava su di lui, nonostante fosse repubblicano, quella nomina da parte del papa mediceo. In cambio gli furono dati parecchi soldi e il comando in perpetuo della Rocca di Sommocolonia, che elesse caposaldo della sua fede repubblicana.

Con lui era a Livorno il figlio Simone, poi accusato di aver ridotto in misere condizioni il locale ospedale di cui era rettore. Con l’ingresso in Barga del nuovo podestà Cosimo Bartoli, eletto nel gennaio 1530 da Papa Clemete VII dei Medici, il Galletto fu costretto a lasciare i suoi incarichi barghigiani e a rinchiudersi nella sua Sommocolonia, da dove faceva delle sortite per tentare di ribellare Barga al papa mediceo.

Barga già da tempo aveva indirizzato il suo futuro che, al di là delle posizioni politiche, non poteva essere visto se non con molta attenzione alle sorti della Terra, predisponendo per tempo le idee ad una sorta di limbo in attesa del vincitore della guerra tra repubblicani e medicei. Questo sin da quando ci fu la sconfitta francese a Landriano in Lombardia – giugno 1529 – poi con l’assedio di Firenze dell’ottobre di quell’anno, consapevoli che l’intervento di Carlo V legava ad un esile filo le sorti della libera Repubblica di Firenze.

Contro una simile e concreta scelta non poteva avere successo l’idea di Capitan Galletto, il quale e comunque non perdeva occasione per molestare Barga, dove aveva prevalenza il Partito Italiano o Mediceo, onde ridurla al sovvertimento della scelta.

Intanto il Podestà di Barga Cosimo Bartoli chiese aiuti al Papa per debellare la minaccia repubblicana che gravava su Barga con le azioni del Galletto ed il 16 giugno del 1530 giunsero a Barga 400 cavalieri mandati da Alessandro Corsini capitano delle milizie di Pistoia che, uniti alla milizia di Barga, andarono all’assedio di Sommocolonia, conquistandola e distruggendo il paese ma senza poter avere la possente rocca in cui si era asserragliato il Galletto, il quale successivamente la lasciò ai medicei in cambio della libertà sua e dei suoi seguaci.

I soldati imperiali ormai solcavano ogni lembo della Toscana e le ultime speranze di Firenze assediata e ridotta allo stremo, erano affidate nelle mani di Francesco Ferrucci, Commissario Generale delle milizie fiorentine, il quale nel tentativo di soccorrerla, il 3 agosto 1530 a Gavinana si scontrò contro Filiberto di Chalons, il principe di Orange, il quale rimase ucciso nella battaglia. A sua volta anche il Ferrucci fu ferito a morte e così ridotto portato al cospetto di Fabrizio Maramaldo che vilmente lo finì. Celebri le ultime parole del valoroso condottiero: Vile, tu uccidi un uomo morto!

Parole che al tempo del nostro Risorgimento suonavano come l’ultimo scatto d’orgoglio dell’Italia prima di soggiacere allo straniero e che ispirarono a Goffredo di Mameli un passaggio dell’Inno d’Italia, allora chiamato Il Canto degli Italiani: Dall’Alpe alla Sicilia / Dovunque è Legnano / Ogn’uom di Ferruccio / Ha il core e la mano… cioè, ogni italiano degno di questo nome ha il cuore e la mano del capitano Francesco Ferrucci, strenuo difensore della libertà di Firenze assediata nel 1530 dall’esercito imperiale di Carlo V.

Negli anni repubblicani di Barga (1528-29), nei Saldi del Comune troviamo diversi pagamenti a persone dirette ad incontrare il Ferruccio: “Per le fatiche che ferno el Menchella del Pierazzino e il Bernardino del Pretaccio (un Nutini) con un garzone del Commissario che andorno ad incontrare el Ferruccio -£ 12”. Questo in diverse occasioni, tra cui a Fiumalbo e in Val di Lima.

Come non rilevare che ogni italiano risorgimentale certamente aveva anche la mano di ognuno di quei difensori della Repubblica di Firenze, tra cui Capitan Galletto da Barga, che nel 1537, dopo la cosiddetta definitiva disfatta a Montemurlo dei repubblicani fuorusciti da Firenze per mano di Cosimo I, seppe della sorte toccata a suo figlio Capitano Pieruccio, al quale fu tagliata la testa in piazza della Signoria a Firenze, assieme a Baccio Valori e altri condottieri.”

Capitan Galletto, chi era costui?Piazza Galletto.

Timorosamente in ricordo del fervente repubblicano Capitan Matteo di Pieruccio Bartoli.

Certo in epoca repubblicana quale è la nostra occorrerebbe invece uno scatto d’orgoglio e così rifare quella targa scrivendoci sopra: Piazza Capitan Matteo di Pieruccio Bartoli alias Galletto da Barga e sentir cantare in quel giorno l’Inno Italiano con le parole inneggianti all’eroico esempio di Francesco Ferrucci: “Dall’Alpe alla Sicilia / Dovunque è Legnano / Ogn’uom di Ferruccio / Ha il core e la mano…” .

Barga 28 aprile 2016 -Pier Giuliano Cecchi

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.