Ipotesi di accordo KME; sindacati divisi. Botta e risposta FIOM – FIM

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Sindacati diversi. Nel senso che l’ipotesi di accordo sulla getsione degli esuberi, proprio non è andata già alla FIOM che ieri con una nota del segretario provinciale Mauro Rossi ha dichiarato che è una ipotesi di accordo da respingere e rivolge questo appello ai lavoiratori chiamati a discuterne e ad approvare o meno l’ipotesi in referendum, il 18 e 19 ottobre.

Gli fa eco oggi Narcisa Pellegrini, segretaria dell’area nord Toscana della FIM

Secondo la quale la FIOM manda in scena una tragedia tutta interna.

Ecco che cosa dice Rossi della FIOM:

“Non esiste, al momento, nessun accordo con la Direzione aziendale di Kme. Esiste una ipotesi che è stata siglata anche da due nostri delegati al solo scopo di rendere possibile la consultazione dei lavoratori con un apposito referendum.

Referendum in cui chiederemo ai lavoratori di votare no.

Il nostro giudizio è sempre stato negativo e non è cambiato assolutamente dopo le piccole ed ininfluenti modifiche che sono state apportate nel corso dell’ultimo incontro.

Non si tratta di un accordo sulla formazione o sul ricollocamento di lavoratori, si tratta semmai di una ipotesi che espelle per due anni dal ciclo produttivo un numero altissimo di persone, discrezionalmente scelte dall’azienda, con scarsissime possibilità di passare da un lavoro all’altro . I posti di lavoro eventualmente disponibili alla fine dei due anni non superano le 38 unità, molti dei quali non sono nemmeno a tempo determinato ma stagionali.

Si vuol far credere di aver ridotto il numero delle persone coinvolte ma si è solo riformulato perché si sono sottratti i 22 che nel frattempo sono già stati estromessi dall’azienda: per cui il numero era e resta di 160.

Si assicura che i lavoratori coinvolti, in questo periodo, manterranno il contratto di lavoro Kme e che beneficeranno dell’eventuale premio di risultato, se raggiunto dalla loro azienda, ma sono semplici ovvietà perché così prevedono le leggi e i contratti.

Si concede il beneficio di “ uno specifico servizio di Navetta “ per il trasporto ma ci si riferisce ad un servizio che già esiste per trasportare i lavoratori di Campo Tizzoro.

Si assicura che al termine di tale periodo “ il personale coinvolto da tali misure resterà comunque facente parte degli organici de stabilimento” ma anche in questo caso si tratta di una ovvietà perché sono le leggi stesse a prevederlo. La domanda è semmai come sia possibile pensare che dopo due anni di espulsione dal ciclo produttivo si possano considerare nella stessa situazione di chi, pur magari ruotando, è rimasto al proprio posto e alla propria mansione. E’ questo il motivo per cui mai abbiamo anche solo pensato di firmare, in Kme e altrove, un ammortizzatore sociale che non fosse a rotazione.

Ribadiamo quanto già affermato dal nostro Coordinamento nazionale: accettare l’accordo che, sotto ricatto, l’Azienda vuole imporre sarebbe come accettare dei veri e propri licenziamenti mascherati e soo rimandati nel tempo.

Accettare l’impostazione aziendale e votare si all’ipotesi di accordo vorrebbe dire accettare i licenziamenti. Non solo i 160 che si preparano con questa operazione ma anche gli altrettanti che a questi seguiranno visto che l’Amministratore Delegato ha dichiarato che il futuro di Kme dovrà assestarsi intorno ai 300 dipendenti.

Per questi motivi respingiamo l’ipotesi di accordo e chiederemo ai lavoratori di votare no, ricordando che in situazioni di difficoltà nessuno può pensare di salvarsi da solo: ci si può salvare solo insieme”

Questa la replica della Pellegrini: “Ci risiamo, la Fiom manda in scena il secondo atto di una tragedia tutta interna alla sua organizzazione sindacale invitando i suoi iscritti e lavoratori in KME a fare da “spettatori”. Nel primo atto è finita con i lavoratori che gli chiedevano di essere i “protagonisti” ma, evidentemente, la scena la vogliono solo per se!

Come si legge, oggi si millanta che: “a onor del vero, la Fiom non ha creduto alle ipotesi più o meno fantasiose di riconversione industriale”. In realtà, nell’ottobre dello scorso anno, il coordinatore nazionale Fiom, ha spiegato a tutti i lavoratori che l’azienda avrebbe riconvertito lo stabilimento mandando a casa 400 lavoratori che, gradualmente nell’arco di tre anni, sarebbero rientrati nello stabilimento di Fornaci di Barga come “idroponici”, mentre per 200 lavoratori non ci sarebbe stato spazio e quindi sarebbero dovuti andare, senza nessuna garanzia, alla Social Valley, realtà ai più sconosciuta non certo per la Fiom che evidentemente ne conosceva i dettagli!

