Immediata la risposta dell’azienda alla decisione dei sindacati di indire un primo pacchetto di 12 ore di sciopero. KME giudica l’annuncio dello sciopero totalmente immotivato perché basato su supposizioni irricevibili, pretestuose e strumentali.
Ci va giù duro l’azienda che risponde con un comunicato che sicuramente non è leggero nelle parole e che continua: “L’azienda ribadisce, si spera per l’ultima volta, la pesante e persistente situazione di perdita economica dello stabilimento industriale di Fornaci di Barga. Tale oggettiva situazione avrebbe potuto, e per certi aspetti dovuto, portare alla decisione di cessazione dell’attività già da molto tempo. Se ciò non è avvenuto è solo per la volontà dell’azionista di non aggravare un contesto sociale in un momento di pesante e prolungata congiuntura negativa, nazionale e internazionale.
KME, di propria iniziativa, ha invece cercato di individuare alcune soluzioni per poter salvaguardare al massimo i livelli occupazionali nel territorio, anche assumendosi ulteriori oneri. Nessuno ha mai detto che tali soluzioni fossero facili e di pronta realizzazione, ma è altrettanto vero, senza tema di smentite, che i vari passaggi della definizione dei progetti allo studio sono sempre stati fatti nella massima trasparenza e con la più completa informazione degli organismi di rappresentanza dei lavoratori.
Questo è stato ed è il modus operandi KME.
Il comunicato sindacale odierno, per i toni e per i contenuti, è dunque obiettivamente irricevibile e rischia di inficiare gravemente i tentativi in corso, con la sola conclusione di penalizzare definitivamente gli stessi lavoratori.
KME ribadisce di essere pronta ad esaminare qualsiasi eventuale altra soluzione concreta le sia prospettata, ma fino ad oggi è stata la sola ad impegnarsi concretamente. Per questo non può assolutamente accettare di essere messa sotto accusa con affermazioni fuori luogo e rivendicazioni prive di riscontri nella realtà. Non ci sono mai state giravolte, bensì l’impegno assiduo a trovare soluzioni concrete e percorribili che possano garantire occupazione, pur nella consapevolezza che la chiusura definitiva della fabbrica sarebbe l’esito più logico per i legittimi interessi dell’azienda e dei suoi azionisti.
E’ tempo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità. KME lo ha fatto e si attende che anche gli altri lo facciano”.
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