La gente vera della montagna

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(da sinistra: Doriano Giovannetti, Luigiuigi Renucci, Marco Gonnella, Giovannino Giovannetti e Emanuele Renucci)

La montagna è viva, la montagna resiste, la montagna ci crede. Era il 2014 quando scrivevamo questo su giornaledibarga.it

Raccontavamo di una giornata particolare trascorsa nelle nostre montagne, nei colli sottostanti l’Appennino, in mezzo a castagni secolari dove si ripercorrevano i momenti della tradizione della battitura dlele castagne, fatta come la si faceva e la sia fa da secoli

Eravamo allora nella proprietà di Giovanni Giovannetti, al secolo il Giovannino di Val di Vaiana. Cultore indiscusso, insieme ad un gruppetto di uomini forti e caparbi come lui, delle tradizioni della nostra montagna; convinti della bontà di dover tramandare, per non farli scomparire, i lavori, i momenti della vita della montagna che per secoli sono stati fonte di sostentamento per tante famiglie della nostra terra.

Sono uomini come Giovanni e come gli altri che permettono alla memoria della nostra gente di montagna di non scomparire, di non venir offuscata dal passare degli anni. Sono uomini come loro che ancora oggi tengono in vita tutta la tradizione della lavorazione della castagna e che lo hanno fatto anche negli anni difficili dell’assalto del cinipide che aveva praticamente azzerato la produzione di castagne anche nei nostri boschi. E che così’ facendo mantengono appunto viva la nostra montagna

Quando scrivevamo quell’articolo, nel 2014, la produzione si rifaceva a pochi sacchi da mandare a macinare per la produzione della farina di castagne. Oggi per fortuna, siamo tornati ai tempi pre-cinipide, la produzione è tornata ai livelli di qualche anno orsono ed anche la qualità della castagna sembra tornata quella di una volta.

E’ stato per caso che domenica scorsa abbiamo rivissuto i momenti di questa tradizione.

Tornando da una mattinata passata con la famiglia al ristorante della Franca, al Mostrico di Renaio, per caso ci siamo imbattuti in Giovanni e negli altri suoi amici che ripetevano quello a cui avevamo assistito due anni prima: la battitura e la pulitura delle castagne. Ormai avevano quasi finito, ma volentieri ci hanno mostrato la fase finale della pulitura e si sono intrattenuti con noi.

Per mia figlia e la mia compagna hanno ricostruito le fasi che portano alla battitura delle castagne lasciate essiccare per circa 50 giorni in un metato e poi, attraverso una macchina che qui in montagna scoppietta da decenni oramai, procedendo alla loro sbucciatura. Il processo finale prima di avviarle, magari dopo una ultima e scrupolosa ripulitura a mano, alla macinazione; per ricavare quella farina dolce che qui è stata la base di tanti piatti fondamentali per la dieta quotidiana.
Assieme al Giovannino gli abitanti della zona, il gruppetto di poche famiglie che in una specialissima “comunità montana”, hanno unito le forze, messo insieme il raccolto che quest’anno è stato finalmente soddisfacente. Circa una ventina di quintali di sacchi di castagne che ora diverranno prelibata farina dolce.

L’incontro è finito al tavolo, davanti a caffè e grappe; dove si è parlato di questa tradizione, ma anche di politica , di cultura, dell’arte espressa dai giovani della montagna come Roberto Funai di cui Giovanni ci ha raccontato colpito di una speciale mostra organizzata a Pisa, mostrandoci con orgoglio un riquadro di giornale.

Una giornata che non ti aspetteresti di vivere in mezzo ai nostri castagni ed alla più profonda bellezza della nostra terra che da soli ti distraggono da ogni altro pensiero. Una giornata speciale insomma, insieme a gente vera che ha tanto da dirti e tanto da insegnarti.

Grazie Giovanni e grazie a tutti gli uomini che con lui ci hanno regalato tutto questo e che soprattutto continuano a mantenere viva la nostra montagna. A crederci ed a resistere.

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