La sezione del Club Alpino Italiano di Barga – Val di Serchio ha compiuto nel 2016 i suoi primi 50 anni. Per festeggiare questo compleanno sono state messe in cantiere piccole manifestazioni, tutte convergenti nella bella mostra documentaria tenutasi nelle Stanze della Memoria nel centro storico di Barga dal 14 al 25 luglio di quest’anno. Nella mostra erano raccolti i ricordi più belli della sezione: le foto delle tante escursioni organizzate, le principali manifestazioni a cui il Club ha partecipato, le pubblicazioni interne del giornalino “Il Giovo”, cose e oggetti usati in montagna tanti anni orsono.
Con questo articolo vogliamo collocare un altro tassello ai ricordi di questo compleanno. Lo facciamo rammentando la storia del più lungo “cammino montano” in terra di Toscana: la “Grande Escursione Appenninca”, cioè la G.E.A. che dall’Appennino umbro-marchigiano (a Bocca Trabaira) conduce al Passo dei due Santi a pochi passi dall’Appennino ligure. Il tutto percorribile in 25 tappe fin dal lontano 1983.
È un dato di fatto che in così tanti anni siano state veramente tante le persone (soprattutto stranieri) che hanno potuto ammirare le bellezze della terra di Toscana dall’alto e più precisamente dalla sua cornice verde che si chiama Appennino tosco-emiliano. Nella 18^ tappa di questo cammino i viandanti hanno potuto ammirare anche la terra del Barghigiano!
Negli anni ’80 del secolo appena trascorso si raggiungono in Italia i punti di massima espansione e fruizione del tempo libero, inteso come tempo dedicato al camminare sui sentieri fra i boschi di collina e media montagna. Regioni, Comunità Montane e Comuni si dedicano alla stesura di lunghi trekking, di piccoli anelli suburbani, di percorsi intercomunali.
Alfonso Bietolini era nato a Firenze nel 1945 e ai tempi in cui ideò la GEA era insegnante di liceo in questa città. Anche Gianfranco Bacci era nato a Firenze nel 1947 e insegnava in una scuola media. L’idea di far nascere la GEA venne loro all’inizio del 1982 quando organizzarono un viaggio dal Monte Falterona alla Pania della Croce collegando idealmente Appennino e Apuane. Il 28 maggio 1982 presentarono la loro idea alla sezione del CAI del Valdarno inferiore. L’accoglienza fu subito delle più calorose. Fu così che una prima bozza di questo progetto fu inoltrata al convegno delle sezioni CAI tosco-emiliane, convegno T.E.R. Il presidente delle sezioni tosco-emiliane che in quell’anno era Ferdinando Giannini, ne rimase il più entusiasta. Cominciò così la lunga e fortunata avventura della GEA. I padri fondatori decisero di chiamarla G.E.A. (Grande Escursione Appenninica) ricordando così anche la loro lunga amicizia fin da bambini, dato che la G e la A erano anche le iniziali dei loro nomi, con la E di congiunzione. Stabilirono poi un simbolo da apporsi o pitturarsi lungo il tracciato: un semplice triangolo rosso con l’area interna dipinta di bianco con sottostante la sigla GEA. Questo tracciato aveva anche un logo con una grafica simpatica ed armoniosa che rimarrà per lungo tempo mai rivisitato né corretto: un uomo e una donna stilizzati in cammino, muniti di zaino, fra montagne sullo sfondo, la figura femminile di dimensioni più ridotte e ambedue con passamontagna di forme diverse che evidenziavano la differenza fra i sessi.
La GEA ebbe una precisa data di battesimo e una precisa località che ospitò questo evento: furono i giorni 18-19 giugno 1983 a Castelnuovo Garfagnana. Oltre ai due insegnanti fondatori erano presenti Ferdinando Giannini che nel frattempo era diventato vice presidente generale del CAI, l’assessore alla cultura e allo sport della Toscana Marco Mayer e molto altri coinvitati. Importante fu l’aiuto economico dei più importanti istituti bancari di quel periodo, vale a dire Banca Toscana, C.R. di Prato, Monte dei Paschi; i marchi industriali del settore come Ciesse, Invicta, Scarpa, Ferrino contribuirono anch’essi al progetto. Inoltre anche la più importante agenzia di viaggi-avventura di quel periodo, la International Trekking di Milano – oggi conosciuta come Overland, autrice dei viaggi documento prodotti dalla RAI-, era presente al battesimo.
I posti tappa della GEA erano tutti aperti, quantomeno da aprile a settembre. La GEA si componeva di 25 tappe ed era lunga 425 km.
Il trekking toscano aveva battuto in volata altri progetti come la G.T.A. (alpi occidentali) ideata fin dal 1977 e l’Alta via dei Monti Liguri (A.V.) che pur avendo già delle guide in cartaceo, non aveva ancora posti tappa affidabilmente utilizzabili. Anche il grande alpinista Reinhold Messner nel giugno 1984 percorrerà la GEA per quattro giorni insieme ai suoi fondatori, mentre a Firenze fu aperta un’agenzia denominata Gruppo Trekking Firenze che dalla sua storica sede di Piazza S. Gervaisio 12 organizzava gruppi di persone che desideravano percorrere la GEA. Nel 1983 sono già in commercio le cartine Multigraphic 1/25.000 su cui il sentiero 00 era accompagnato dalla sigla GEA. Al convegno di Castelnuovo Garfagnana del giugno 1983 Bracci e Bietolini avevano già approntato e pubblicato una piccola guida tascabile di 72 pagine, con le principali informazioni sul tracciato. Due anni più tardi esce la prima esauriente guida dell’intero tracciato, pubblicata dalle edizioni Tamari Montagna (Bologna). Alla guida era allegato un pieghevole di 64 pagine su cui era cartografato il percorso in 58 tavole in scala 1:30.000 su base I.G.M., con quattro sfumature di colore per diversi piani altimetrici. Una vera e propria raffinatezza per quel periodo. Nel 1985 vengono forniti anche i numeri sull’affluenza dei primi 2 anni dalla rivista del C.A.I. (settembre-ottobre 1985). A detta di questo articolo sarebbero state circa 10.000 le persone che avrebbero percorso la GEA per piccoli segmenti o per l’intero percorso. Altre fonti parlano di 6.000-7.000 persone.
