La pietra racconta

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Domenica 3 luglio 2016, i partecipanti alla gita culturale organizzata dalla Sezione di Barga dell’Istituto Storico Lucchese, che aveva come fine la visita ad alcuni antichi mulini lungo la Corsonna, i resti dell’antica sega idraulica granducale posta sul torrente Segaccia e l’omaggio al grande faggio di Bacchionero, che per misurarlo sono occorsi tre gitanti, a un certo momento del lungo cammino, giunti alla Cerretella di Bacchionero, sono stati invitati dalla guida Emilio Lammari, a rimirare una pietra posta sull’angolo di una casa ormai diventata un rudere.

Stiamo parlando dei resti di uno se non del primo edificio costruito nella montagna di Barga, così come indica proprio quella pietra scolpita, che posta nel cantone a circa due metri da terra, guarda verso oriente. Infatti, vi abbiamo letto tutti la data: 1660, cifre pienamente leggibili, mentre altre lettere restavano quasi indecifrabili. Solo con l’intervento di un presente, che raccolte nella mano alcune manciate di terra che poi ha passato sulla pietra, ecco che la scritta è uscita in tutta la sua completezza.

L’immagine della pietra è visibile in apertura del presente articolo e riporta la seguente scritta: “Luvigi Navarrette –Pisano -1660”. Accanto a questa dicitura, in alto a sinistra di chi guarda, l’immagine del Golgota, il piccolo rilievo poco distante da Gerusalemme su cui Cristo fu crocifisso, con sopra un non comune modo di rappresentare la croce, la cui fattura, forse, potrebbe condurci ai Cavalieri di Santo Stefano. Su altro spigolo del rudere si può vedere l’immagine di una testina, una sorta di scaccia guai, come si usava mettere sulle case affinché il male, spaventato dalla brutta immagine, stesse lontano.

Intanto va detto che questo cognome Navarrette è realmente di un pisano, ma di origini spagnole. Una famiglia che in quella città vi giunse con Alfonso Navarrette, da cui discese Giovanni (1605-1651), pittore e architetto molto conosciuto anche a Barga per avervi lasciato una sua opera pittorica, l’allora Beato Felice da Cantalice, che fa ancora bella mostra di sé nell’omonima chiesa dell’Arciconfraternita di Misericordia della Città. (Vedi: “L’autore del San Felice Cappuccino di Barga” di Pier Giuliano Cecchi. Giornale di Barga, gennaio 2014.)

Questo Giovanni di Alfonso, nella variante italiana del cognome in Navarretti, nel 1641, a trentacinque anni, fondò una commenda dei Cavalieri di Santo Stefano, ovviamente, divenendone un Cavaliere. Da questi, quasi certamente, discese il Luigi della pietra della Cerretella di Bacchionero.

I Navarretti o Navarrette, come accennato, ebbero rapporti con Barga che ci conducono a ritroso alla discendenza del poeta Pietro Angeli il Bargeo (1517-1596), che vedremo seguire.

Infatti, il pittore Giovanni Navarretti sposò Virginia di Giovanni Battista Lavelli di Barga. Questo Giovanni Battista era figlio del facoltoso Jacopo Lavelli di Castelnuovo Garfagnana che aveva deciso di stabilirsi a Barga, e il 28 febbraio 1643, in seno al Consiglio Generale della Terra di Barga, fu deliberato come “Homo de Barga”. Lo stesso Jacopo Lavelli ebbe per sposa Ermellina Santini di Barga, figlia di Virginia di Pietro Angeli il Bargeo e dell’avv. Giovanni Santini.

Vista la discendenza da Pietro Angeli il Bargeo di Virginia Lavelli, sposa del pittore Giovanni Navarretti, cui fu imposto il nome della bisnonna Virginia, figlia dello stesso Pietro Angeli, resta interessante sapersi che il patrimonio del celebrato Poeta, carte e altro, per metà arrivò proprio alla stessa Virginia Lavelli. (Vedi: Barga Medicea, Olschki, 1983. Capitolo: “La Famiglia Angeli di Barga, note genealogiche” di Antonio Nardini.)

Non possiamo dire se in questa eredità sia stata compresa anche una casa nella montagna di Barga, su cui, uno dei numerosi figli di Virginia Lavelli e Giovanni Navarretti, Luigi o Luvigi, lasciò la sua firma nella pietra in oggetto. Questo, anche perché, sia i Lavelli, come i Navarretti, avevano una non indifferente posizione economica, nel senso che o da una parte, come dall’altra, potrebbe essere stata plausibile una costruzione ex nova. Una casa nella montagna di Barga dove trascorrere parte dei mesi estivi, lontani dalle calure di Barga, cui venivano a villeggiare, ma soprattutto di Pisa, città in cui risiedevano.

Pier Giuliano Cecchi

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