La “sfamiglia” secondo Paolo Crepet

-

Dove sta andando la famiglia? Da questa domanda è partito Paolo Crepet, lo psichiatra e scrittore, ospite ieri sera a Barga. L’evento organizzato dal Liceo delle scienze umane ha visto sul palco del teatro dei Differenti oltre all’ospite la dirigente scolastica Catia Gonnella, la Prof.ssa Silvia Redini e l’editore Andrea Giannasi.

Crepet in una lunga e appassionata narrazione è entrato nei meandri della famiglia contemporanea, suscitando continui sorrisi, ma conditi da un’ironica verità: ormai si può parlare sempre di più di “Sfamiglia”.

All’interno della quale i ruoli sono indeboliti, le responsabilità appiattite o assenti e la dimensione del vuoto non favorisce il raggiungimento della felicità.

“Oggi – ha dichiarato Crepet – si può solamente parlare di gioia. Ovvero di momentanea e fugace felicità, effimera e non sufficiente a colmare il desiderio. I genitori non sanno più dire no, mentre i nonni sono pronti a soddisfare ogni desiderio. E quando i ragazzi arrivano al centro della tempesta non hanno gli strumenti per poter trovare soluzioni o vie di uscita”.

L’incontro rivolto alle famiglie è stato voluto dall’Istituto superiore d’Istruzione di Barga per cercare risposte alle continue domande dei genitori e dei docenti.

“Come comportarsi con i ragazzi che chiedono sempre di più e ai quali è difficile dire di no” è stato chiesto a Crepet ponendo l’attenzione sulla carenza del dialogo e sull’estrema difficoltà di porre i giovani di fronte a precise responsabilità. Lo psichiatra ha parlato di assenza di sfide, facendo sorridere il pubblico con continui riferimenti a fatti realmente accaduti e alla fine ha preso una posizione netta.

Bisogna saper dire di no ed essere autorevoli. In questa parola il senso della genitorialità.

Ma lo scrittore è andato anche oltre parlando dei bambini senza orizzonte, dei nativi digitali che hanno il busto piegato in avanti sui tablet e non riescono più ad alzare la testa.

Ha parlato di generazioni che sono cambiate nel tempo. Di genitori che un tempo erano duri come l’acciaio inox e oggi da nonni sono molli come la ricotta.

Ha posto l’attenzione – e qui forse l’elemento chiave dell’incontro – sul ruolo dei genitori all’interno della scuola che deve essere minimo se non nullo.

I docenti sono gli educatori per 4 ore la mattina, mentre i genitori lo sono per il resto della giornata. “Perché guardare a ciò che viene fatto, spesso con aggressività o apprensione eccessiva, durante le ore scolastiche e poi fregarsene o essere assenti nel resto della giornata?” ha chiesto Crepet ai genitori.

Dunque ad ognuno il proprio ruolo con chiari i compiti didattici e le finalità educative.

“Un 4 in un compito non è un problema dei genitori, ma del ragazzo che da quello deve partire – ha sottolineato lo psichiatra. – E badate bene aiutano più i 4 che gli 8 all’interno della scuola”.

Si è riso anche molto con continui aneddoti alla vita professionale e agli incontri durante i quali lo psichiatra si trova di fronte a situazioni paradossali al limite della comprensione”.

Alla fine però in sospeso rimangono molti punti. Da una parte la durezza e l’intransigenza proposta dal professore, che però sul campo si scontrano con una generazione che avendo avuto tutto difficilmente è disposta a cedere terreno. E i genitori così come gli insegnanti si trovano di fronte alla via del compromesso – che Crepet ha escluso – ma che al momento appare come l’unica via percorribile.

La “sfamiglia” ha ancora molte sfide da compiere e tanta strada da fare con una unica certezza: non sarà Google maps a indicarci la via.

Tag:

Lascia per primo un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.