A metà degli anni ’80 nascono in Toscana altri Trekking minori contraddistinti da diverse sigle: G.T. (Garfagnana Trekking), L.T. (Lunigiana Trekking), M.P.T. (Montagna Pistoiese Trekking), A.T. (Apuane Trekking), So.F.T. (Sorgenti Fiorentine Trekking).
In montagna il classico escursionismo a piedi viene affiancato da quello in mountain bike.
La Regione Toscana si prenderà l’impegno di redigere un nuovo progetto globale di segnaletica che tenesse conto di queste nuove tipologie dell’andare in montagna. Nel settembre 1992 viene pubblicato il testo “La segnaletica dei sentieri per l’escursionismo, il turismo equestre e la mountain bike”, scritto da Eriberto Gallorini. Arancio sarà il colore base per il turismo equestre, bianco/azzurro indicherò i tracciati adatti alla mountain bike, mentre quello tradizionale bianco/rosso rimarrà per l’escursionismo classico. Sulle biforcazioni della GEA non più frecce in legno, ma colonnine scatoloni? Verdi in alluminio alte 150 cm, alla cui sommità un adesivo prestampato indicava direzionalità, tempi di percorrenza e tipologia escursionistica fattibile. Il sistema metallico risultò essere duraturo nel tempo ma risultò anche essere poco aggraziato nel sistema ambientale appenninico. Inoltre la GEA perdeva con questo sistema, su molti tratti, il suo simbolo natio di riconoscimento.
Quattro anni più tardi (1996) la commissione centrale per l’escursionismo del C.A.I. pubblicherà le nuove norme per la segnaletica in montagna da adottarsi su tutto il territorio nazionale e da questo momento si ritornerà alla segnaletica stampigliata su legno corredato dai numeri dei sentieri, località di arrivo e tempi di percorrenza.
Già dal 1991 il tracciato GEA è inserito nel progetto S.I. (Sentiero Italia). Questo progetto (molto ciclopico) avrebbe dovuto collegare tutte le montagne d’Italia per uno sviluppo di 6000 km in 350 tappe circa. Sarà proprio la GEA a dare la spinta iniziale a questo progetto ed alcune riunioni si tennero proprio nella storica sede del Gruppo Trekking Firenze. I soci fondatori si chiamavano Teresio Valsesia (presidente C.A.I.), Giancarlo Corbellini (direttore della rivista “Trekking”), i coniugi Carnovalini (esploratori di lunghi trekking), Furio Chiaretta, Roberto Mantovani e diversi altri. Nel 1991 esce una pubblicazione “Sentiero Italia” che presenta per intero il progetto e in cui la GEA viene descritta come l’unica struttura ben organizzata e facilmente utilizzabile. Nel 1993 esce la seconda edizione della guida GEA semore a cura della casa editrice Tamari Montagna.
È il 1995 quando il Club Alpino Italiano decide di provare a percorrere con un manipolo di partecipanti l’intero percorso S.I., supportati da partecipanti locali che li seguivano per bevi tratti. Partenza da S. Teresa di Gallura il 15 febbraio 1995, per arrivare a Trieste verso l’inizio di novembre. L’Appennino tosco emiliano è previsto in 15 tappe dal 9 al 23 giugno; le montagne di Barga furono percorse il 14 giugno alla 172^ tappa del viaggio (Lago Santo Modenese – San Pellegrino in Alpe) in una giornata di nebbia, pioggia e grandine. In questa occasione i camminatori furono accompagnati da una piccola delegazione del C.A.I. di Barga.
Questa manifestazione si chiamò “Cammina Italia” e fu ripetuta alla fine del millennio (1999) in collaborazione con il Touring Club Italiano e l’Associazione Nazionale Alpini. Il progetto S.I. si insabbierà poi in tante polemiche politico-burocratiche e per le scelte di percorso non appena oltrepassate le Alpi occidentali.
Siamo alle soglie del terzo millennio e i grandi tracciati storici come la Via Francigena e i cammini spagnoli conoscono un forte incremento di notorietà turistica, passando a stare sul gradino più alto del podio, mentre la GEA rimarrà in una sorta di leggera penombra. Nel 2008 inizia però una sistematica rivisitazione della segnaletica sull’intero tracciato appenninico e nel 2013 la GEA riesce a compiere 30 anni; nell’occasione la casa editrice Tamari Montagna le dedica la sua terza edizione di guida cartacea, mentre la casa editrice “Il Mio Libro” la presenta in due volumetti scritti da Mirco Sacchi, continuandone così la simpatica storia.
Tag: montagna, cai barga, gea, grande escursione appenninica
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