Ricordiamo al segretario provinciale Rossi, che non è venuto al tavolo della trattativa di sito e che pretende di dare “lezioncine”, oltreché leggersi attentamente la parte nei numeri, che l’accordo di sito, così come previsto dall’accordo del 22 giugno sottoscritto anche da Fiom, così recita “l’azienda si impegna, con il massimo sforzo e facendo leva sulla sensibilità sociale più volte dimostrata, a percorrere tutte le soluzioni, ed ogni altra non espressamente dichiarata nel presente accordo sia direttamente che non direttamente correlate all’attività svolta dall’azienda (a titolo di esempio Dynamo Camp e Social Valley). L’attuazione delle stesse (misure) sarà oggetto di accordo di sito. Le OO.SS. si impegnano altresì a favorire tra i lavoratori la diffusione delle soluzioni sopra esposte, per l’implementazione più ampia possibile delle stesse in quanto funzionali al RICOLLOCAMENTO dei lavoratori; le parti si danno atto che l’adesione è un caposaldo della riuscita complessiva dell’attuazione delle misure sopra esposte nello spirito globale del presente accordo.” E allora, come hanno chiesto i lavoratori nell’ultima assemblea, anche noi chiediamo: “dov’eravate voi della Fiom quando veniva discusso questo passaggio, a mangiare la porchetta”, e perché avete firmato? Perché tra i lavoratori avete favorito il SÌ all’accordone?

Alla “firma tecnica” della Rsu Fiom messa al solo scopo di sottoporlo a consultazione referendaria, ricordiamo che, aldilà della nostra perplessità, il “tavolo” non si è opposto nel tentativo di ritrovare una sintonia sindacale. Ricordiamo però alla Fiom che, essendo parte integrante “dell’accordone”, i lavoratori si sono già espressi il 10 Luglio votando SI con una maggioranza del 77%, ed essendo la Rsu espressione delle volontà dei lavoratori, il mandato a firmare l’accordo di sito è stato già dato! Per maggiore informazione la “firma tecnica” è “utile a certificare e ratificare le intese raggiunte”, diversamente non si firma nemmeno l’ipotesi!

Ricordiamo invece a Mauro Rossi e alla Fiom di rileggersi tutti i precedenti accordi, a partire da quelli sugli ammortizzatori sociali, così, tanto per ricordarsi da quanti anni questa azienda sta affrontando una crisi che ha portato a ridimensionamenti importanti sia sotto il profilo dell’occupazione che del lavoro a Fornaci di Barga. Basta leggere la differenza dei numeri sugli esuberi annunciati.

Anche noi non possiamo che rimarcare le tante “ovvietà” espresse dal segretario Fiom provinciale, a partire dalla difesa della propria identità di organizzazione che non risponde alla più volontà dei lavoratori. Se l’accordo che hanno voluto sottoporre a referendum è una propaggine dell’accordone per il quale si sono adoperati per il SÌ, quale problema hanno ora che chiedono di votare NO! Cosa è cambiato?

TUTTI eravamo consapevoli che 150 persone sarebbero entrate in un percorso formativo e, pseudocomunicati a parte, che degli accordi o comunicati unitari prendono solo parti di frasi tralasciando periodi solo per stravolgerne il senso, TUTTI abbiamo deciso di non indicare il numero nell’accordo per evitare che diventasse un numero maggiore.

A forza di guardare lo “specchietto retrovisore” rischiano di non guardare mai davanti. Il futuro dei lavoratori di KME si costruisce da subito, anche per coloro che saranno inseriti nel programma formativo, consapevoli che, come abbiamo scritto e così come previsto dalle leggi, nel 2018 tutti i circa 600 lavoratori saranno ancora parte di una futura riorganizzazione in KME che auspichiamo riprenda la produzione. Noi siamo unicamente interessati al mantenimento dei posti di lavoro a Fornaci con il maggior numero possibile dei lavoratori ma soprattutto siamo interessati all’attuazione del piano industriale che, come indicato nell’accordo, lanci e rilanci il sito della “Mediavalle”; è per questo motivo che continueremo a dialogare con l’azienda affinché continui a garantire l’occupazione a Fornaci di Barga. Nessuno si salva da solo, ma tutti abbiamo l’obbligo di provare a salvarci tutti insieme!”

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